Lo spread tra Squinzi e Monti

Il neo presidente degli imprenditori dialoga con la Camusso, taglia con Marchionne, fa infuriare il premier. Ma persegue la strada della concertazione e dello sviluppo, con realismo.

08/07/2012
Giorgio Squinzi con Susanna Camusso (foto sopra e di copertina: Ansa).
Giorgio Squinzi con Susanna Camusso (foto sopra e di copertina: Ansa).

Nell’agone delle parti sociali si affaccia una strana coppia: quella del neo presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e della segretaria della Cgil Susanna Camusso. Da anni l’associazione e il sindacato non erano mai stati così vicini. Ma non è solo una questione di bon ton: è interessante capire cosa c’è dietro a questo riavvicinamento e al nuovo stile del leader degli industriali. Ieri i due si sono incontrati in un dibattito pubblico a Serravalle Pistoiese per ritrovare molti punti in comune (tra molte inevitabili divergenze) e avviare una nuova fase di concertazione. E questa, al di là dell’atteggiamento nei confronti del Governo Monti, è una buona notizia, in un momento in cui qualunque soluzione per uscire dalla crisi non può che richiedere scelte e posizioni condivise anche tra le parti sociali e non la conflittualità fin qui praticata. Quando il gioco si fa duro i duri entrano in campo. Ma sono le colombe coriacee, non i falchi, che risolvono i problemi.


La vera novità, nel panorama delle relazioni industriali, è certamente Squinzi, che ha visibilmente apportato una cambio di rotta culturale rispetto alla linea della Marcegaglia, parecchio collaterale rispetto al precedente Governo Berlusconi (a parte rarissime eccezioni, ha concesso interviste solo a giornali del suo gruppo, oltre che al Sole 24 ore). Il collateralismo, considerato quasi naturale, durò almeno per tutta la prima fase del suo mandato, prima che l'imprenditrice mantovana si rendesse conto che l’Azienda Italia stava scivolando nel baratro e decidesse di passare alla critica aperta all'immobilismo del Governo del Cavaliere. 

Inoltre il patron della Mapei sembra molto più attento e sensibile alla tenuta sociale nelle fabbriche  e soprattutto nel Paese (ieri ha parlato del rischio di “macelleria sociale”, dimostrando un approccio alle questioni e una sensibilità degna di alcuni suoi illustri predecessori, come Guido Carli o Giovanni Agnelli). Squinzi non persegue la linea Marchionne e del precedente Governo, che era quella di mettere brutalmente nell’angolo la Cgil, isolandola rispetto a Cisl e Uil. Forse ha appreso la lezione di Romiti, secondo il quale un sindacato diviso è solo foriero di guai. 

E soprattutto il nuovo inquilino di viale Astronomia vuol riportare l’asse della discussione su problemi concreti, come quello del credito alle imprese, della detassazione del lavoro, del rigore, della razionalizzazione della spesa pubblica, dei finanziamenti alla ricerca e allo sviluppo. Fin dall'inizio del suo mandato ha sonoramente bocciato battaglie ideologiche sterili e inutili, buone solo a spaccare e a frammentare, come la revisione dell’articolo 18 prevista dalla riforma del lavoro (definita “una boiata”, senza molti francesismi). Con questo Governo ha un rapporto assolutamente paritetico e autonomo. La sufficienza scarsa (tra il cinque e il sei) pubblicamente assegnata dal leader degli industriali fin qui al Governo ha fatto infuriare Monti, (“dichiarazioni di questo tipo”, ha commentato il premier “fanno aumentare lo spread e i tassi a carico non solo del debito ma anche delle imprese, e quindi invito a non fare danno alle imprese”). In realtà Monti dovrebbe rallegrarsene. Se Squinzi non lo promuove a pieni voti vuol dire che le scelte fin qui fatte, pur in un doveroso contesto di confronto e di concertazione, sono state prese dal Governo in totale autonomia e imparzialità, bandendo qualunque forma di collateralismo o timore reverenziale rispetto ai sindacati, agli imprenditori o ad altri poteri “forti”.

Francesco Anfossi
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Postato da aldo abenavoli il 10/07/2012 11:21

Strana coppia veramente quella Camusso Squinzi. Solo che la CGIL di cui la Camusso è segretaria, ha sempre coerentemente seguito una linea politica, quella del rispetto della norma costituzionale del diritto al lavoro, mentre la Confindustria, di cui Squinzi è ora presidente, ha delle responsabilità gigantesche nella caduta dei governi di centrosinistra che negli anni novanta hanno salvato il paese e nel successo dei governi del cavaliere che il paese hanno affossato. Non mi pare una differenza da poco. unlaicoallaricercadellaverita.myblog.it

Postato da anna bio il 09/07/2012 20:57

sto dalla parte di Squinzi perchè ricerca il dialogo. èvero che Monti non ha timori reverenziali ma è anche vero che sta distruggendo lo stato sociale e le conquiste di 50 anni di lotte operaie. è capace solo a tagliare la sanità pubblica ai poveri cristi ma non a tagliare le spese militari e cacciabombardieri vari, i costi della politica a cominciare dal quirinale ,senato, camera, e regioni (tagliamo i dipendenti della sicilia che sono più numerosi del governo britannico) ma solo i servizi dei cittadini . E dire che qualcuno invoca i cattolici in politica visto quello che sta facendo il cattolico Monti ( va a messa con la moglie sempre la solita da 40 anni forse è l'unico ) è molto meglio un ateo almeno non fa vergognare i cattolici per il suo modo di comportarsi e di distruggere anche la speranza dei cittadini onesti.

Postato da santrev il 09/07/2012 17:47

Sono d'accordo con DOR1655, Squinzi fa parte di quegli imprenditori che vivono in prima persona il loro ruolo di imprenditore sapendo di rischiare ogni giorno il loro capitale investito. Sanno che la loro azienda per vivere ha bisogno di manodopera e quindi sanno che é importante un rapporto "costruttivo" con le maestranze. Mi vengono i brividi quando sento definire imprenditori personaggi come Berlusconi, che hanno fatto le loro fortune grazie alle mazzette. Marchionne poi che cosa sta rischiando di suo? Monti poi, come abbiamo visto, ha saputo salvare solo le banche con i soldi che l'Europa ci ha dato per favorire lo sviluppo e che dovevano essere distribuiti nel mondo produttivo. Nei prossimi anni gli italiani dovranno pagare degli interessi sul debito pubblico alla media del 7% annuo. Quando dico italiani ovviamente intendo escluse le banche. Invece saranno come sempre SPOLAPATI imprenditori onesti ed operai ! Bisogna invece chiedersi, ma Monti da che parte sta?

Postato da DOR1955 il 08/07/2012 16:34

Egregio Dr. Anfossi, senza "se e senza ma" io stò dalla parte di Squinzi. Per un semplice motivo: Squinzi è un italiano che rischia di suo e da lavoro (cosa fondamentale sancita dall'art. 1 della Costituzione) alle persone - Monti è un burocrate che di suo non ha mai rischiato nulla, dapprima una Lira e ora un Euro e, al contrario di Squinzi, distrugge il lavoro. Riforma art. 18 e spending review lo stanno a dimostrare. Spread 1000 a 1 a favore di Squinzi!

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