18/03/2012
Manifestante No Tav in corteo a Roma, il 3 marzo 2012. Foto Ansa.
Blocco dell'autostrada A32 attuato da circa duecento manifestanti e durato meno di mezz'ora; presidio nel cuore di Torino, in piazza Castello, per varare, tra l'altro,
un digiuno collettivo a staffetta per chiedere «di aprire una discussione pubblica trasparente e approfondita» sul progetto Torino-Lione. Sabato 17 marzo si è rivisto il movimento No Tav. Nel suo complesso, comunque, la Valle di Susa mostra di voler scendere dalle barricate e ricominciare a discutere. I sindaci sembrano intenzionati
a privilegiare il dialogo a tutti i livelli istituzionali e a rinunciare
all'abbraccio dell'ala movimentista e oltranzista che, ormai tempo , ha preso in
mano le manifestazioni contro la Torino-Lione.
Tutto questo a quasi un mese dalla scossa elettrica che ha
buttato a terra da 15 metri Luca Abbà, militante No Tav, salito su un traliccio
per protestare contro l’ampliamento del cantiere di Chiomonte.
Quattro settimane, di cui due di blocchi, incidenti, scontri,
tensione. Poi, improvvisa, ecco la calma. Le diplomazie si sono messe al
lavoro. Il presidente della Regione Roberto Cota, quello della Provincia Antonio Saitta, il
commissario governativo sulla Torino-Lione Mario Virano, si son messi a
ritessere la tela delle relazioni. Poi c’è stato un forum nella redazione del settimanale diocesano La
Valsusa, alcuni giorni fa, tra Virano e alcuni sindaci.
Infine un megavertice in Regione, lunedì 12 marzo che ha
messo allo stesso tavolo tutti, ma proprio tutti, i Comuni valsusini insieme
alla Comunità Montana e i vertici di Regione, Provincia, Comune di Torino con il
Commissario Governativo per la Torino-Lione, Mario Virano appunto.
I sindaci della bassa valle non ci hanno nemmeno provato a
chiedere la moratoria (cioè la sospensione) dei lavori a Chiomonte per la
realizzazione del cunicolo esplorativo. Anche perché si sono trovati di fronte
il quartetto Cota-Saitta-Fassino-Virano più determinato che mai: “La
Torino-Lione è stata decisa e verrà realizzata nei tempi previsti. E non
siamo qui per parlare di ordine pubblico”, hanno detto in coro.
La sensazione è che, questa volta, si sia per davvero voltato
pagina.
Anche se non sono mancati screzi e momenti di tensione. Come
quando il sindaco di Torino Piero Fassino ha fatto il muso duro a Sandro Plano,
presidente della Comunità Montana e dirigente Sitaf, la Società che gestisce
l’autostrada del Frejus: «Mi sembra strano che alcuni dipendenti
Sitaf partecipino alle manifestazioni contro una linea ferroviaria. E che
siano d'accordo con un nuovo traforo autostradale in Valle di Susa (la canna di
sicurezza del Frejus) mentre sono contro una galleria ferroviaria». Sempre di
buchi nella montagna si tratta. Tanto che, a fine vertice, in piazza Castello,
Fassino e Plano hanno avuto un fitto dialogo che si è concluso con una stretta
di mano. “Non mi riferivo a te”, ha detto il sindaco di Torino a
Plano.
Durante la riunione molti sindaci, anche tra i contrari
all'opera, hanno annunciato che andranno a tutti i tavoli, tecnici e
politici, che d'ora in poi saranno convocati per parlare di Tav. Una cosa che
non capitava da tempo.
Una manifestazione a favore della linea ad alta velocità Torino-Lione, il 24 gennaio 2010. Foto Ansa.
