13/01/2013
La sfida elettorale si gioca anche su Twitter.
Dunque finalmente anche noi italiani possiamo parlare di “social elections”? La Rete, i social network, Facebook e Internet sono ormai un mezzo mediatico utilizzato da tutti i politici. Ma la "vecchia signora Tv", come stiamo vedendo in questi giorni, continua a essere determinante. Basterebbe citare la performance dell’apparizione di Berlusconi da Santoro, che ha portato a un’impennata dell'auditel e dei sondaggi favorevoli del Centrodestra berlusconiano (in salsa leghista). Santoro e il Cavaliere aveva promesso che la trasmissione avrebbe mantenuto toni pacati, e in effetti così è stato, tranne nel momento in cui si è parlato di “Imu”, l’odiata tassa sulla casa. Si, perché qui Silvio ha traballato, tra un “la volevo mettere” e un “la volevo togliere”. Per il resto, complice "la spalla" Santoro (si veda intervista a Giorgio Vecchiato), ha messo in mostra le sue tradizionali doti di mattatore.
Ma quella di Berlusconi è solo una delle tante apparizioni in Tv, in una campagna elettorale in cui il piccolo schermo e il Web sembrano essere la base fondante. Una vera e propria sfida, se vogliamo, che ha decretato la morte certificata del comizio. Questo sì ormai da mettere in soffitta, anzi al museo. Quei pochi che ci sono stati hanno fatto notizia più che per le cose dette, per il flop dei partecipanti. Un deserto. Meglio arringare le piazze mediatiche.
Potremmo dire che la Tv è fondamentale, ma il Web riesce a fare la differenza sul filo di lana. Per quanto riguarda il piccolo schermo non mancano le polemiche, partite dal garante di Agcom (“troppo Monti in tv”). In realtà, a ben guardare, abbiamo squilibri determinati in base alla tipologia di emittente televisiva. Infatti sulle reti Rai c'è una presenza abbastanza massiccia di Monti e di Bersani (ultima apparizione a Porta a Porta), mentre un'affluenza imponente del Pdl e del Centrodestra - che pure fa largo uso della Rai, come si è visto - si registra sulle reti Mediaset di proprietà del Cavaliere. Dove Monti e Bersani quasi non entrano.
Sappiamo che i noti “terzisti” affermano che “la Tv in queste elezioni non conta”, ma non è così, dato che tutti i politici fanno a gara a chi compare per primo in una trasmissione politica e a chi riesce a strappare più consensi. Berlusconi sfrutta la televisione per sottolineare uno dei suoi punti del programma, ossia quello di ridurre la pressione fiscale, e per fare questo bisogna, a suo dire, togliere “l’Imu”, in quanto peserebbe troppo sulle tasche degli italiani, già piegati da una situazione economica non buona. Mario Monti, come già detto, compare sul piccolo schermo spesso, cercando di spiegare come sia lui l’unico in grado di salvare l’Italia dal disastro economico, forte della sua esperienza di Governo in cui ha salvato il Paese dal baratro e gli ha restituito credibilità internazionale. Come detto, il premier dimissionario ha partecipato a molte trasmissioni Rai, al punto che la Commissione di Vigilanza ha deciso di regolamentare le comparse televisive dei politici.
Ma queste saranno elezioni speciali, perché verranno ricordate anche a causa (o per merito), di un uso intensivo della rete Internet e dei social network proprio come era nelle recenti elezioni presidenziali americane. Finora lo aveva fatto solo Beppe Grillo. Oggi ne fanno ricorso tutti i contendenti (anche se, con intensità diversa). Come è noto perfino Monti, l’ex premier, si è accostato a Twitter, aprendo un account in dicembre dello scorso anno. Il suo primo entusiastico messaggio è stato: “Insieme abbiamo salvato l'Italia dal disastro. Ora va rinnovata la politica. Lamentarsi non serve, spendersi si. "Saliamo" in politica!”. Dopo questo tweet, ne sono seguiti altri, come il seguente:” Ho deciso di salire in politica: sono con gli italiani che vogliono il cambiamento”. Anche Bersani, l’avversario di Monti, non si è estraniato da questo trend mediatico. Pure lui ha aperto un profilo twitter. Vediamo un assaggio dei suoi tweet: "Sugli esodati non molleremo la presa fin dal primo giorno. Vogliamo aggiustare la riforma del lavoro". Da questo messaggio si può notare come Bersani si preoccupi del tradizionale blocco sociale di riferimento del suo partito.
Anche i leader dei cosiddetti “partitini”, partecipano a questa rivoluzione digitale, come Nichi Vendola, leader di Sel. Vendola utilizza molto i social network, scrivendo numerosi tweet, come questo: "Monti e Berlusconi non corrono per vincere ma per ipotecare e impedire vittoria” ed anche: "Alle prossime elezioni politiche batteremo sia la destra del Berlusconi populista che la destra del Monti conservatore".
Chi pare disinteressarsi abbastanza della Rete è Mister Televisione, ovvero Silvio Berlusconi. Naturalmente anche lui ha il suo bravo account con i suoi bravi followers (un po' troppi e nati come funghi un po' troppo velocemente, secondo i maliziosi). Ma i tweet inviati in Rete non sono farina del suo sacco, sono chiaramente elaborati dal suo staff. Il Cavaliere, per età ma soprattutto per retroterra culturale e per esperienza personale, non ha mai puntato fino in fondo sulla Rete, rimane troppo legato al suo impero mediatico e al suo regno editoriale. Tv e inchiostro restano i suoi cavalli di battaglia. La rimonta di queste ultime ore sembra dargli ragione. Ma la sfida è ancora tutta da giocare e potrebbe riservare ancora molte sorprese.
Francesco Anfossi e Michael Della Bella