29/09/2012
Pierluigi Vigna (Ansa)
Rispondeva alle interviste anche dei giornali “minori”. Per telefono o di persona, a seconda di quel che dettava la sua agenda non si sottraeva al gusto di spiegare le cose, con quell’eloquenza semplice che ha chi alza l’interlocutore allo stesso livello della propria competenza. Solo quando la malattia si è fatta più grave aveva deciso di interrompere il colloquio con la stampa raccomandando anche alle persone a lui più vicine di non far trapelare nulla sulle sue condizioni di salute.
Se ne va così, con la grande dignità e rigore che lo ha sempre contraddistinto Pierlugi Vigna, 79 anni, primo procuratore antimafia e protagonista della lunga stagione di inchieste sulle stragi di mafia degli anni Novanta.
I funerali, che saranno celebrati lunedì mattina, alle 11, nella chiesa di San Miniato al Monte a Firenze, saranno officiati da un monaco benedettino, padre Bernardo Francesco Maria Giani, priore della comunità dei monaci Olivetani di San Miniato. Una comunità che il magistrato conosceva bene per aver partecipato più volte ai seminari, rivolti in particolare ai giovani, sui temi della legalità e della lotta all’usura. Temi che gli erano cari e sui quali riusciva a coinvolgere studenti di scuole e di università.
Nato a Borgo San Lorenzo il 3 agosto 1933, Pierluigi Vigna aveva avuto il primo incarico in magistratura come pretore a Borgo San Lorenzo. Poi una carriera sempre in ascesa come sostituto procuratore delle maggiori inchieste su terrorismo e mafia. Teorico della “linea dura” si è a lungo occupato di sequestri di persona. Sul fronte del terrorismo la sua prima inchiesta di rilievo è stata quella sull’assassinio del magistrato Vittorio Occorsio, ucciso da Ordine nuovo nel 1976. Le indagini portarono all’arresto, il 13 febbraio 1977, del terrorista di destra Pierluigi Concutelli poche ore prima del programmato attentato a Vigna programmato nella chiesa di Santa Maria Novella, a Firenze, nel corso di un matrimonio al quale avrebbe partecipato.
Appassionato di caccia e di scopone – «perché tiene la mente allenata» – da allora il procuratore è stato sempre sorvegliato 24 ore su 24. Dalla strage del rapido 904 al mostro di Firenze, alla strage di via dei Georgofili, Pierluigi Vigna ha coordinato alcune delle indagini più complesse della storia del nostro Paese. Tra i primi a ipotizzare un collegamento tra il terrorismo di destra e la criminalità mafiosa, sostenitore di un maggior coordinamento tra le procure italiane ed europee sul fronte anti mafioso, in prima linea contro il terrorismo rosso e i riflessi in Toscana delle attività di Gladio, Vigna è stato anche uno dei più convinti sostenitori del nuovo codice di procedura penale.
In uno dei suoi ultimi interventi pubblici, lo scorso 30 aprile a Palermo, Vigna, che fu il primo magistrato a ricoprire l’incarico di procuratore antimafia, aveva dichiarato, a proposito dei beni confiscati alla criminalità organizzata, che «bisognerebbe togliere la cittadinanza alle persone condannate in via definitiva per mafia, perché Cosa Nostra viola gli articoli 9 e 47 della Costituzione. La mafia ha tra le sue finalità anche la destinazione di voti mentre il dettato costituzionale dell'articolo 9 dice che il voto è libero e segreto. E poi l'economia mafiosa non ha utilità sociale, come prevede l'articolo 41, ma sono utilità per i mafiosi».
Annachiara Valle