03/02/2011
Tempi grami per i notisti romani, ossia per quei giornalisti che devono illustrare ogni giorno la situazione politica, commentarla, rammentare i retroscena, azzardare previsioni. Se mi è consentito un accenno in prima persona, è un mestiere che conosco bene. L’ho fatto per una trentina d’anni, senza patemi. Erano i tempi della Dc che si sceglieva gli alleati, guardando a sinistra come diceva De Gasperi ma anche a destra, come postillava Andreotti. Dal potere erano esclusi i comunisti, per via di Stalin e successori, e i missini, per via dell’eredità fascista. Tutto appariva semplice, perfino nei momenti di crisi ministeriale. Di qua i socialisti, di là i liberali e magari anche i monarchici: la Dc chiamava e i sudditi rispondevano.
Oggi di semplice non c’è più nulla. Se per esempio il lettore non butta via subito il quotidiano, ma ne conserva qualche copia recente, dia un’occhiata ai pronostici sulle elezioni anticipate. Un giorno vengono date per imminenti, anzi inevitabili. Seguono calcoli sulla data più probabile, naturalmente a scadenza di mesi o trimestri, e sconsolati paragoni con l’Inghilterra dove per decidere basta una settimana. Poi, d’improvviso, cambia tutto. Spuntano qua e là raggi di sole, alle urne non si va più. Comunque non è il caso di scusarsi per l’errore. Un po’ di pazienza e il giochetto ricomincia da capo, oggi il dramma e domani la smentita.
Bei tempi per i cronisti, quando c’era modo di ragionare senza che intervenissero le notti brave, i processi, i trilocali a Montecarlo, le Padanie federaliste, le migrazioni da un partito all’altro, le reti tv più influenti delle Camere. Nessun governo si sognava di attaccare le Procure, del resto distratte e accomodanti. C’erano bensì i pretori d’assalto, ma in genere per questioni ambientali o simili. Al potere non provocavano grossi guai.
Ogni anno, o pure meno, i governi andavano in crisi: ma solo perché i
dorotei litigavano con i fanfaniani, i forzanovisti con gli scelbiani.
Sempre beghe fra Dc. Quello che all’esterno appariva cifrato, per noi notisti era di evidenza solare. Certo, con quell’andazzo, il Paese andava alla rovina. Ma era materia per gli articoli di fondo, dotti quanto ininfluenti.
Insomma, cari lettori, non prendetevela con le corrispondenze da Roma. E‘ vero che, se volessimo rappresentarle con un grafico, andrebbero su e giù come un listino di Borsa impazzito. Ma non è colpa di chi le scrive. Se il loro andamento è demenziale, i colpevoli vanno ricercati altrove. E sappiamo bene dove.
Giorgio Vecchiato