Usa, giustiziata la donna disabile

Teresa Lewis, disabile mentale, uccisa con l'iniezione letale. A nulla sono valsi appelli e proteste. La lotteria della pena capitale, applicata a casaccio in pochi casi.

24/09/2010
L'ultima immagine di Teresa Lewis.
L'ultima immagine di Teresa Lewis.

Il “caso Teresa Lewis” è la perfetta e per questo ancor più drammatica rappresentazione di ciò che davvero è la pena di morte oggi negli Usa. La Lewis, 41 anni, condannata a morte nel 2003, è stata giustiziata ieri notte con l’accusa di aver concepito e organizzato l’omicidio del marito e del figliastro, delitto poi compiuto dal suo amante (Matthew Shallenberger) e da un altro complice (Rodney Fuller).

     Del caso di Teresa (la dodicesima donna a essere giustiziata negli Usa) non è mai importato nulla a nessuno, a parte Amnesty International: né ai giornali né all’americano medio, che in realtà l’ha scoperta proprio grazie alle speculazioni del tanto detestato Ahmadinejad. Perché? Perché se qualcuno se ne fosse interessato, avrebbe capito che il sistema è assurdo. La Lewis non aveva precedenti. E’ una disabile mentale che non poteva concepire piani di nessun tipo. Il suo amante, Shallenberger, confessò di considerarla “scema” e di averla sedotta per sfruttarla; confessione inutilizzabile ai fini processuali perché l’uomo si è suicidato nel 2006. La Lewis fu la prima a confessare, quindi a pentirsi. E’ stata però l’unica dei tre a essere condannata a morte. Eppure per due volte il governatore repubblicano della Virginia, Robert McDonnell, le ha negato la grazia (anche se nel suo Stato l’ultima donna fu giustiziata 92 anni fa) e altrettanto ha fatto ieri la Corte Suprema, nell’indifferenza del pubblico.

     Questo è la pena di morte in America: nulla di paragonabile a quanto avviene in Iran, in Cina, in Arabia Saudita o in Iraq, certo, ma comunque una stupida abitudine a cui nessuno vuole rinunciare. Quelli che ne capiscono la stupidità non hanno il coraggio politico di opporsi. Gli altri non hanno l’intelligenza di accettare la realtà e si attaccano a un simbolo, la massima pena appunto, che è solo una parodia della giustizia. Tra gli Stati Usa che non applicano la pena di morte (18 su 52) c’è per esempio anche quello di New York, cioè la città che per il secondo anno consecutivo è risultata la più sicura d’America. Viceversa il Texas, che dal 1976 è lo Stato che ha eseguito il maggior numero di pene capitali (più di un terzo del totale), non ha alcun dato o statistica da vantare per dimostrare che tanta dovizia di crudeltà serva a tenere sotto controllo i criminali. Solo nel 2005, con la più risicate delle maggioranze (5 sì contro 4 no), la Corte Suprema dichiarò incostituzionale la messe a morte dei colpevoli minorenni all’epoca del crimine: questo in un Paese in cui gli incidenti stradali, il suicidio e l’omicidio venivano prima di qualsiasi causa naturale nelle morti dei giovani tra i 15 e i 19 anni d’età.

     Non c’è, né negli Usa né altrove, un solo studio degno dell’aggettivo “scientifico” che possa dimostrare l’utilità della pena di morte nell’abbassare i livelli della pericolosità sociale. Al contrario, è proprio la situazione americana a rappresentare un caso da studio per dimostrarne l’inutilità e, anzi, la follia. I dati degli ultimi trent’anni dimostrano che negli Usa la pena di morte è applicata, in media, una volta ogni 700 omicidi, il delitto tipico che la prevede. E solo il 2,5% degli assassini viene condannato a morte. Con quelle percentuali, essere spediti sulla sedia elettrica o subire l’iniezione mortale è solo una questione di sfortuna, del giudice a cui capiti, magari anche del colore della pelle o dell’estrazione sociale. Tutto, insomma, e il contrario di tutto. Ma non giustizia.

