30/09/2012
Francesco Profumo, ministro dell'Istruzione.
Si tratta di una decisione
importante, che va incontro all'esigenza di innalzare il grado di istruzione
della popolazione italiana, ancora mediamente troppo basso (la percentuale dei
diplomati e dei laureati sul totale della popolazione in età lavorativa è tra
le più ridotte d'Europa).
Tanto più in un periodo di crisi
economica prolungata, come quello che stiamo attraversando, ottenere un diploma
o una qualificazione professionale significa avere in tasca qualche carta in
più per vincere la disoccupazione.
Il nuovo Regolamento per il
riassetto organizzativo e didattico dei centri di istruzione per gli adulti
prevede un complesso lavoro di riorganizzazione dell'offerta formativa,
rispetto a quella attualmente presente sul territorio, attraverso la creazione di 128 Centri provinciali
per l'istruzione degli adulti.
Tali strutture offriranno
principalmente due tipi di percorsi. Un primo percorso andrà incontro
all'esigenza di completare la scuola dell'obbligo per chi non l'abbia terminata
a suo tempo. Sarà quindi possibile conseguire la licenza elementare e quella
media. Sempre nell'ambito di questo primo livello verranno offerti corsi di
lingua italiana per i lavoratori stranieri che intendano ottenere il permesso
di soggiorno.
Il secondo percorso formativo
avrà invece a che fare con l'istruzione superiore, per il conseguimento dei
diplomi di maturità tecnica, artistica e professionale. Questi corsi verranno
integrati con quelli delle “scuole serali” attualmente attive.
Se il provvedimento si pone il
condivisibile obiettivo di semplificare e razionalizzare l'offerta formativa
per gli adulti, i sindacati della scuola e le associazioni di categoria degli
insegnanti hanno già segnalato alcune incongruenze.
Ad esempio il fatto che il monte
ore di insegnamento per conseguire i diplomi superiori in questi centri sia
decurtato del 30% rispetto ai corsi ordinari diurni.
Il rischio è quindi che
questi diplomi diventino diplomi di serie B. Inoltre, tale riduzione delle ore
di insegnamento equivale a un sensibile taglio di cattedre per gli insegnanti
(stimata in una riduzione di circa 1000 unità alle scuole serali). Il governo
prevede così un risparmio, nei prossimi 3 anni (quando il tutto sarà andato a
regime), di circa 73 milioni di euro. Di questo come cittadini non possiamo che
essere contenti, ma non possiamo non condividere la preoccupazione di diverse
centinaia di docenti per il proprio posto di lavoro.
Dunque bisognerà vigilare, nelle
prossime settimane, affinché questa “mini-riforma” dell'istruzione degli adulti
non diventi l'ennesima batteria di “tagli” mascherata, appunto, da riforma.
Perché a questo spettacolo mistificatorio abbiamo purtroppo già assistito
diverse volte negli ultimi anni.
Roberto Carnero