13/08/2012
Un'immagine degli scontri ad Aleppo (Reuters).
“Occorre fare presto. La comunità internazionale è già in ritardo di 13
mesi. Adesso si tratta di provare a raccogliere il latte versato e di bloccare
quella che sta diventando una catastrofe mediorientale. Se non si agisce subito
c’è il rischio che saltino il Libano, l’Iraq e che i curdi di Siria, Iraq, Iran
e Turchia siano spinti a un nazionalismo estremo”.
Padre Paolo Dall’Oglio,
gesuita, ri-fondatore del monastero Deir Mar Musa, nel deserto a Nord di
Damasco, espulso dalla Siria lo scorso giugno, analizza con lucidità la
situazione del Paese dove ha vissuto per oltre trent’anni. E lancia un appello:
“C’è bisogno di una democrazia consensuale dove poter ricomporre il prezioso
mosaico siriano. Non si può immaginare che la rivoluzione vinca né rapidamente
né interamente. Ma c’è bisogno subito che la comunità internazionale si muova,
che mandi i caschi blu nellezone sensibili, che si crei una no fly
zone”.
- I caschi blu sono indispensabili?
"Una no fly zone senza i
caschi blu dell’Onu significherebbe una carneficina, sarebbe utile alla
rivoluzione armata, ma sarebbe una soluzione tragica per le famiglie delle
milizie, per la gente di Bashar al Assad che rischierebbe di essere massacrata.
È in corso una guerra civile e i caschi blu sono indispensabili sulla linea
dell’Oronte per separare la gente che si sta uccidendo a Est e a Ovest del
fiume. Ci vogliono i caschi blu nei quartieri a rischio di massacri etnico
religiosi di Damasco, e, infine, la no fly zone per Aleppo perché la città possa
essere pacificata".
- Cosa deve fare subito la comunità
internazionale?
"Innanzitutto dichiarare subito che i siriani hanno diritto
alla democrazia. E poi cercare di farne un Paese neutrale, come fu l’Austria
durante la guerra fredda. La Siria non deve essere strappata dall’influenza
iraniana e russa per essere consegnata a quella saudita o americana. Noi
vogliamo una Siria libera, indipendente e neutrale".
- Ma nella nuova Siria
che spazio avranno gli estremisti?
"Più passa il tempo, più
l’irresponsabilità internazionale esercitata in questo modo scandaloso nei
confronti della Siria, danno spazio agli estremisti. Credo che qualcuno abbia
anche pensato di giocare oggi la carta degli estremismi pur di liberarsi del
regime di Bashar al Assad senza intervenire direttamente militarmente. Sto
parlando degli americani che certo, in fase pre-elettorale, non possono
imbarcarsi in un altro Iraq o in un altro Afghanistan. Però bisogna fare presto
altrimenti, quando la rivoluzione avrà vinto – perché di questo sono convinto –
ci sarà un Paese distrutto e diviso difficilmente riconducibile alla democrazia
e alla modernità".
- Il popolo siriano è pronto per la democrazia?
"Penso
che il popolo siriano sia estremamente motivato a raggiungere l’obiettivo di una
democrazia pluralista, ma perché ciò avvenga in modo che questo non significhi
la divisione stabile del Paese o che non si trasformi in una specie di
repubblica islamica a rischio di fragilità democratica bisogna che ci sia il
concorso di tutti. Occorre che tutti vogliano il bene della Siria e non il male
come sta avvenendo".
Annachiara Valle