Fulvio Scaglione
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Postato da FRANCO PETRAGLIA il 24/09/2010 15:57

PERCHE’LE NAZIONI UNITE E GLI ALTRI “POTENTI” DELLA TERRA NON FERMANO LA MANO OMICIDA DEGLI AMERICANI ED ALTRI STATI PSEUDO-DEMOCRATICI? IL CASO TERESA LEWIS, DISABILE MENTALE, HA SUSCITATO PIETA' E GRAVE TURBAMENTO NEL MONDO INTERO. Amatissimo Direttore, il mio cuore è agitato ed il mio animo è sconvolto per l'ennesima esecuzione capitale avvenuta negli USA. E’ un dato di fatto innegabile: la storia dell’umanità- la storia che viviamo quotidianamente- strazia sempre in maggior misura la nostra coscienza per i suoi delitti, lasciando vuoti incolmabili. Far vincere la voglia di morte, come si sta verificando spesso negli Usa e in altri Stati pseudo-democratici, (la cronaca è zeppa) significa ignorare il diritto, le leggi umane e persino la condanna e l’indignazione pubblica. Il caso, però, che ha causato raccapriccio nei lettori di tutto il mondo è quello verificatosi il 23 settembre scorso: Teresa Lewis, disabile mentale, è stata uccisa con un'iniezione letale. Il governo degli Usa è rimasto sordo a tutti gli appelli. Anche la pietà, quindi, è stata uccisa! Di fronte a tanta ferocia, sono certo che nessuna persona di coscienza può trovare giusto e umano che questa omicida sia stata sottoposta a una procedura di morte così crudele e dolorosa. La stessa costituzione americana vieta il ricorso a punizioni crudeli e inusitate. Ed è proprio contro la pena di morte che voglio lanciare il mio “j’accuse”, perché cessi questa cruda violenza che disonora, vulnera e conculca barbaramente i più elementari codici etici, morali e cristiani. Sono assiomaticamente convinto che qualsiasi colpa vada punita con la vita e non con la morte! Io personalmente considero la pena capitale indegna di un paese civile e democratico, e lo Stato non deve avere questo arbitrio o assumersi il compito della vendetta, meno che mai quando non esistano elementi “giusti” dal punto di vista giuridico. Il filosofo Augusto Del Noce diceva: ”Non è uccidendo i colpevoli che si rispetta la memoria delle vittime”. La nostra vita è inviolabile e nessuno può sopprimerla, se non l’Ente Supremo, quale autore assoluto. Mi chiedo sbigottito perché i governanti degli Usa, caparbiamente fanciulleschi, si ostinano a perpetrare questi atti brutali, incivili, nettamente contrari alla loro tanto sventolata democrazia: supplizi letali che, statisticamente, non hanno fatto decrescere la macrocriminalità, neppure la più efferata quando l’uomo, purtroppo, mette a nudo il suo istinto peggiore. La mia mente inquisitiva si chiede ancora perché questo paese dalla bandiera a strisce stellate(che non brillano!) che ostenta tanta civiltà e voglia di progresso, nasconde nei recessi della sua anima tanta atrocità? E’ il caso di esclamare: “Contro la forza la ragione non vale! Perché gli altri “potenti” della terra non fermano la mano omicida degli Americani ed altri Stati pseudo-democratici? Che dolore mi procura sentire e vedere che in Cina le esecuzioni continuano a migliaia ogni anno. Sarebbe molto più giusto, umano e civile rifarsi alla frase biblica :” Nessuno tocchi Caino!” Per dirlo in lingua inglese: “Nobody dare touch Caino”! Basta con il boia! Mi auguro, a cuore aperto e a pieni polmoni, che questa mia riflessione scuota quelle coscienze lungamente cadute nell’abisso più profondo- la cui ragione è obnubilata dal male sordo e dall’ingiustizia. Suvvia, attuali regnanti, ravvedetevi e ascoltate la voce del Signore, quale unica ancora di salvezza e di luce inconfondibile, per amministrare e vivere degnamente, rettamente e saggiamente il vostro potere. Ringrazio caldamente per la cortese ospitalità e porgo molti cordiali saluti. Franco Petraglia -Cervinara (AV)

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