06/11/2012
L'anno scolastico 2013-2014 segnerà una rivoluzione copernicana per la scuola: utilizzo massiccio di libri elettronici e supporti informatici (Thinkstock).
Forse in nessun altro settore dell’editoria i cambiamenti sono stati così significativi, negli ultimi 2-3 anni, come nella “scolastica”. Con la manovra finanziaria dell’estate 2008 sono state approvate alcune misure per il contenimento del costo dei libri di testo, che hanno avuto anche il merito di accelerare il processo di introduzione delle nuove tecnologie nel mondo della scuola. Si stabiliva, infatti, il passaggio entro l’anno scolastico 2011-2012 dai classici volumi cartacei ai libri di testo “nelle versioni a stampa, on-line scaricabile da Internet, e mista”.
È chiaro che una riforma di tale portata era destinata ad avere conseguenze importanti. Nella maggior parte degli istituti, i libri cartacei continuano ad essere utilizzati, ma ad essi si stanno sempre più affiancando gli strumenti multimediali.
Ora il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo annuncia che dal prossimo anno scolastico ci sarà una nuova “rivoluzione copernicana”: la norma sarà per tutti il libro elettronico. La novità è contenuta nel decreto legge sulla crescita, che è già in vigore.
Oltre l’ardesia
Tra questi, soprattutto la LIM (lavagna interattiva multimediale), una periferica collegata a un computer (a sua volta connesso a Internet), che dovrebbe andare a sostituire la vecchia lavagna di ardesia.
Gli insegnanti che utilizzano abitualmente i nuovi media in classe notano nei propri studenti progressi sensibilmente maggiori rispetto a quelli percepiti dai colleghi che non ne fanno uso. È uno dei risultati emersi da uno studio dalla Walden University del Minnesota. Basata su un’indagine svolta su un campione di oltre mille docenti di scuola primaria e secondaria di primo grado statunitensi, la ricerca è stata presentata a Denver, alla conferenza su scuola e nuove tecnologie.
Peccato però che nel nostro Paese le LIM siano ancora scarsamente diffuse. In una scuola che ha 50 classi va già bene se la LIM è stata installata in 4 o 5. Ce ne sono di più alle elementari e alle medie, meno alle superiori.
Bisognerebbe che il governo investisse fondi più cospicui in tale direzione. Questo perché utilizzare nella didattica la LIM (e i LIM-book) significa coinvolgere i ragazzi avvicinandosi molto al loro modo di comunicare (gli studenti di oggi sono tutti “nativi digitali” e di nuove tecnologie ne sanno certamente di più dei loro insegnanti, la maggior parte dei quali sono “migranti digitali”). E significa superare quell’impasse che spesso caratterizza il rapporto docenti-studenti.
Esperimenti “estremi”
Ci sono però anche scuole che hanno deciso di abolire del tutto la carta. Come in Lombardia, dove in 219 istituti, a partire da un accordo tra Ministero dell’Istruzione e Regione, si è avviata una sperimentazione incentrata sull’utilizzo dei soli strumenti didattici digitali. Il progetto si chiama “Generazione Web Lombardia” e coinvolge oltre 20 mila studenti.
Studenti tutti forniti gratuitamente di tablet, notebook ed e-reader, sui quali scaricano e utilizzano i libri di testo in formato elettronico (meno cari del 30% rispetto a quelli tradizionali), oltre a materiali didattici appositamente predisposti dai loro docenti. Sulle “tavolette elettroniche” gli alunni prendono appunti, fanno i compiti in classe e studiano a casa.
Motivare la scuola
Sono tutti cambiamenti che vanno nella direzione giusta: non avrebbe senso, anzi sarebbe assurdo, che, mentre la società evolve dal punto di vista tecnologico, la scuola restasse ferma ai tempi di De Amicis.
Tuttavia va fatta una riflessione: la scuola potrebbe essere dotata dei migliori strumenti tecnologici, ma l’insegnamento (che è insieme formazione ed educazione) sarebbe inefficace senza bravi maestri, preparati e motivati. E purtroppo su quest’ultimo punto – motivare i professionisti dell’insegnamento – le scelte di chi ci governa sembrano molto meno lungimiranti.
Roberto Carnero