18/04/2013
Sarà il giorno di Franco Marini o del franco tiratore? Pesa questo interrogativo sulle prime votazioni a Camere riunite per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. La candidatura “condivisa” dell'ex leader sindacale della Cisl e dell'ex presidente del Senato è emersa nel tardo pomeriggio di ieri. Proposto in una rosa di nomi dal segretario del Pd Bersani, il nome di Marini è stato gradito anche da Silvio Berlusconi e dal Pdl. Ci sarebbe anche il sostegno di Scelta Civica e della Lega. Tuttavia il nome di Marini ha spaccato il Pd e determinato una rivota anche all'interno di Sel (sinistra e libertà), la forza politica guidata da Nichi Vendola e alleata del Pd. Così nella sera di martedì la riunione dei parlamentari del Pd all'interno del cinema Capranica, a poca distanza da Montecitorio, si è trasformata in un ring. Dentro si litigava, mentre all'esterno decine di manifestanti (molti ex girotondini) contestava la scelta di Marini.
Nel Pd non è in discussione tanto la figura, rispettabilissima, di Franco Marini. Si discute soprattutto il metodo (il cosiddetto “inciucio” con Berlusconi) e la scelta, comunque, per un esponente della “vecchia politica”, una scelta ispirata da criteri diversi rispetto a quelli che avevano portato alla elezione di Laura Boldrini e di Pietro Grasso alla presidenza di Camera e Senato.
All'interno del Pd la scelta di Marini ha avuto 221 sì, 90 no e 21 astenuti (ma un centinaio di parlamentari non ha partecipato al voto). Contrari i renziani, ma c'è anche il “no” di esponenti di spicco del partito come Rosy Bindi e Matteo Orfini.
Chi non ha digerito Marini vedrebbe volentieri al Colle il giurista Stefano Rodotà, che sta godendo di un fortissimo sostegno dal popolo di sinistra, soprattutto attraverso i social networks. Rodotà è anche il candidato che avrà il sostegno del Movimento Cinque Stelle.
La prima votazione si svolge dunque in un clima di massima incertezza. Se Marini non passa alla prima votazione le sue possibilità di essere eletto si riducono di molto e a quel punto potrebbero entrae in scena altri candidati, per il momento messi da parte, come D'Alema, Amato e lo stesso Rodotà.
I grandi elettori che scelgono il Capo dello Stato sono 1007 (630 deputati, 315 senatori più i 4 a vita e 58 rappresentanti delle Regioni). Nelle prime tre votazioni è richiesto il quorum dei due terzi dei grandi elettori, cioè 672 voti. Dal quarto scrutinio il quorum si abbassa alla maggioranza assoluta: 504 voti. Si comincia a votare alle 10. Il voto è segreto e nominale. Il risultato si avrà entro le 13. Se non ci sarà un eletto, si voterà nuovamente nel pomeriggio.
Roberto Zichittella
Roberto Zichittella