I primi sindaci a dimostrare di parlare non più di “sì” o “no” Tav ma di “come” realizzare la nuova linea sono stati Paolo Catalano (Mattie), Mauro Carena (Villar Dora) e Bruno Gonella (Almese). Tutti (o quasi) gli altri a ruota, sia pure con qualche malumore. Lo stesso Sandro Plano (che il sabato precedente tuonava contro l'alta velocità dal palco della manifestazione nazionale della Fiom) ha ammesso che l'incontro in Regione, pur nella divergenza di opinioni sull’utilità dell’opera, é stato positivo: «Nel prossimo incontro vedremo il progetto della Torino-Lione low cost; poi chiederemo un tavolo politico con il Governo».
Positivo anche il commento del presidente della Provincia Antonio Saitta: «E’ stato riannodato il filo con le amministrazioni comunali». E adesso cosa succederà? Lo spiega il presidente della Regione Roberto Cota: “Ci sarà una prossima riunione in cui verrà spiegato a tutti i sindaci il progetto complessivo, compresa la seconda parte del progetto che si realizzerà a partire dal 2035. Il punto fermo, quindi, é che l'’opera si farà e i tempi verranno rispettati». Di più: «Bisogna riprendere il progetto strategico di sviluppo del territorio». Le idee non mancano e si parla anche di sgravi fiscali per il territorio su Irap, Irpef, Imu e benzina). Mentre sui problemi della salute legati ai cantieri, Cota ha annunciato l'istituzione di un apposito osservatorio in Val di Susa. «Ho parlato con il ministro Balduzzi ed è disponibile a dar vita in Val di Susa a un presidio dell’Istituto Superiore di Sanità’ per poter fare un monitoraggio permanente di tutto quanto succede in Valle e in prossimità dei cantieri».
Insomma, la Valle di Susa (movimenti No Tav permettendo) scende dalle barricate e ricomincia a discutere. Ferrentino: «Servono 1,4 miliardi di euro per rilanciare la Valle di Susa». Certo, la Regione Piemonte ha convinto il Governo a sbloccare i 20 milioni di euro, a suo tempo promessi, per il rilancio del trasporto pubblico locale e a mettere sul piatto nuove compensazioni. Ma in queste prove tecniche di dialogo sulla Torino-Lione è tornato alla ribalta anche Antonio Ferrentino, sindaco di S.Antonino, già presidente della Comunità Montana e, fino al 2009, leader dello schieramento No Tav: «20 milioni di euro da soli sono bruscolini – ha dichiarato – perché il piano strategico per lo sviluppo della valle a suo tempo approvato da tutti i comuni prevede interventi per 1,4 miliardi e perché quello strumento capovolge la logica stessa delle compensazioni che, tra l’altro, non funzionò anni fa, quando i comuni (non tutti ma solo i più furbi) furono compensati per i lavori dell’autostrada. Con il piano strategico, invece, si riprogetta tutto il territorio promuovendo l’insediamento di nuove imprese, realizzando una linea metropolitana per i pendolari con Torino».
«E per uscire dal tunnel – dice Ferrentino - bisogna evitare di caricare di significati eccessivi il cantiere di Chiomonte: quello non è ancora l'opera ma solo un cunicolo esplorativo. Per questo l’unica via di uscita è che, ai lavori della Maddalena si affianchi il progetto del nodo di Torino costringendo RFI a dire come pensa di risolvere l’attraversamento della città che, più ancora della vecchia linea, è il vero collo di bottiglia del sistema ferroviario». E la piattaforma da cui si riparte, con la convocazione di lunedì 12 marzo in Regione, è esattamente questa. Con i sindaci che si sono convinti a non mettere sul tavolo la moratoria ai lavori alla Maddalena. E con un approccio del tutto nuovo. «Gli amministratori locali - commenta Ferrentino - da oggi riprendono il proprio ruolo, convinti che alta e bassa valle, insieme, sono un unico territorio. Nessuno è obbligato a cambiare idea sulla Torino-Lione; si è solo chiesto che, a prescindere di come ciascuno la pensa, é necessario confrontarsi per affrontare problemi che sono sul tavolo da anni e che, fino ad oggi, hanno visto fronteggiarsi opposte tifoserie che si lanciavano accuse e frasi fatte. Credo proprio che da lunedì si apra una fase completamente nuova».
