25/02/2011
Il servizio "Montagna sicura" del Corpo forestale dello Stato.
Sono stati quasi sei milioni gli italiani che da gennaio a marzo dell’anno scorso hanno raggiunto qualche località montana o sciistica del nostro Paese, con un incremento del 7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009. Di questi, oltre 2,8 milioni di italiani maggiorenni (rispetto ai 2 milioni del 2009) hanno trascorso una settimana bianca nel 2010, segnando una crescita secca del 40 per cento (fonte Federalberghi).
Ma al contempo si fa sempre più lunga la lista delle vittime della neve: nella stagione 2009-2010 sono stati 214 gli sciatori travolti da valanghe e di questi 47 sono morti e 48 sono rimasti feriti, mentre nella stagione in corso i travolti sono 44, con sette deceduti e 11 feriti, ma il periodo più pericoloso per questo tipo di fenomeni deve ancora iniziare.
Sono i dati principali che emergono dall’ultimo rapporto “Montagna sicura” del Corpo Forestale dello Stato e del suo servizio Meteomont. Se si considera un periodo più lungo, il computo delle vittime è impressionante: le persone travolte da slavine nell’ultimo venticinquennio assommano a 2.042 e di queste 465 sono morte. Ciò significa che, in media, ogni anno 85 sciatori sono coinvolti in questo tipo d’incidente e quasi venti perdono la vita.
È lo sci alpinismo l’attività sportiva di gran lunga più pericolosa. Ben il 48 % delle vittime stava praticando questa disciplina. Segue lo sci “fuori pista” con il 23%, il 19% l’alpinismo e solo l’1% lo sci di pista.
A una prima analisi di questi dati, secondo chi ha stilato la ricerca, vi è una relazione diretta che lega l’incidente alla pratica di attività sportive non controllate. “Negli ultimi dieci anni si è riscontrata una forte relazione tra incidenti da valanghe e cumulo annuale di neve fresca, intensità del vento e rialzi termici repentini”, commenta il dossier. “Ma sono anche aumentati gli incidenti legati alle nuove attività sportive come lo snowboard, l’escursionismo con racchette da neve o lo scialpinismo. La fase critica è la discesa al di fuori delle piste controllate e battute”. Se i cambiamenti climatici, insomma, incidono negativamente, sul banco degli imputati stanno soprattutto i comportamenti imprudenti di chi pratica lo scialpinismo.
Un ultimo dato statistico: a livello nazionale soltanto nel corso del 2010 sono stati registrati 26 milioni di passaggi sulle piste da sci, circa 250 mila passaggi al giorno, con punte di un milione di passaggi al giorno durante i fine settimana.
Alberto Laggia