E' stata definita “la più sporca
guerra dell'Asia”. E' successo nello Sri Lanka dove, per 25 anni, la maggioranza
singalese - di fede buddistha - ha fronteggiato la minoranza tamil - di fede
hindù. I tamil rivendicavano l'autonomia per l'area settentrionale dell'isola,
la cui capitale Jaffna ne era la roccaforte.
La resistenza tamil era affidata
alle famose Tigri (LTTE), responsabili anche dell'omicidio dell'ex primo
ministro indiano Rajiv Gandhi. Tamil infatti e' anche la popolazione del Tamil
Nadu, lo stato meridionale dell'India da cui partì l'emigrazione per la vicina
isola di Ceylon diversi secoli or sono. Di fatto i tamil sono probabilmente tra i
più antichi abitanti del subcontinete, come dimostra la loro lingua,
appartenente a un diverso (e precedente) ceppo linguistico rispetto al
sanskrito.
Le Tigri ce l'avevano a morte con Rajiv Gandhi dal 1987, quando aveva
firmato col Governo di Colombo un accordo che prevedeva la presenza di forze di
pace indiane sull'isola. Di fatto l'esercito indiano fu impegnato per combattere
la guerriglia tamil, e nei tre anni di attività sul territorio singalese, si è
macchiato di abusi, crimini e massacri. Una volta lasciato solo sul campo, il Governo di Colombo è passato alla sistematica eleiminazione dei ribelli, senza
preoccuparsi troppo di salvaguardare i civili.
Si calcola che il conflitto abbia
causato oltre 700 mila vittime, molte delle quali innocenti. La popolazione tamil
in 20 anni di guerra è passata dal 13 all'8%. Ma la fase più violenta del
conflitto pare sia stata proprio l'ultima, durante la quale l'esercito singalese
avrebbe massacrato ribelli e civili senza pietà. Tutt'oggi Ceylon è una nazione
fortemente militarizzata, dove a più di due anni dalla fine della guerra oltre
2.000 giovani tamil sono ancora in carcere senza una accusa precisa, migliaia
sono i dispersi e altrettanti gli sfollati ancora costretti a vivere negli
accampamenti. Le associazioni per i diritti umani hanno denunciato crimini e
abusi di ogni tipo: detenzioni illegali, omicidi, torture, stupri, senza contare
la mancanza di libertà d'espressione e il genocidio culturale nei confronti
della minoranza tamil.
Di recente le Nazioni
Unite hanno firmato una risoluzione contro crimini di guerra dello Sri Lanka,
chiedendo al governo di Colombo di accogliere una Commissione investigativa. La
risoluzione è stata votata da 27 Paesi, tra cui Usa, Svizzera, Spagna, Italia,
Norvegia e, unico tra i Paesi asiatici, India. Com'era prevedibile, il voto
indiano ha infuriato i vicini, che hanno gridato al complotto Ssa-occidentale,
accusando Nuova Delhi di strumentalizzare la crisi per fini politici.
Molte le
proteste inscenate sull'isola da monaci buddisti, che invitavano la popolazione
a boicottare i prodotti americani. Un infuriato ministro degli Esteri Dew
Gunasekera ha dichiarato che “mai, per nessun motivo, saranno autorizzate
intrusioni esterne” nella politica del Paese. Certamente il governo di Colombo
mal sopporta la risoluzione di Ginevra, ma non è detto che in futuro non sia
obbligato a farci i conti.