Rossella Urru, l'incubo è finito

Finalmente libera la cooperante italiana. Gianfranco Cattai, presidente di Focsiv e Aoi: "Il Sahel oggi è una regione particolarmente difficile per la cooperazione internazionale".

18/07/2012
La cooperante italiana Rossella Urru, 29 anni, origini sarde. Era stata sequestrata con due colleghi la notte tra sabato 22 e domenica 23 ottobre 2011 in un campo profughi di Hassi Raduni, nel deserto algerino.
La cooperante italiana Rossella Urru, 29 anni, origini sarde. Era stata sequestrata con due colleghi la notte tra sabato 22 e domenica 23 ottobre 2011 in un campo profughi di Hassi Raduni, nel deserto algerino.

Rossella Urru è finalmente libera. La giovane cooperante sarda, che lavorava per il Cisp (Comitato italiano per lo sviluppo del popoli) e coordinava il campo profughi per rifugiati saharawi nei pressi di Tindouf, nel deserto algerino, lo scorso ottobre era stata sequestrata insieme a due cooperanti spagnoli. E' stata rilasciata dal Movimento per l'unità e il jihad in Africa occidentale nei pressi di Timbuctù, in Mali. «La liberazione di Rossella Urru ci dà un'enorme felicità», è il primo commento di Gianfranco Cattai, neopresidente della Focsiv  (la più grande federazione italiana di organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana) e presidente dell'Associazione delle Ong italiane (Aoi).

«La Urru, insieme a tantissimi altri volontari, uomini, donne, giovani, rispondono alla'appello di aiuto di una terra, il Sahel, dove non c'è nessuno», spiega Cattai. «Come ha ricordato di recente il ministro della Cooperazione Riccardi, l'area saheliana, e in particolare il Mali, rappresenta il nuovo Afghanistan. Noi cooperanti siamo particolarmente attenti a questa zona del mondo, che negli ultimi anni ha subìto un'evoluzione: fino a una decina di anni fa, infatti, il Sahel non presentava pericoli». E aggiunge: «Come Focsiv siamo impegnati in 81 Paesi del mondo con più di 600 interventi. Quest'ampia regione, dal Sahel fino al Senegal, per le associazioni oggi è un'area di intervento prioritaria». Attualmente nei Paesi dell'area lavorano 23 Ong (il 35% delle Ong socie) con la realizzazione di 100 progetti, circa il 15% in corso.

Dopo il colpo di Stato avvenuto lo scorso marzo, il Mali oggi vive una situazione politico-sociale di grave instabilità e insicurezza: più di 360mila persone sono state costrette ad abbandonare le loro case, di queste il 59% sono bambini. La precarietà politica aggrava enormemente una condizione di vita già molto difficile: come denuncia Save the children, in tutta l'Africa occidentale 18 milioni di abitanti stanno vivendo un'allarmante crisi alimentare, che colpisce in modo particolare il Mali (4,6 milioni di persone). Qui, oltre un milione di bambini è a rischio di malnutrizione acuta grave.

Anche Medici senza frontiere lancia l'allarme Sahel: in questa regione - come ha spiegato Michel-Olivier Lacharité, responsabile dei progetti di MSF in Mali, Niger e Ciad - le crisi alimentari sono ricorrenti e cicliche, ma quest'anno altri fattori hanno reso la malnutrizione ancora più elevata del solito. Questi fattori sono i prezzi di mercato più alti, l'instabilità politica nel Nord del Mali e in Nigeria e un'epidemia di morbillo nel Ciad orientale.

Giulia Cerqueti
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Postato da Aquilante il 19/07/2012 20:34

Rimango amareggiata da tanti commenti letti su altre testate, ad esempio (ma non solo) il Corriere della Sera. Accanto a qualche augurio caloroso e sentito c'è il solito - sì, il solito - marasma di lamentele e critiche nei confronti di tutti e tutto. Dello Stato che non doveva pagare, delle Onlus che mandano i volontari in queste zone, della Urru stessa che doveva starsene a casa che c'è tanto da fare anche lì. Qualcuno si è addirittura spinto a prevedere i tanti morti che la Urru avrà sulla propria coscienza in virtù delle armi che verranno acquistate grazie al riscatto pagato. Siamo diventati una nazione triste, in cui ognuno è accartocciato sul proprio tornaconto personale...e chi non lo è fa la figura del fesso nella migliore delle ipotesi. Quando va male ci fa pure quella dell'assassino. Sarebbe da riderci, se non ci fosse da piangere.

