Elezioni, ritorno alla realtà

Dopo una campagna elettorale basata su troppe promesse, tra poche ore la classe politica sarà chiamata a confrontarsi con i veri problemi del Paese.

24/02/2013

Cari elettori resistete, tra poche ore, quando i sondaggi cominceranno a diffondere il responso delle urne, si tornerà coi piedi per terra. Dopo una campagna elettorale urlata, fatta più di promesse e chimere che di proposte, compariranno nuovamente i problemi in cui il Paese si dibatte: una disoccupazione crescente, con quella giovanile che si avvia al 40 per cento, la crisi che si annuncia incessante almeno fino alla fine dell'anno, una pressione fiscale quasi insopportabile, i mercati con il fucile puntato col rischio di far aumentare nuovamente lo spread e rendere inutili tutti i sacrifici del 2012. Inutile aggiungere che si tratta di una delle consultazioni elettorali più importanti della storia repubblicana: perché in ballo non c'è solo il futuro dell'Italia, ma anche quello dell'Unione europea, di cui il nostro Paese è parte importantissima per i delicati equilibri politici e finanziari.



Imu, Irap, Irpef, Iva, Tares, recupero del fiscal drag, patrimoniale. I partiti hanno fatto a gara nel promettere sgravi fiscali di ogni tipo, nel disorientamento crescente degli elettori. Il “Sole 24 Ore”, la scorsa settimana, ha voluto mettere a confronto le ricette fiscali di tutti i partiti, calcolando che se si sommano le proposte complessive, si arriva alla cifra di 180 miliardi di euro in 5 anni.  Cifre assolutamente incompatibili con lo stato attuale dei nostri conti pubblici. Per sostenere il nostro bilancio statale in Italia il prelievo sulle buste paga è del 53,5 per cento, contro la media Ocse del 35,3, mentre la pressione totale sulle imprese è del 68 per cento, contro il 43 per cento medio dei Paesi dell’Ocse. 

Promettere di abbassare le tasse a pioggia senza indicare da dove si reperiranno le risorse, dato che il nostro Prodotto interno lordo ha percentuali da prefisso telefonico e il gettito è destinato, se non a diminuire, a rimanere stabile, è solo una chimera. Da lunedì la maggioranza che andrà al governo (sempre che si trovi una condizione di stabilità) sarà chiamata a una sana concretezza, dovrà cominciare a lavorare a una serie di riforme possibili ma sensate che prevedono, tra l'altro, incentivi per il lavoro,  il taglio di alcuni settori di spesa e un freno alla spesa pubblica. Sarebbe già un risultato eroico e ragguardevole evitare il ventilato aumento dell’Iva di un punto dal prossimo luglio.

Francesco Anfossi
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Postato da martinporres il 01/03/2013 14:12

Per giogo, grazie per averci segnalato un articolo della Bussola Quotidiana.

Postato da giogo il 28/02/2013 18:36

Questo che riporto è lo stralcio di un articolo apparso oggi su La Nuova Bussola....sconvolgente, dice anche una frase che è tutto un programma.."""che da un certo punto di vista risultato elettorale ha evitato il peggio"""E SI PERCHE' LORO RIVOGLIONO AL GOVERNO IL PAPI...SI quello che sovvenziona l'orfanatrofio di minorenni in crescita alle OLGETTINE...grande padre e nonno amorevole...alla faccia delle tanto difese famiglie!!! Se partiamo da questi punti di vista, che valutazione possiamo dare del risultato elettorale? La prima osservazione è che se, come si presumeva, la vittoria fosse andata alla coalizione di centrosinistra e questa si fosse alleata con la lista Monti l’Italia sarebbe entrata in un tunnel negativo per quanto riguarda tutti i principi esposti sopra. Il risultato elettorale ha stoppato la vittoria del centro sinistra, che era invece data per scontata. Questo è dovuto ad una notevole rimonta, altrettanto imprevista, del centrodestra guidato dal Pdl. Questo è stato possibile per la volontà di tanti elettori di fare argine alle sinistre, indirizzando i voti sull’unica forza dichiaratamente alternativa alla sinistra. La mancata vittoria del centro sinistra è però dovuta anche ad una sottrazione di voti da parte del movimento di Grillo. Vendola, diventato troppo governativo, non è riuscito a catalizzare i voti di protesta nella coalizione di centro sinistra che sono andati invece al Movimento Cinque stelle, il quale ha indebolito anche Rivoluzione civile, impedendone l’ingresso in Parlamento e, con essa, anche l’Italia dei Valori scioltasi nel movimento di Ingroia. Si può dire che, ""da questo punto di vista, il risultato elettorale ha evitato il peggio."" L’esito modesto della lista Monti merita qualche commento. Su di essa si era concentrata anche l’attenzione di una parte del mondo cattolico. Ad un certo punto si era addirittura diffusa la leggenda metropolitana di un “appoggio” della Conferenza episcopale italiana. Con Monti si erano impegnati numerosi personaggi provenienti dall’associazionismo cattolico … spesso autosospendendosi dai loro incarichi di vertice senza avere la sensibilità di dimettersi. Monti, però, ha sempre negato di assumere come riferimento i valori della natura umana e della famiglia e, negli ultimi giorni della campagna elettorale, ha espresso addirittura un parere favorevole su Emma Bonino alla presidenza della Repubblica. E’ stata un nuova storia dell’avventurismo cattolico in politica finito poi malamente. Non si dimentichi che dentro la lista Monti si è sciolta l’Udc, i cui dirigenti avevano affermato che i principi non negoziabili non dovevano entrare nel programma di governo. Invece sono stati loro a non entrare non solo nel governo ma neanche in Parlamento. I numeri dei partiti in parlamento dicono che governare l’Italia sarà molto difficile se non impossibile. Anche se una minore governabilità può essere in certi casi meglio che una governabilità dannosa, non ci si può nascondere la necessità di una guida per il Paese. Non è chiaro, allo stato attuale, quali alleanze saranno possibili e se saranno possibili dato che, comunque, una maggioranza omogenea alla Camera e al Senato non si potrà avere. Dovremo porre grande attenzione non solo al significato politico delle alleanze ma anche al loro valore culturale.SIC....

