03/02/2012
Un'ispezione della Guardia di Finanza (copertina e questa foto: Sintesi).
Se la sono presa i proprietari di Suv intestati a società dai bilanci (apparentemente) disastrati, e va bene. Si sono arrabbiati quei commercianti di Cortina e di Milano che hanno subito le ispezioni della Guardia di Finanza e sono stati magari beccati in flagrante assenza di scontrino, e pure questo è logico.
Quello che non si capisce, o per meglio dire, quello il sottoscritto proprio non riesce a capire, è perché molti altri, pure non coinvolti nell'incomodo degli accertamenti ma comunque danneggiati dall'evasaione fiscale di massa, abbiamo reagito con scetticismo o addirittura fastidio. Tutta scena. Questi blitz non risolvono niente. Ci vuol altro. E via dicendo.
Per carità. Pagare non piace a nessuno, tasse o non tasse. Persino i motori di ricerca di Internet hanno dovuto studiare sistemi particolari per neutralizzare la parola "gratis": bastava metterla tra le parole-chiave e le visite a quel contenuto scattavano verso l'alto.
Sul tema tasse, però, noi italiani viviamo immersi in un comodo brodo fatto di cattiva coscienza e di cattiva politica. Capitolo cattiva coscienza: in Italia, l'evasione fiscale non è un fatto di pochi, magari già superprivilegiati. E' un movimento di massa. Detto un po' brutalmente: paga le tasse quasi solo chi proprio non può evaderle. Non lo dico io, lo dice la Corte dei Conti che in novembre, attraverso il suo presidente
Luigi Giampaolino, ha riferito alla Commissione Bilancio del Senato quanto segue: l'evasione fiscale in Italia raggiunge un valore pari al 18% del
Pil, cioè circa 350 miliardi di euro all'anno.
Questo significa
per lo Stato mancati introiti per 150 miliardi di euro all'anno, che è il 60%
dei titoli che ogni anno lo Stato italiano è costretto a farsi
rifinanziare dal mercato. Da cui lo spread e le altre grane di cui siamo (tutti) vittime.
Non solo. Se prendiamo l'anno fiscale 2009, quando la crisi era già partita ma non ancora conclamata, scopriamo che metà dei contribuenti aveva dichiarato non oltre 15 mila euro annui e
circa due terzi dei contribuenti non più di 20 mila euro. Domanda: ma davvero volete farmi credere che due terzi degli italiani vivano con 1.660 euro lordi al mese (in caso di dodici mensilità)? Poi possiamo andare a spulciare tra le categorie e flagellarci a vicenda col gioco "tu sei peggio di me". Ma è come andare a vedere se abbia corna più lunghe il bue o il toro. Sempre corna sono.
E poi c'è la cattiva politica. Quella che per anni ha fatto della gran retorica all'insegna del motto: "se le tasse sono troppo alte il cittadino ha diritto a difendersi con l'evasione". Il cittadino, se fosse appena più sveglio, avrebbe capito che con questo ragionamento la cattiva politica lo frega due volte. La prima volta imponendogli tributi troppo alti, perché poi quei politici "comprensivi" le tasse mica le hanno ridotte. La seconda volta non fornendogli (la politica al cittadino) i servizi per cui quei tributi venivano comunque, almeno da parte della popolazione, pagati.
La misura del "troppo" e del "giusto", in tema di tasse, non si fa sulle aliquote ma sui servizi erogati dallo Stato. Nei Paesi del Nord Europa le tasse sono altissime ma i servizi sociali sono splendidi e ti accompagnano in modo efficace dalla nascita alla morte, passando per la scuola e il lavoro, la famiglia e i trasporti. E' una scelta che può non piacere, e infatti a noi pare un po' invasiva, ma è una scelta chiara, un patto chiaro: ti chiedo questo e ti dò questo. Da noi vige la confusione: ti chiedo questo, ti dò quel che mi pare ma d'altra parte tu non paghi, quindi...
Per cui, almeno per me: viva la Guardia di Finanza, viva Befera, viva i blitz. Nel triangolo fisco, politica, evasione di massa non ho dubbi: sto col fisco.
Fulvio Scaglione