24/03/2012
Il ministro Elsa Fornero con il marito, l'economista Mario Deaglio, al vertice di Cernobbio.
«Il vero problema è quello di mettere il Paese nelle condizioni di produrre di più, di rendere l’Italia più competitiva». Luigi Marino, presidente di Confcooperative e di Alleanza delle cooperative italiane, ha partecipato a tutti e nove gli incontri con il Governo sul tema della riforma del lavoro. «Abbiamo ottenuto molto sia sulla stabilizzazione dei precari che sull’estensione degli ammortizzatori sociali, non mi straccerei le vesti sull’articolo 18».
Marino crede nella buona fede dei grandi manager e dei direttori del personale «che non credo siano a caccia di persone da licenziare. Non ci sono più i padroni delle ferriere che licenziano uno perché è vestito male». Marino è convinto che «occorre tutelare il lavoro, non il posto di lavoro. E poi l’articolo 18 finora ha tutelato soltanto 4 milioni di lavoratori, non tutti». Torna sul tema dei «fannulloni che non si possono licenziare» e di sentenze «scandalose che hanno reintegrato sul posto di lavoro anche persone che avevano, per esempio, rotto i computer aziendale». Concorda però anche lui che le modifiche come sono state descritte, «perché poi un testo scritto ancora non lo abbiamo visto», rendono ancora più confusa la vicenda. Prima avevamo poche migliaia di cause, adesso rischiamo di averne molte di più. Anche se non credo che si licenzierà con questa facilità perché comunque 27 mensilità come indennizzo sono una cifra troppo elevata».
In ogni caso, il presidente di Confcooperative si augura che possano esserci dei cambiamenti: «spero che il Parlamento migliori il testo di legge e che ci sia la più ampia partecipazione».
Annachiara Valle