Sicilia, il flop di Angelino

Il partito di Alfano è ai minimi termini. I Grillini sono il primo partito. Probabile la maggioranza a un asse Pd-Udc-Lombardo-Micciché.

29/10/2012
Il candidato del M5S Giancarlo Cancelleri (Ansa).
Il candidato del M5S Giancarlo Cancelleri (Ansa).

“Noi siamo zitelle acide. Non andiamo con nessuno”. Giancarlo Cancelleri ha 37 anni, l’età di Matteo Renzi. E’ emozionato, visibilmente frastornato da un risultato eclatante. Dalla sua Caltanissetta commenta il successo del Movimento Cinque Stelle: un 18 per cento che lo colloca al terzo posto dopo il 31 per cento di Crocetta (Pd-Udc) e il 25 di Musumeci (Pdl) e precede la formazione di Micciché e Lombardo (15 per cento). Ma se si estrapolano i dati nella Sicilia dell’astensione (quasi il 53 per cento) M5S rappresenta il primo partito. Cancelleri si tiene le mani libere per le alleanze. Per il momento va bene così. Farà da ago della bilancia a un Governo regionale fragile, più che mai precario e bisognoso di appoggi esterni. Se guardiamo agli aventi diritto al voto, tutte le percentuali vanno dimezzate. Crocetta in pratica ha vinto le elezioni democraticamente e legittimamente, ma in realtà con un consenso basato sul 15 per cento degli elettori siciliani (il 30 per cento del cinquanta per cento corrisponde infatti al 15 per cento). Un elettore e mezzo su dieci.

Oltretutto il vincitore delle elezioni dovrà andare a caccia di un alleato perché i suoi consensi sono troppo pochi per governare pienamente. Neanche Bersani dice di voler fare accordi con Grillo. Ma è innegabile che c’è un nuovo attore in campo che occupa la scena. E che quasi certamente la occuperà anche alle prossime elezioni politiche. "Se Grillo ha preso il 18 per cento in Sicilia è probabile che a livello nazionale in Parlamento prenderà il 25", commenta amaro Pier Ferdinando Casini.

Il grande sconfitto di queste elezioni è Angelino Alfano, grande sponsor del candidato Pdl Nello Musumeci. Già si parla delle sue dimissioni ma lui rilancia: "Parteciperò alle primarie del Pdl del 16 dicembre". Ma forse non è colpa sua. Parlando del Pdl nazionale si potrebbe alludere alla Sicilia come metafora, direbbe Sciascia. Alfano è andato tessendo pazientemente la rete delle alleanze con il centro moderato di Casini e di Pisanu e si è ritrovato, alla vigilia delle elezioni nella sua Sicilia, con un Cavaliere-Rodomonte in preda all'ira per la condanna a quattro anni per frode fiscale. Un Berlusconi che - come nel teatrino dei pupi -  mandava tutto all'aria agitando le braccia e proclamando una linea antieuropeista, lepeniana, anti Monti e filo Lega Nord, dopo che l’asse del Nord sembrava essere andato definitivamente in soffitta. Il Pdl, che già era un campo di Agramante, ora è un panorama di macerie. “In queste ultime settimane”, sintetizza Nello Musumeci “non ci siamo fatti mancare niente: la sentenza di condanna di Berlusconi a pochi giorni dal voto, il fuoco amico della Santanchè, qualche leggerezza nella preparazione delle liste, il dibattito interno un po' troppo acceso, l'incertezza sulla leadership del partito di maggioranza relativa all'interno della nostra coalizione”. 

Il Pd si prepara a raccogliere lo spezzone “eretico” del Pdl capitanato da Micicché e dall’ex governatore Lombardo. Il che, commenta Musumeci , “significa che la Sicilia è davvero la terra dei Gattopardi”. Sullo sfondo resta il primo vero partito dell’Isola, il partito delle astensioni e del non voto. Un convitato di pietra che sarà sempre presente a Palazzo dei Normanni, sinonimo di instabilità governativa (dentro il Palazzo) e sociale (fuori dal Palazzo). Un siciliano su due ha preferito non andare a votare per protestare contro il sistema politico. Senza lasciare deleghe in bianco a nessuno. Nemmeno ai grillini. E’ questo il nuovo che avanza in Sicilia. Che piaccia o no. Così è se vi pare, direbbe l’agrigentino Pirandello.          

Francesco Anfossi
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Postato da lettore02 il 30/10/2012 18:13

@martinporres anch'io propendo per la tua ipotesi

Postato da martinporres il 29/10/2012 21:09

Siete proprio sicuri che:" Un siciliano su due ha preferito non andare a votare per protestare contro il sistema politico? O sono finiti i soldi per alimentare il clientelismo?

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