11/01/2011
Don Antonio Mazzi, fondatore della comunità Exodus.
Sta suscitando non poche polemiche, con
intermittenze politiche, la serata di beneficenza,
in discoteca, nella quale è stato
presentato il calendario in memoria di Sarah
Scazzi. Voluto e pensato dal fratello Claudio
e dalla mamma, vorrebbe realizzare un canile
per bastardini in Avetrana.
Tra la ventina di ritratti, spicca il tronista
Giovanni Conversano. Sta qui una buona fetta
del disgusto e dello scandalo. «Come possiamo
dare un’immagine positiva di Avetrana, se
sulla morte di una ragazzina si organizza una
serata con un tronista?», dice il presidente della
Pro Loco. Forse capisco poco, ma ci sarebbero
ben altri motivi per discutere sulla baraonda
mediatica e sull’uso e abuso della tragedia.
Ne ho parlato più volte, pentendomi
sempre, perché mai, come in questi casi, sarebbe
opportuno il silenzio, la riflessione e la
pacatezza nelle indagini.
Per settimane intere, tutti i canali televisivi,
le radio, i giornali, le riviste hanno presentato,
a dispetto dei cittadini, nei modi più superficiali
e sensazionalistici, il caso. A ogni ora
del giorno e della notte, le vicende di Sarah e
della cugina Sabrina, con le due famiglie coinvolte,
hanno fatto irruenza dilaniando spudoratamente
tutte le ore delle nostre intimità.
Non ho mai accettato che nei pomeriggi e durante
la cena venissero proiettati particolari
inquietanti per i bambini e, in certo qual modo,
affascinanti per gli adolescenti.
La banalità delle interviste, il bisogno di
notizie “fresche”, il cicaleccio pruriginoso dallo
spioncino, i primi piani da giallo alla Lucarelli,
hanno trasformato i fatti nel vero Grande
Fratello. Scene pilotate o inventate ogni giorno, spicchi
di cronaca, il parente orco e la nipotina innocente,
il fondo del pozzo, la corda strangolatrice,
il gioco degli orari erano, e sono ancora,
puntate da programmi a luci rosse.
Cambiare per un attimo tutte queste scene,
proponendo una simpatica iniziativa per
salvare i cani abbandonati, credo sarebbe
piaciuto a Sarah. È un modo diverso di parlare
e di usare i mezzi che la cultura giovanile
ci mette a disposizione. Comunque, non facciamo diventare così definitivo
e importante uno che tira a campare,
con un mestieraccio al quale noi continuiamo
a dare troppa importanza.
Se poi, questa volta il tronista, in compagnia
degli altri “figuranti”, fa un’opera buona,
lasciamogliela fare, dando al tutto l’importanza
che ha, senza amplificarla e non facendola
diventare uno show. Ha ragione Claudio: «Noi vogliamo fare solo
un canile perché i cani piacevano a mia sorella,
senza polemiche e senza fango». Per favore,
chiudiamola qui!
Don Antonio Mazzi