Un momento del confronto tra Regione Piemonte, Provincia di Torino e sindaci coinvolti dalla nuova linea Torino-Lione. Foto Ansa.
Sindaci Sì Tav, sindaci No Tav e sindaci che si rassegnano: “purtroppo Tav”. Come commentano i primi cittadini della Valsusa e della Val Sangone la nuova fase “diplomatica” sulla Torino Lione?
Dario Fracchia, sindaco di Sant’Ambrogio.
«Finora i sostenitori dell’opera ci hanno riempiti di slogan. E’ il momento dell’approfondimento, di analizzare oggettivamente i dati sull’utilità, i costi e i benefici della nuova linea. E’ bene che lo stesso Governo approfondisca, non basandosi soltanto sulle informazioni del presidente dell’Osservatorio Mario Virano. E’ un governo tecnico, con tanti economisti, quindi dovrebbe essere il più adatto ad affrontare le questioni tecniche. Nell’ultimo periodo ci sono stati cambiamenti l’interconnessione tra la linea storica e quella nuova è stata spostata da S.Ambrogio a Susa: anche su questo dobbiamo discutere perché c’è il rischio che dopo dieci anni di lavori per scavare la maxi-galleria, ci si trovi con due tunnel per la stessa ferrovia di prima».
Renzo Pinard, sindaco di Chiomonte.
«Ok il dialogo ma la situazione non è ancora chiara. La valle scende dalle barricate? Una conto è la speranza, un altro le cose che accadranno. I sindaci hanno ripreso il loro ruolo istituzionale e anche in bassa valle molti, come Ferrentino, si son resi conto che la contrapposizione frontale non porta da nessuna parte e hanno aperto al dialogo facendo proposte interessanti. Ma più che un confronto tra sindaci valsusini e rappresentanti istituzionali di provincia, regione e governo sarebbe più utile un confronto tra tecnici del “sì” e tecnici del “no” al Tav».
Lionello Gioberto, sindaco di Vaie.
«Sono favorevole ai tavoli di confronto, perché fino ad oggi si è sempre discusso solamente con i sindaci favorevoli, e con quelli non toccati dall’opera. Per cui credo che sia un atteggiamento del tutto normale, ed anche doveroso, quello di allargare il dibattito anche ai primi cittadini il cui territorio è interessato dal tracciato dell’alta velocità».
Adele Cotterchio, sindaco di Meana.
«E’ giusto aprire un tavolo di confronto con tutti i sindaci, perché sono prima di tutto loro i rappresentanti del territorio che amministrano, e sono esattamente loro che devono portare in quella sede tutte le criticità e le osservazioni espresse dai cittadini in riferimento all’opera. Oggi c’è grande tensione, ed il dialogo serve anche a stemperare».
Adriano Montanaro, sindaco di Sangano.
«Trattandosi di un’opera di tali proporzioni e così impattante sul territorio, sono assolutamente favorevole al dialogo con tutte le amministrazioni comunali, Si Tav o No Tav. I sindaci, tutti quanti, indipendentemente dalle proprie idee, hanno il dovere di essere informati su un servizio che si ripercuote sul territorio amministrato. Solo attraverso la chiarezza e la trasparenza si può dialogare. Anzi, se si fosse percorsa prima questa strada, non si sarebbe arrivati a questi livelli di astio e incomprensioni a cui abbiamo assistito nei giorni passati».
Daniela Ruffino, sindaco di Giaveno.
«La via del dialogo è l’unica percorribile, questo vale per i sindaci che appoggiano la Tav sia per quanti si oppongono. E’ un atto dovuto: d’altronde l’apertura al confronto è tra i requisiti nel mandato da sindaco ed è la chiave di volta di azione di ogni buon amministratore. Fare sempre e solo muro contro muro non porta a nessun risultato. In questo senso, penso che, alla luce di quanto emerso nei giorni scorsi, Osservatorio, Regione, Provincia e amministrazioni locali stiano lavorando bene, creando un buon clima».
Bruno Andolfatto