Italia, violare le regole conviene

Uno studente ha truccato i voti nel sistema informatico della sua scuola. Ora un'azienda vorrebbe assumerlo per la sua abilità. E poi dicono che siamo un Paese disonesto...

01/10/2012
(foto Corbis)
(foto Corbis)

Lo studente hacker che ha truccato i registri della sua scuola, ritoccando i voti dei compagni all’insù (i suoi erano già alti) e trafugando in anticipo le tracce dei compiti in classe, alla fine avrà imparato la lezione: violare le regole in Italia conviene. Un’azienda lo vorrebbe assumere  e ha contattato un avvocato per dargli una mano nelle vie legali, dal momento che la scuola lo ha denunciato. 

Vien da chiedersi come si sentiranno gli insegnanti, i dirigenti scolastici, i genitori che in tutto il Paese si sgolano controcorrente per far capire ai ragazzi che, se sapere conta, saper stare alle regole della cittadinanza, nella vita, conta anche di più. Basta un caso di cronaca per smentire tutto e affidare le loro parole, magari anche il loro esempio, al vento, dimostrando che nei fatti in questo Paese pagano l’astuzia e la disonestà, la violazione delle regole e la spregiudicatezza. Vero sarà che il ragazzo ci sa fare e che i voti ritoccati non erano i suoi, però il messaggio non sembra molto educativo.

Gli alunni che hanno solo studiato, e avuto voti non truccati farina del loro sacco, avranno la sensazione di doversi cercare un altro posto nel mondo, perché qui per loro non c’è diritto di cittadinanza. C’è chi scomoda l’America e Steve Jobs, ma nessuno dice che oltreoceano barare a scuola con voti e compiti è un’infamia stigmatizzata dall’intera società. Poi,  certo, sono in tanti a preoccuparsi perché in Italia, dove l’economia annega nella sregolatezza, nella corruzione e nei rapporti pelosi con la criminalità organizzata, nessuno straniero è tentato di investire. La nostra immagine pubblica nel mondo evoca la tendenza alla trasgressione, non siamo giudicati affidabili. Chissà perché?

Poi magari un giorno ci sveglieremo in bancarotta. E a quel punto non sarà consolante per quegli insegnanti la soddisfazione di Cassandra. Nel frattempo non è rarissimo sentire al bar persone che si vantano, compiaciute della propria astuzia e della propria abilità, di avere costruito cose utili senza uno straccio di permesso con lavori tutti in nero e buona pace dei concorrenti leali. Quando, però, un magistrato antimafia  ricorda che, finché troppi imprenditori troveranno conveniente la protezione della mafia rispetto a quella dello Stato, la mafia continuerà a strozzare, l’imprenditoria s’adonta, accusando di scorrettezza quelle parole. E’ certo sbagliato fare di tutta l’erba un fascio, ma sembra chiaro che finché tutto intorno si sdogana l’irregolarità passa il messaggio che la disonestà conviene.

E gli insegnanti, il magistrato, gli onesti restano soli a chiedersi, invano, se davvero, prima di premiare le sue innegabili capacità, non sarebbe stato opportuno trovare un modo intelligente di far capire a quel ragazzo, abilissimo con i Pc, che l’abilità è un grande valore, ma non giustifica comportamenti scorretti. Lasciarli soli a concludere che non interessava a nessuno, tranne che a loro, rimasti, in minoranza, senza corazza contro i mulini a vento, è un modo di ammettere che la rabbia che monta contro la casta è sterile, perché troppa parte della cosiddetta società civile se fosse al posto della cosiddetta casta sarebbe disonesta quanto la casta che a parole detesta e nei fatti un po’ ammira.

Elisa Chiari
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Postato da sorriso2012 il 03/10/2012 17:31

Ho appena letto questo articolo e mi ritrovo una storia che si ripete da sempre. già alle elementari gli alunni premiati non sono quelli che si impegnano e faticano , ma sono quelli che disturbano , non fanno compiti ed hanno genitori che pretendono che i loro poveri bambini non vengano assolutamente ripresi. questi bambini che diventeranno adolescenti e "pseudoadulti" poi, hanno sempre la certezza di farla franca, non solo restando impuniti, ma addirittura sentendosi superiori.Purtroppo mi chiedo a volte se non sia contropruducente insegnare a mio figlio che ogni azione ha una conseguenza, quando poi si deve confrontare tutti giorni con fannulloni e buontemponi che vanno avanti comunque.

Postato da martinporres il 02/10/2012 19:29

Bisogna avere molto pelo sullo stomaco, ma non siamo tutti uguali.

Postato da DOR1955 il 02/10/2012 18:55

Probabilmente, anzi sicuramente visto quello che sta emergendo (forse solo 1/10 del malaffare), da un Paese patria di "Santi, poeti e navigatori", siamo diventati un paese di "corruttori, evasori, ladri". Ecco spiegato il tempo che viviamo. Con buona pace per gli onesti.

Postato da Aquilante il 02/10/2012 15:00

L'articolo mi è piaciuto tutto. Ma ciò che ho particolarmente apprezzato è l'ultima frase: "...troppa parte della cosiddetta società civile se fosse al posto della cosiddetta casta sarebbe disonesta quanto la casta che a parole detesta e nei fatti un po’ ammira". Parole sante.

Postato da lamarta il 01/10/2012 22:27

sono totalmente d'accordo. stamattina al TG3 regionale del Veneto, un giornalista dava compiaciuto la notizia, come se si fosse trattato di un'azione da portare ad esempio, visto che la conseguenza è stata la proposta di assunzione del ragazzo da parte di un'azienda. Oltre a tutte le condivisibili considerazioni espresse dalla dott.sa Chiari, in questo modo si avalla anche il concetto che per trovare lavoro bisogna percorrere sempre qualche furba scorciatoia, alla faccia di chi sta alle regole. Ma mi chiedo anche con che coraggio l'azienda possa pensare di assumere una persona che palesemente viola le norme, come potrebbero sentirsi tranquilli? Cosa mai potrebbe impedire a questa persona di comportarsi in modo disonesto anche con loro? Fossi nell'azienda terrei le antenne ben dritte!!!

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