Postato da Franco Salis il 19/07/2012 08:54

Adesso è momento di gioia e gioiamo. Samugheo, ieri pareva impazzito: dopo vari annunci vani, finalmente quello giusto: Rossella è libera. Prima che si spengano i riflettori, vorrei brevemente richiamare la tragedia del Sahara occidentale(252.120 Kmq 50.000 circa in meno dell’Italia, con uno sviluppo costiero di 1110 km di cui si parla a mio avviso poco, oppure io sono distratto. Dal XIII secolo i Maqil nomadi provenienti dal l’oriente arabo, entrando in simbiosi con i berberi, anch’essi nomadi e cominciarono a costruire una entità nazionale, caratterizzata da rifiuto di sottomissione, conflittualità intertribale, lingua cultura arabo-islamica, il nomadismo. Si può rilevare che sono tutti tratti che indeboliscono, ma non fortificano l’unità del popolo. La presenza di grandi giacimenti (ancora non utilizzati) di petrolio, materie prime e un mare (oceano) pescosissimo ha spinto i marocchini, resisi indipendenti dalla Spagna, ad occupare militarmente il Sahara occidentale. Seguono in tempi più recenti occupazioni, guerriglia, annessioni, eccidi, fuga nel deserto, risoluzioni Onu per un referendum che proclamasse l’appartenenza e/o annessione al Marocco oppure indipendenza . Per ostilità del Marocco e per la ben nota inefficacia decisionale dell’ONU per motivi storico-giuridici e PER NUOVE FORME DI COLONIZZAZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA, di cui invece non si parla per niente (guai, l’inquisizione, la scomunica!) il referendum si fa ancora attendere, a mio avviso ormai del tutto inutile. Non sono mancati gli aiuti internazionale NON istituzionalizzati, ma “privati” in Toscana, in Emilia e in Sardegna con “Pitzinnos de su mundu”(La Sardegna ha una lunga tradizione di amicizia con l’Africa) cui contribuiscono anche le istituzioni. A questo punto vorrei sottoporre alla attenzione dei lettori una sintesi dei fattori di prevenzione dei conflitti contenuta in una tesi di Laurea Pag. 16 del (suppongo ora dr)Leonello Fani presso l’Università degli studi di Roma “Sapienza”: - le condizioni di povertà economica sono le più importanti cause di lungo termine dei conflitti armati, all’interno di un medesimo Stato, della nostra epoca; - anche i sistemi politici autoritari sono war-prone (essendo caratterizzati dalla cosiddetta negative peace), soprattutto nei periodi di transizione; - la mancanza di una corretta distribuzione della ricchezza e di giustizia sociale può provocare conflitto anche all’interno dei sistemi democratici; - la positive peace, concetto assente in ogni sistema politico attuale, sarebbe la condizione necessaria ad una cultura di pace e giustizia sociale; - il depauperamento di risorse rinnovabili può contribuire in modo significativo allo scatenarsi di un conflitto, ma questa causa non è in genere considerata centrale dagli studiosi, malgrado essa appaia decisamente correlata a condizioni economiche di povertà; - la diversità etnica non è di per sé causa di conflitti armati, anche se le parti in lotta sono spesso identificabili attraverso il dato etnico. Prima di esprimere una opinione, invito a leggere la riflessione di “ Missione e inculturazione” scritto da don Juvenal Ilunga Muja mercoledì 22 dicembre 2010. Adesso la mia opinione: la conversione è un atto violento/arbitrario, frutto di una falsificazione della volontà di Gesù. LA CONVERSIONE SPETTA SOLO ALLO SPIRITO SANTO. Il “missionario” non deve portare la parola di Cristo, ma Cristo: è una cosa ben diversa: la prima è violenza e quindi estranea a Cristo. Deve “raddrizzare i sentieri”, questo, si. Per la evangelizzazione vale lo stesso discorso. Cerco di esprimermi meglio con un esempio: ho visto di recente, non ricordo dove, un’opera bellissima, anche in ossequio alle tradizioni del luogo(Africa) un ”residence”. Domanda: chi è il proprietario di quel manufatto? La missione cattolica ? allora è un atto violento è una forma di colonizzazione, è una ruberia. Adiosu

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