30/05/2012
Don Ivan Martini (foto Ansa); foto di copertina: ImolaOggi.
C'è chi lo approva e c'è chi lo critica. Né eroe né stolto, don Ivan Martini era semplicemente un innamorato: della sua parrocchia, Santa Caterina di Rovereto, e, più in generale, della Chiesa, quella con la maiuscola, comunità pulsante di persone che vivono di fede, sì, ma non disedegnano i simboli in cui la fede si specchia e di cui la fede si nutre.
L'edificio di culto era stato danneggiato e reso inagibile dal sisma del 20 maggio. Si doveva fare un sopralluogo per salvare un po' di arredi
che c'erano dentro. Così la mattina di martedì 29 maggio, accompagnato da due Vigili del fuoco, don Ivan Martini, 65 anni, da nove parroco a Rovereto sul Secchia, frazione del comune di Novi di Modena, nella bassa Modenese, è
entrato in chiesa per cercare di salvare alcune statue fra cui, in
particolare, una statua della Madonna alla quale molti dei suoi parrocchiani
erano particolarmente devoti. Lì è stato sorpreso dalla forte scossa: il crollo di calcinacci non gli ha
lasciato scampo. Illesi, invece, i due Vigili del fuoco che erano con lui e che
sono riusciti a mettersi in salvo.
Ha fatto bene a fare quel che ha fatto; no, è stato imprudente e avventato, non doveva entrare. Ci si confronta via Internet. Pro e contro. Molto più semplicemte questa è una storia che parla di amore: verso l'Altissimo e verso gli altri. «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con
tutta la tua forza; amerai il prossimo tuo come te
stesso». Don Ivan ha sigillato con la vita la fedeltà al duplice imperativo che Gesù ci consegna attraverso l'Evangelo. Per un parroco di campagna, la sua gente e quel che alla gente sta a cuore, dentro e fuori la chiesa, è tutto.
Alberto Chiara