Postato da giorgio ferretti il 28/02/2013 16:31

Chi ha di più dia di più. Chi aveva, ed ha, meno ha già dato. Semplice, vero?

Postato da giogo il 26/02/2013 19:08

Io non parlerei tanto di "invidia"...parola grossa e non sempre dimostrabile...innanzitutto analizziamo cosa può provocare l'invidia?? Direi sicuramente "l'ostentazione della ricchezza" con tutte le implicazioni e provocazioni verso la povertà...e di questi tempi le persone sono informate vedono la TV e tutti i mas-media.Poi in altro articolo di questa rivista si parla dei cattolici poco presenti in politica...non tanto mi pare di cattolici ce ne sono...e alcuni versano in precarie condizioni economiche...Berlusconi che si dissangua per il suo harem,Formigoni che fa vita monastica, Casini che si è risposato con una poveraccia,Scajola che...mi fermo qui perchè l'elenco è lungo sconfortante e penoso di tanti cattolici impegnati in politica. Ritornando al risultato elettorale,siamo nel 2013,vi è informazione democraticamente paritaria in questo disastrato Paese?? o la menti sono obnubilate da tanta TV, da tante belle-balle-promesse e molte persone si son "vendute per pochi denari" (vedi "promessa-subdola rimborso IMU).NO perchè se il 25% dei votanti si è lasciato abbindolare da chi ha sempre promesso...ma di fare i propri interessi...cari signori allora abbiamo finito anche la frutta!!Saluti

Postato da Libero Leo il 25/02/2013 23:12

Finalmente ritorniamo alla realtà e lasciamo da parte le tante parole belle e vuote. Guardiamo i numeri che Anfossi molto opportunamente riporta e che rappresentano bene la tragica realtà in cui ci troviamo: “Una disoccupazione crescente, con quella giovanile che si avvia al 40 per cento, la crisi che si annuncia incessante almeno fino alla fine dell'anno, una pressione fiscale quasi insopportabile”. E poi: “Per sostenere il nostro bilancio statale in Italia il prelievo sulle buste paga è del 53,5 per cento, contro la media Ocse del 35,3, mentre la pressione totale sulle imprese è del 68 per cento, contro il 43 per cento medio dei Paesi dell’Ocse.”. Sono dati disastrosi. Anfossi molto opportunamente auspica “incentivi per il lavoro, il taglio di alcuni settori di spesa e un freno alla spesa pubblica. Sarebbe già un risultato eroico e ragguardevole evitare il ventilato aumento dell’Iva di un punto dal prossimo luglio.”. Ma la cosa fondamentale è ridare agli imprenditori la voglia di lavorare in Italia senza emigrare, liberandoli dai tanti orpelli burocratici molto costosi, che li sottopongono a grandi rischi di sanzioni per questioni formali. Il sistema fiscale è tale da scoraggiare ogni iniziativa non solo per la pressione fiscale (Anfossi ci ricorda che è il 68% contro la media europea del 43%) ma per le tante complicazioni inutili e costose, che sono quasi impossibili da rispettare. Sembra quasi che il fisco voglia norme difficili da rispettare, perché così è alta la probabilità che le verifiche fiscali sanzionino irregolarità formali, che, assimilate all’evasione, vengono vantate come successi nella lotta all’evasione, quando sono semplici irregolarità formali. In questo ambiente fiscal-burocratico è molto difficile fare impresa, produrre ricchezza e pagare le giuste imposte allineate a quelle europee. A ciò si aggiunge l’invidia, che spinge a colpire la ricchezza ovunque si trovi; anche quando consiste in risorse aziendali che verrebbero destinate ad investimenti ed incrementi dell’occupazione, se non fossero prelevate dallo stato, che inevitabilmente ne spreca un’elevata percentuale. L’invidia fa spesso pensare: “non sia mai che qualcuno possa avere tanta ricchezza da poter intraprendere nuove attività, creando nuova occupazione e pagando nuove imposte! No! Bisogna assolutamente ridistribuire la ricchezza; in nome della giustizia sociale dobbiamo essere tutti economicamente uguali. Non importa se lo stato poi ne spreca una parte rilevante e ne distribuisce una minima parte ai bisognasi.”. L’invidia accieca e impedisce di rendersi conto che, così facendo, si pongono le basi per un ulteriore impoverimento del paese e, soprattutto, dei più poveri. Soprattutto induce a comportarsi come la falsa madre, che, al cospetto di Salomone, preferì vedere il bimbo morto, piuttosto che assegnato alla vera madre. Come si potrà vincere l’invidia ancora molto diffusa, anche se ben dissimulata, e lasciare che l’operosità umana si esprima liberamente e venga abbondantemente premiata, come nella parabola dei talenti?

Postato da martinporres il 25/02/2013 10:11

Concordo pienamente con l'articolo di Francesco Anfossi, ho l'impressione che ci aspetti una manovra durissima stiamo a vedere su quali categorie incide la manovra.

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