22/04/2011
Il deputato Remigio Ceroni.
Una volta “finire sui giornali” era poco meno che una vergogna. Adesso è una aspirazione: e meglio ancora se, oltre alla carta stampata, si va a finire in tv. Non che sia difficile. Specie nel mondo politico basta vendersi un po’ troppo scopertamente, o alzare alla Camera un cartello offensivo, o affiggere a Milano un manifestro demenziale, oppure – e questa è la via migliore – avanzare una revisione istituzionale talmente clamorosa e insensata da lasciare allibiti. Come è il caso del deputato Remigio Ceroni, tessera berlusconiana, che chiede tutto il potere non al popolo, come prescrive la Costituzione, ma al Parlamento.
Questo signore sostiene che la sua è una iniziativa personale, non sottoposta al placet delle gerarchie. Mah. I francesi chiamano “ballons d’essai” quelle mosse che assaggiano appunto il terreno, in parte per spianarlo e in parte maggiore per vedere se il palloncino può diventare una mongolfiera. Di simili operazioni non si occupano i leader. L’incarico va a personaggi non tanto importanti da rischiare poltrone e non tanto marginali da non contare nulla. Ideale quindi il ruolo di peone parlamentare, fin qui ignoto ai più ma detentore di un seggio a Montecitorio. Cioè abilitato a presentare proposte legislative.
Quella del deputato Ceroni ha un insigne precedente, autore Lenin. “Tutto il potere ai Soviet”. Si può anzi osservare che, al confronto, quel duro rivoluzionario ci teneva ad apparire un legalitario. Per eleggere i Soviet locali, i cui rappresentanti sceglievano poi i Soviet regionali e nazionali, si procedeva dal basso. Magari era solo una finzione, una procedura guidata. Spesso però la base comunista aveva una effettiva funzione. Che cosa succede invece nella nostra Italia, al giorno d’oggi?
Da noi, altro che votazioni dal basso, via via salendo. Le liste elettorali vengono decise dall’alto, non in base ai meriti e alle capacità individuali ma per conclamata fedeltà ai capi. Per cui, se la proposta del Ceroni venisse approvata, i 314 deputati che credono a Ruby nipote di Mubarak metterebbero in sottordine sia il Quirinale sia la Corte Costituzionale. E non parliamo della magistratura, anch’essa potere dello Stato. Il Soviet all’italiana saprebbe bene come costringerla all’ossequio.
Così è davvero da sperare che il deputato Ceroni abbia avuto da solo questa alzata d’ingegno. E che siano infondati i sospetti verso Berlusconi, al quale il potere senza controlli non sarebbe sicuramente sgradito. Non passa infatti giorno senza che il premier si lamenti per le cavillosità del Quirinale, per le persecuzioni dei giudici, per l’ostruzionismo dell’opposizione, insomma per tutto quel sistema di contrappesi che a lui dispiace ma che in democrazia è indispensabile.
Certo, dal suo punto di vista, un Parlamento che assomigli al Soviet sarebbe un vantaggio. Ma, per il Paese, una soluzione che riabiliterebbe perfino la caciarona dittatura del ventennio, la quale nemmeno si accorgeva che le scuole di mistica fascista (chi non mistica non mastica, si diceva all’epoca) preparavano i quadri del futuro Pci. In definitiva, si affrettino i berlusconiani a sconfessare il Ceroni. Per lo meno, come il compagno Lenin, salverebero la forma.
Marin Faliero