14/07/2010
Un tifoso sudafricano.
La sua Nazionale, i “bafana-bafana”, è stata eliminata un po' troppo presto, ma il Sudafrica il suo mondiale l'ha vinto lo stesso. Come Paese organizzatore. Fino alla vigilia non era mancato chi aveva manifestato timori e dubbi. Eppure i sudafricani avevano detto di essere pronti ad ospitare la Coppa del Mondo di calcio. E l'hanno dimostrato: l'organizzazione è stata impeccabile, splendidi gli stadi, la sicurezza all'altezza della situazione.
Anche chi temeva le tribune mezze vuote è stato smentito. Anzi, il tifo dei mondiali 2010 sarà certamente ricordato per l'incessante frastuono delle vuvuzela. Il responsabile del comitato organizzativo, Danny Jordan, tira la ragguardevole somma finale di 3 milioni di spettatori, e il ministero dell'Interno ha annunciato una crescita di visitatori del 25% rispetto al giugno 2009. In cifre assolute, oltre un milione di presenze.
Quanto agli aspetti economici, è il presidente Jacob Zuma a cantare vittoria: ha dichiarato che gli investimenti (33 miliardi di rand, quasi 3,4 miliardi di euro) aumenteranno del 4% la crescita del Prodotto interno lordo. Rimane, naturalmente, l'interrogativo su chi beneficerà realmente di questi introiti: il Sudafrica del dopo-mondiale non ha certo cancellato il suo 30% di disoccupati, le centinaia di migliaia di baraccati, gli enormi problemi di disuguaglianza sociale, né le polemiche interne al Paese riguardo allo scarso coinvolgimento delle fasce povere della popolazione nella realizzazione delle opere e delle strutture per il mondiale.
La “prima volta” africana della World Cup, in ogni caso, è stata una scommessa vinta: il Paese ha dimostrato di avere le carte in regola. Zuma ha incassato anche le congratulazioni di Jacques Rogge, presidente del Comitato Olimpico, per lo «straordinario successo organizzativo». Il presidente sudafricano non ha rilanciato la candidatura per ospitare le Olimpiadi. Ma l'aveva già fatto nei giorni scorsi, per vie meno “ufficiali”.
Luciano Scalettari