10/08/2011
Operai forestali in Sicilia.
Di recente sono stato in Sicilia, proprio mentre imperversava la tempesta finanziaria. Nell'entroterra della più grande isola del Mediterraneo, arrivavano gli echi degli alti e bassi della Borsa nei sonnacchiosi paesini appollaiati sulle rupi sotto un cielo turchino che è difficile trovare altrove. Apparentemente nessuno sembrava interessarsi alla crisi. Una sorta di rassegnata pazienza sembrava avvolgere il giallo paesaggio delle stoppie estive.
Qualcuno mi faceva notare che da quelle parti la crisi non c'è. E già questo appare sorprendente. In effetti non è proprio così. Non c'è la crisi perché non c'è neppure un tessuto produttivo ed economico. E allora di che cosa vive la popolazione locale? L'agricoltura è residuale, così pure la pastorizia che insieme danno lavoro a due o tre famiglie. Ma solo in parte. Eppure ci sono negozi, perfino piccoli supermercati. La gente si muove in auto, perfino con gli ingombranti fuoristrada anche solo per percorrere poche centinaia di metri. Dunque esiste una circolazione monetaria per quanto ridotta. Da dove arrivano i quattrini?
La prima grande "industria" è costituita dalle pensioni dei vecchi. Su 2.087 abitanti (dati 2010), con un’età media di 47,1, ci sono 862 famiglie e 1.000 pensioni. Quarantacinque famiglie circa campano grazie allo stipendio del Comune. Altrettanti sono i "lavoratori socialmente utili", tradotto vuol dire categoria di assistiti che gravano sulle finanze degli enti locali. E ancora si contano una quarantina di operai forestali. Ce ne sono oltre 30.000 in tutta l'isola, divisi in due grandi categorie: i cinquatunisti (quelli impiegati per 51 giorni all’anno) e i centocinquantunisti (quelli che lavorano 151 giorni all’anno).
Sono padri di famiglia impegnati stagionalmente nei rari boschi siciliani che ogni tanto ardono misteriosamente. Quando i forestali non corrono tra gli alberi bruciacchiati risultano disoccupati e quindi retribuiti con l'apposita indennità Inps. Nel frattempo fanno di tutto: i contadini, gli allevatori, gli imbianchini... In nero. La crisi è altrove. Calati juncu ca l'acqua passa... Letteralmente: abbassati giunco che l’acqua passa. Vuol dire che i siciliani piuttosto che ribellarsi si piegano e aspettano che passi la tempesta.
Giuseppe Altamore