18/12/2010
Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
L’agenda delle trappole ha preso il posto dell’agenda politica delle cose da fare.
E così la Riforma dell’Università non sale agli onori della cronaca perché necessaria o dannosa, ma perché può essere, chissà, la trappola giusta per affondare la maggioranza ed il Governo usciti indenni dal voto di fiducia.
Stesso destino per il decreto “Mille Proroghe”, quella specie di albero di Natale cui vengono appesi, come regali, finanziamenti pubblici di vario genere, proroghe di altri ed una infinità di altri piccoli ammennicoli che trovano in questo ultimo treno dell’anno tutte quelle cose che altrimenti non vedrebbero la luce.
Berlusconi ostenta grande sicurezza e da Bruxelles, dove ha partecipato al summit dei Capi di Governo, si dichiara fiducioso di giungere fino alla fine della legislatura e fare le Riforme promesse che, dopo due anni e mezzo, non hanno fatto neanche capolino dal limbo delle intenzioni del Capo del Governo che si fida, come non mai, della propria capacità di dare per fatte le cose annunciate.
Ma la tranquillità è solo facciata, se è vero che il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi sulla cui testa pende la mozione di sfiducia delle opposizioni in quella che appare la migliore fra le trappole, si dichiara pronto a dimettersi pur di non far venire i sudori freddi al Presidente del Consiglio.
“Triks and traps” , “trucchi e trappole”, dicono gli inglesi; ed a proposito di trucchi prosegue la campagna acquisti con sbandieramento di nuove reclute con Berlusconi che dichiara di avere la in tasca la lista di altri otto deputati, questa volta dell’Udc, passati alla corte di Arcore.
Ma da metà gennaio non ci sarà più posto per trucchi e trappole, perché la Corte Costituzionale deciderà sul legittimo impedimento, la norma che vieta di processare le Alte Cariche dello Stato: se la Corte decidesse di bocciare la norma perché le legge è sempre uguale per tutti, al Cavaliere non resterà che andare alle urne, tentare di vincere e imporre nuovamente un’altra variante del legittimo impedimento. Altra via non c’è, a meno di pensare di avere un Capo del Governo che passa da un’aula di giustizia all’altra o, peggio, condannato.
Ma questa eventualità non se la può davvero permettere nessuno, nemmeno un’Italia da buttare come questa.
Guglielmo Nardocci