Violenza in Kashmir, pace in Iraq

La provocazione del pastore Terry Jones non ha dato i frutti sperati dai fondamentalisti. Le speculazioni intorno al Corano dell'estremismo islamico.

13/09/2010
La polizia indiana durante gli scontri nel Kashmir.
La polizia indiana durante gli scontri nel Kashmir.

Tredici morti nel Kashmir, la regione a maggioranza musulmana dell'India dove da molti anni il movimento indipendentista soffia sul fuoco della rivolta. E almeno 7 di quei morti sono stati provocati dagli scontri con la polizia dopo che una folla di migliaia di musulmani aveva assaltato una scuola cristiana a 45 chilometri dal capoluogo Srinagar.

     Il pretesto per l'assalto? Il rogo del Corano minacciato dal pastore Terry Jones in Florida (Usa). La parola "prestesto" l'abbiamo usata con piena consapevolezza, perché ai musulmani del Kashmir di Jones e delle sue mattane non importa nulla. A loro, semmai, importa riunirsi al Pakistan o conquistare l'indipendenza. Ma ai loro capi l'occasione dev'essere sembrata troppo ghiotta per non approfittarne. I vari Terry Jones del mondo sono proprio quanto serve agli agitatori dell'estremismo islamico. Come in Pakistan, dove l'agenzia Fides documenta pesanti discriminazioni ai danni della minoranza cristiana nella distribuzione degli aiuti. La disgrazia collettiva, la polemica inutile e pretestuosa, l'iniziativa balorda sono il brodo di coltura in cui gli ispiratori della violenza e del terrorismo nuotano con più agio.

    E' una realtà che dovremmo tener presente anche in Italia. Il numero dei musulmani nel nostro Paese cresce, lentamente ma inesorabilmente. Sempre più spesso, da Milano a Cagliari, si leva la loro richiesta di avere luoghi decenti per la preghiera. Ai nostri politici il compito di avere un sussulto di responsabilità. Tra bruciare il Corano e negare con ogni pretesto una moschea, c'è meno differenza di quanto si pensi. E paragonare l'arcivescovo di Milano, cardinale Tettamanzi, a un aspirante imam, rende assai più simili a Terry Jones di quanto ci si renda conto. Molto, molto più civile il grande ayatollah sciita Al Sistani che da Najaf (Iraq) ha ammonito i musulmani a "mantenere il massimo contegno e non tentare azioni ostili contro i cristiani". Ha affiancato nel migliore dei modi tutti i vescovi che, dalla Terra Santa all'Iraq, dall'Italia agli Usa, hanno condannato senza ambiguità chi voleva bruciare un Testo comunque sacro a oltre un miliardo di persone.
  
  

Fulvio Scaglione
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