24/11/2011
Il Presidente del Consiglio Mario Monti con il Presidente della Commissione Europea Jose Manuel Barroso.
Nel discorso di presentazione del suo
Governo al Senato il presidente del
Consiglio Mario Monti ha sintetizzato
in due parole i compiti che intende affrontare:
l’emergenza e la modernizzazione. Sulla
prima non è possibile nessuna vera discussione:
troppi sono i problemi contingenti di
fronte ai quali si trova la finanza pubblica italiana
perché ogni singola questione e i suoi
aggiustamenti (dal ritorno all’Ici anche sulla
prima casa, fino agli aumenti delle aliquote
Iva e addirittura ai tagli sulle attuali detrazioni
fiscali) possano essere seriamente contestati,
soprattutto dai partiti che hanno assicurato
la fiducia a questo Esecutivo e che hanno
preso atto delle sue intenzioni: «Non solo
sacrifici, ma anche benefici».
La “modernizzazione” è invece qualcosa
su cui appare necessario discutere in base a
princìpi che appartengono alla teoria e alla
prassi della politica in quanto ricerca del bene
comune, anche in una fase storica completamente
nuova rispetto non solo al secolo
scorso, ma almeno dall’Illuminismo in poi:
il lavoro prima di tutto, la giustizia sociale, la
democrazia in quanto sistema di divisione
dei poteri, il superamento dell’antitesi capitale
privato-statalismo, e così via.
Su questo punto è notevole che nella “squadra”
messa insieme da Monti figurino personalità
di indiscussa appartenenza a quel mondo
cattolico che avrebbe finalmente superato
un periodo di silenzio e di irrilevanza successivo
alla fine della Democrazia cristiana e nella
lunga parentesi berlusconiana. I nomi che
più hanno girato a questo proposito sulla
stampa sono quelli di Ornaghi (rettore della
Cattolica), Riccardi (storico e fondatore della
Comunità di Sant’Egidio), Passera (manager
della Banca Intesa-San Paolo), Balduzzi (docente
alla Cattolica e già presidente del Meic),
Giarda (anch’egli insegnante all’Università
del Sacro Cuore) e qualcun altro ci scuserà per
la non voluta dimenticanza.
“Modernizzare”, da questo punto di vista
che possiamo genericamente definire “cattolico”,
significa cercare di mettere in pratica
quanto di più significativo insegna la dottrina
sociale della Chiesa in tema di sussidiarietà
e di tutela della dignità della persona attraverso
il lavoro sottratto alle ingiustizie e agli
opposti privilegi; e dunque corretto nel rapporto
fra le generazioni e fra i garantiti e i
non garantiti.
Ma anche nel campo delle relazioni con
l’Europa la presenza “cattolica” consentirà a
questo Governo di riacquistare per conto
del Paese una credibilità perduta: ed è quello
che Monti si è assunto come primo compito
con i viaggi a Bruxelles e a Strasburgo.
Certo, la politica politicienne continua a farsi
sentire: e la questione dei sottosegretari
ne è il primo esempio. Ma proprio i partiti
sono i primi a sapere che dal Governo Monti
può nascere un nuovo, e migliore, sistema
democratico.
Beppe Del Colle