04/01/2011
La linea della Grande Punto negli stabilimenti Fiat di Mirafiori a Torino.
Il primo decennio del terzo millennio si è
chiuso solo sui calendari, perché l’inizio
del secondo decennio si annuncia nel massimo
dell’incertezza, politica, sociale, economica.
Non si sa se e quanto durerà l’attuale
legislatura; ma soprattutto se i conti preventivi
derivanti dai diminuiti consumi dei cittadini,
dai prezzi in aumento dei servizi pubblici
e privati, dalle pensioni riformate e riformande,
dai contratti di lavoro ipotizzabili sul
“modello Fiat” (che sta per essere giudicato
dai dipendenti di Mirafiori dopo quelli di Pomigliano)
e così elencando, saranno quelli
che si leggono sui giornali e che si traducono
in cifre preoccupanti: forti tagli alle spese dei
Comuni soprattutto del Centro-Sud in seguito
al federalismo fiscale (quando sarà concretizzato),
riduzione dei salari dei pubblici dipendenti,
crescita di alcune tariffe di almeno
mille euro per famiglia.
Non basta. Non esiste nel programma di
Governo nessun cenno a provvedimenti
che riducano la precarietà del lavoro o consentano
qualche speranza rispetto agli ammortizzatori
sociali riguardo alla disoccupazione
– di là dalla cassa integrazione – o alla
non occupazione, che tocca ormai un giovane
fino ai 25 anni su quattro. Per non parlare
del futuro di una cultura che sta per sperimentare
che cosa significa ridurre il finanziamento
statale delle università.
Tutto questo acquista un senso ben definito,
benché avvolto nell’incertezza del “se” e
del “quando”: è il tramonto di un welfare
che ha costituito la strada del progresso di
un Paese che si era illuso (almeno fino alla
metà degli anni ’80) di continuare a percorrerla
all’infinito. Di quella illusione ora fa le spese un concetto
di democrazia che si pensava ormai accettato
da tutti senza eccezioni: la libertà di
manifestazione della protesta dei cittadini
per qualsiasi ragionevole motivo, esclusa
ovviamente la violenza, ma incluso il diritto
di sciopero. Quanto si è visto la settimana scorsa al porto
di Civitavecchia, quando 200 pastori sardi
(diconsi 200, non una massa incontrollabile)
sono stati impediti di proseguire verso Roma
e “trattati come delinquenti”, da parte della
Polizia, è un rattristante esempio di questa
democrazia in via di riduzione.
Non è facile capire dove l’Italia sarà al termine
del decennio che sta cominciando.
Quello che si intravede, a partire proprio dall’esempio
della Fiat, è un eccesso di potere
per quelli che già detengono tutti i poteri, e
un declino dei diritti costituzionali, proprio
sul terreno del lavoro, che resterà comunque
quello decisivo per il destino di tutti i cittadini.
Dare la colpa di questo possibile esito
finale alla globalizzazione può sembrare oggi
banale ma inevitabile. Tuttavia, esasperare
i conflitti interni – tanto più quelli ideologici
– senza tener conto di cosa succede nel
mondo sarebbe il peggiore degli errori.
Beppe Del Colle