Fassino, il nuovo Asterix

Una prima analisi dei fattori alla base della vittoria di Fassino, dai meriti suoi all'"eredità" lasciata da Chiamparino, dai litigi nel Centrodestra alla questione Lega Nord.

17/05/2011
Torino, 12 maggio 2011. Sergio Chiamparino, a sinistra, sindaco uscente di Torino, con Piero Fassino all'inaugurazione del Salone internazionale del Libro (foto: Paolo Siccardi/Sync).
Torino, 12 maggio 2011. Sergio Chiamparino, a sinistra, sindaco uscente di Torino, con Piero Fassino all'inaugurazione del Salone internazionale del Libro (foto: Paolo Siccardi/Sync).

Hanno indubbiamente pesato la sua personalità, il suo programma, quel suo mettersi genuinamente in gioco nella città in cui è cresciuto, dopo tanta politica vissuta al top, a livello nazionale. Ma indubbiamente, senza nulla togliere ai suoi meriti, è contata molto l’eredità che gli ha lasciato in dote il Chiampa, ovvero Sergio Chiamparino, il sindaco amato anche da chi non l’ha mai votato, l’amministratore dalla tipica inflessione piemontese, neh, che ha avuto l’onore e l’onere di far brillare di nuovo Torino, grazie alle Olimpiadi invernali prima (era il 2006) e grazie alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, poi.



Enzo Ghigo, coordinatore regionale piemontese del Pdl ed ex Governatore del Piemonte (foto: Gabriele Mariotti/Sync).
Enzo Ghigo, coordinatore regionale piemontese del Pdl ed ex Governatore del Piemonte (foto: Gabriele Mariotti/Sync).

Qualche peso deve averlo avuto anche il malumore che ha scosso il Centrodestra, innescato dalle graffianti polemiche («A Torino vincerà Piero Fassino perché non abbiamo costruito molto, bisognerebbe liberarci dalla sinistra ma noi non lo stiamo facendo con serietà») lanciate contro il coordinatore del Pdl Enzo Ghigo dal neo sottosegretario alle Politiche agricole Roberto Rosso, già esponente di spicco di Forza Italia, ex candidato a sindaco di Torino nel 2001 (perse proprio contro Chiamparino), ex seguace di Gianfranco Fini e acerrimo nemico di Berlusconi per il breve spazio di qualche mese, da poco ritornato come figliol prodigo dalle parti di Arcore, giusto in tempo comunque per un incarico di prestigio.




Roberto Cota, novarese, esponente di spicco della Lega Nord, presidente della Giunta regionale del Piemonte (foto: Paolo Siccardi/Sync).
Roberto Cota, novarese, esponente di spicco della Lega Nord, presidente della Giunta regionale del Piemonte (foto: Paolo Siccardi/Sync).

E, infine, qualcosa avrà pure contato la crescente delusione degli elettori moderati verso il leghista Roberto Cota, da un anno presidente della Giunta regionale piemontese, criticato perché molto più presente a Roma (partecipa spesso a Porta a Porta e ad altre trasmissioni tv) che a Torino, tanto sensibile alle esigenze della sua terra (la provincia di Novara) quanto distratto o addirittura ostile quand’è ora di aiutare la città della Mole. Rispetto alle regionali del 2010, la Lega ha perso oltre tre punti, passando dal 10,12 per cento al 6,86. L'impressione è che, al Carroccio, abbia voltato le spalle il voto di opinione, quello che non ha apprezzato l'assenza di incisività della Lega nelle politiche economiche del Governo Berlusconi (a Torino la campagna elettorale, impostata da tutti i candidati senza eccessi verbali o colpi bassi, è stata giocata molto sui problemi del lavoro). A non crociare più il simbolo della Lega, dopo averlo fatto non più tardi di un anno fa, sono stati anche coloro che non hanno affatto gradito certi insistiti distinguo leghisti sull'unità del Paese, sull'inno e sulla bandiera. Non a caso, Torino, ex capitale, culla del Risorgimento e dell'identità nazionale, ha avvolto di applausi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e ha sonoramente fischiato Roberto Cota.    

Torino, 12 maggio 2011. Piero Fassino all'inaugurazione del Salone internazionale del Libro (foto: Massimo Ferrero/Sync).
Torino, 12 maggio 2011. Piero Fassino all'inaugurazione del Salone internazionale del Libro (foto: Massimo Ferrero/Sync).


La roccaforte degli irriducibili Galli, come alcuni commentatori hanno chiamato Torino, impermeabile nei decenni alle lusinghe (e alle minacce) berlusconiane, trova in Piero Fassino il suo ultimo Asterix. Vince, anzi stravince Fassino. Le promesse di tutte le proiezioni sono confermate dai risultati ufficiali: il candidato del Centrosinistra è al 56,66 per cento contro il 27,30 del suo principale rivale, Michele Coppola, giovane assessore regionale alla Cultura della giunta Cota. Nota di non poco conto: Fassino supera il 50 per cento in tutte le dieci circoscrizioni, quindi anche nella circoscrizione uno che comprende la Crocetta - elegante quartiere borghese del centro - e così pure nella circoscrizione otto, che abbraccia la collina danarosa e a volte snob. Ovviamente dilaga nei quartieri operai di Mirafiori e di Borgo San Paolo.

Palazzo Civico, sede del Municipio di Torino (foto: Paolo Siccardi/Sync).
Palazzo Civico, sede del Municipio di Torino (foto: Paolo Siccardi/Sync).


«Sarò il sindaco di tutti i torinesi, sia di chi mi ha votato, sia di chi ha ritenuto di fare scelte diverse»
, ha detto Piero Fassino, commentando con i giornalisti la vittoria che si delinea per lui al primo turno a Torino. «Da domani», ha aggiunto, «mi mettero' al lavoro per dare a Torino una guida solida, autorevole, forte, all'altezza delle aspettative dei torinesi». Il tempo delle promesse è finito. Si attendono i fatti.

Alberto Chiara
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Postato da lucio47 il 17/05/2011 20:39

la serietà ....paga

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