01/08/2012
I lucchetti simbolo delle unioni omosessuali attaccati alla ringhiera metallica di fronte a Palazzo Marino, dove si svolge il Consiglio Comunale di Milano, dai militanti dell'Arcigay (Ansa).
E così il Comune di Milano ce l’ha fatta.
Ma non passerà alla storia per questo.
L’ha spuntata sul registro delle unioni
civili. Dopo un vivace dibattito fin quasi all’alba.
Non c’è, però, record da primato. Ottanta
Comuni in Italia l’avevano già, anche se pochi
si sono registrati. Qualche mese fa, si è allineata
anche la Napoli di De Magistris. Senza
grandi discussioni. Ma con una specie di “simil-
rito” di inizio convivenza che, per fortuna,
Milano s’è ben guardata dal replicare.
Dopo tanto clamore, la “montagna ideologica”
ha partorito un “topolino di fatto”. A
chi serve questa battaglia? Soprattutto, in un
momento di così grave crisi economica? Il
Paese “brucia”. Ben altre sarebbero le vere
emergenze. L’Italia ha bisogno di pacificazione
tra le forze politiche. Non di inutili “guerre
di religione”. I registri comunali non sono
una priorità, se non per qualcuno. Non certo
per le famiglie. O per la stragrande maggioranza
della popolazione, alle prese con la fatica
del vivere quotidiano.
Ancora una volta, la vecchia politica vuole
tingersi di nuovo. Ma segna l’abissale distanza
che la separa dai problemi reali del
Paese. Cede alle pressioni mediatiche. E privilegia
minoranze molto aggressive. Nel nome
del progressismo e della modernità. Per
rispettare impegni presi in campagna elettorale.
O per adeguarsi ai Paesi dell’Unione europea.
Ragioni risibili. Per lo meno, parzialissime.
Visto il disimpegno su altri temi fondamentali.
Dal risanamento economico alle serie
politiche familiari, mai attuate.
Si discuterà molto, nei prossimi mesi, di tutela
giuridica delle unioni di fatto, eterosessuali
od omosessuali. Dei loro diritti e, forse,
anche dei loro doveri (sempre evanescenti!).
È lecito chiedersi se ci sarà la stessa premura,
a livello locale e nazionale, verso i bisogni
delle famiglie reali, soprattutto con figli.
Quelle, cioè, che assumono impegni concreti
davanti alla società e allo Stato.
Oltre dieci milioni di coppie coniugate con
figli, in Italia, lottano ogni giorno contro la
crisi. Sembra non interessi a nessuno. Quasi
due milioni di famiglie separate, per lo più
con figli minori, non hanno avuto alcun sostegno
nei momenti di crisi. Cioè, prima della
separazione. Così come, dopo, nessun aiuto
è stato dato a padri, ma anche madri, che
vivono lontano dai propri figli. Per non dire
delle tante situazioni familiari, di cui i servizi
non si prendono minima cura.
Altro che famiglie da Mulino Bianco! In Italia
cresce la loro povertà. E il fisco gli si accanisce
contro, in modo iniquo. Il sindaco di
Milano Pisapia e l’assessore Maiorino attuino,
con lo stesso impegno e rapidità (fissando
una data certa), misure fiscali e tariffarie
a favore delle famiglie con figli. Basta ideologie
e “crociate laiche”. La politica segua il Paese
reale. Ripartire dalla famiglia si può. Anzi,
si deve. Senza false “battaglie di civiltà”, che
premiano solo minoranze rumorose.