Elezioni, vincono Pd e astensione

Crollo choc dell'affluenza: ha votato il 48 per cento. Il centrosinistra trionfa a Roma e Brescia, si "salva" a Siena e strappa al Pdl alcune storiche roccaforti come Treviso e Imperia

10/06/2013
Ignazio Marino esulta. E' il nuovo sindaco di Roma
Ignazio Marino esulta. E' il nuovo sindaco di Roma

Le comunali non appassionano più. La prima considerazione da fare sui ballottaggi delle elezioni amministrative è questa. Parlare di calo dell’affluenza non sarebbe giusto. Si è trattato di un crollo vero e proprio. In passato, rispetto alle politiche, le amministrative mobilitavano maggiormente l'elettorato chiamato ad esprimersi su problemi concreti della propria città. Ora neanche il municipio è un motivo sufficiente per andare a votare.

Nel secondo turno di domenica e lunedì si sono recati alle urne il 48,51 per cento dei cittadini, meno della metà. 11 punti in meno rispetto al primo turno che aveva registrato un’affluenza comunque bassa: il 59,7 per cento.
A Roma, sfida simbolo di questa tornata, ha votato il 44 per cento. Meno di un cittadino su due.

La seconda considerazione, politica, è che le larghe intese sembrano fare bene più al Pd che al Pdl che insieme alla Lega esce con le ossa rotte da queste elezioni. Il centrosinistra, infatti, vince ovunque. Torna a governare al Campidoglio con Ignazio Marino (vittoria con il 63,9 per cento) dopo i cinque anni di Gianni Alemanno e a Brescia con Emilio Del Bono, dove l’esperienza di governo di Pdl, Lega e Udc è durata una sola legislatura.

Molte storiche roccaforti del centrodestra sono cadute: a Imperia, la città feudo dell’ex ministro degli Interni pidiellino Claudio Scajola, il centrosinistra vince con Carlo Capacci del Pd con il 76,14. Lo sfidante del Pdl Erminio Annoni si ferma al 23,86 per cento; Viterbo, governata per lunghi anni da Alleanza Nazionale e soprattutto Treviso dove il sindaco sceriffo Giancarlo Gentilini vinceva con percentuali bulgare.

«È finita un’era. È finita l’era della Lega e del Pdl. Stop. Adesso Gentilini scompare dalla scena amministrativa e politica», ha detto commentando la debacle. Aveva cominciato a fare il sindaco della città della Marca un’era fa, nel 1994. Due mandati da primo cittadino e altri due come vice del suo pupillo Gian Paolo Gobbo. Ora, a 84 anni, ha dovuto cedere il passo a Giovanni Manildo del Pd.

Il Partito democratico, sia pure per il rotto della cuffia, l’ha spuntata anche a Siena, la città dello scandalo del Monte dei paschi dove centrodestra e soprattutto grillini speravano di fare il colpaccio. Al ballottaggio tra Bruno Valentini, candidato del centrosinistra, ed Eugenio Neri, del centrodestra, ha votato il 54 per cento dei cittadini. Pochissimi in una terra dove l’affluenza è sempre molto alta. Al primo turno, ad esempio, aveva votato il 68,40, nel 2011 addirittura il 76,63 per cento.

E i grillini? Il Movimento 5 Stelle riesce a conquistare la poltrona di due dei tre comuni al di sotto dei 15 mila abitanti nei quali era riuscito ad andare al ballottaggio. A Martellago (Venezia), ha perso la sfida per il ballottaggio: il sindaco eletto è Monica Barbieri (Pd e liste civiche). A Pomezia (Latina) e ad Assemini (Cagliari), invece, i due candidati grillini hanno vinto: il primo è Fabio Fucci, il secondo Mario Puddu.  

Antonio Sanfrancesco
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Postato da giorgio ferretti il 12/06/2013 18:14

Bene o male, i partiti hanno comunque uno "zoccolo duro", oltre alla testa, mi viene da dire. Se gli elettori hanno disertato le urne, é perchè sono stufi di essere gabellati come cittadini. Nessuno ha vinto questa tornata, nemmeno il PD, del resto associato al voto con altri artiti di sinistra. Che le larghe intese, poi, facciano bene al PD é tutto da dimostrare, sicuramente le sconfitta al pdl non fa neanche un baffo.

Postato da martinporres il 11/06/2013 17:31

Ha vinto l'astensionismo. IL PD è l'unico partito da avere un minimo di struttura territoriale, per questo esce da vincitore. Nel PDL volge al tramonto l'era Berlusconi, ma sia a livello locale e sia a livello nazionale non si vede una classe dirigente sufficentemente rappresentativa. La lega non è mai stata un partito ma un feudo della famiglia Bossi, fa la fine che si merita.

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