23/08/2012
Antonio Conte, allenatore della Juventus (questa foto: Reuters; foto di copertina: Ansa).
Detto dei grandi (insomma…) temi del campionato che va a incominciare, diciamo – al netto di Scommessopoli e dei suoi strascichi: e non è facile forzare così pensieri e ragionamenti mentre impera la gelatina - delle squadre che in alcuni casi sono incomplete e intendono approfittare della fine ufficiale del mercato, il 31, vigilia della seconda giornata, non solo per rifinire il loro organico,addirittura rimediando ad eventuali clamorosi deficit evidenziati dal primo turno, ma addirittura per cercare, in extremis, grossi valori nuovi.
Non tanto con l’acquisto sensazionale di un giocatore famoso (qualcosa però accadrà, ne siamo quasi certi: e non è eticamente bello pensare che scendono in campo uomini che potrebbero presto trovarsi a giocare contro i loro attuali compagni), quanto con l’inserimento all’ultimo di un giocatore leggero di nome ma pesante di importanza negli schemi di gioco.
Se pure gli schemi esistono, come il gran parlare dei competenti ed anche il gran guadagnare degli allenatori che custodiscono i migliori segreti tattici fa, farebbe credere.
Buffon festeggia con gli altri juventini la conquista della Supercoppa a Pechino (Reuters).
Mercato o no, e tenendo conto anche di possibili ulteriori inserimenti di club stranieri, e di variazioni anche pesanti in extremis, è comunque innegabile che la Juventus campione si è rafforzata. “Dissolto” Del Piero, del quale si parla sempre meno, sono arrivati giocatori di nome medio e pensiamo di utilità grande: Asamoha e Isla dall’Udinese, Giovinco, un ex, dal Parma, più del consunto Lucio dall’Inter. Il club ha speso assai, anche per assicurarsi alcuni giovani di grandi promesse e di cognomi per ora piccoli, intanto che si è impegnato a lottare a colpi di milioni per il top player, l’acquisto di grido.
Scommessopoli o no, Conte rimane l’allenatore/trascinatore. E rimane in piedi il contenzioso con la Federazione e l’Inter per due scudetti, intanto che si staglia sempre più l’importanza di avere e sfruttare uno stadio di proprietà, ideale per dare un senso emotivo forte al “giocare in casa”, per richiamare gente col senso di possesso oltre che di appartenenza, e dunque richiamare denaro assortito.
La Juventus inoltre ha vinto la Supercoppa a Pechino sul Napoli, dando il senso di una restaurazione del suo prestigio vicina, per le rivali, alla rinascita della soggezione arbitrale: un merito, questo, nel calcio realistico e concreto e, se del caso, cinico.
Antonio Cassano durante un allenamento della Nazionale (Reuters).
Il Milan ha perso mezza squadra ma soprattutto Ibrahimovic e Thiago Silva. L’austerity del nuovo Berlusconi può essere un piano calcistico intanto che politico: la modestia che sostituisce l’opulenza. In Italia pensiamo che la squadra rossonera terrà ancora, in Europa un chissà grosso così.
Cassano all’Inter per Pazzini è un bluff reciproco, che nel calcio può persino funzionare, almeno per metà. Anche l’Inter ha perso mezza squadra anzi di più, ma molti dei suoi vecchi sono stati “abbandonati” scientemente. I ricambi non danno garanzie forti di prossimo ritorno del club nerazzurro ai fasti legati alla sua tradizione e alla intatta disponibilità economica di Moratti: però c’è l’allenatore Stramaccioni che ha il grave difetto di costare poco, ma che garantisce sperimentazioni con i giovani, e questo è gia qualcosa.
Noi vorremmo potere scrivere che la vera rivale della Juventus è l’Udinese, con il suo ricambio continuo e produttivo: acquisti a basso costo, specialmente all’estero, valorizzazione in campionato, cessioni alle grandi con enormi plusvalenze, altri acquisti. Però fra tensioni legate ai preliminari della Champions League e implicita coalizione dell’establishment del lusso acciocché una piccola non diventi troppo clamorosamente e troppo economicamente campione d’Italia, pensiamo che il club dovrà pagare un certo dazio, tutto suo e molto pesante.
Così si scivola, fra attese e pronostico, sul Napoli, che ha perso Lavezzi intanto che ha ripreso a Pescara Insigne cannoniere in B, e che faticherà sino all’ultimo per non perdere altri grandi, forte comunque della sua consistenza intesa come pubblico caldo e grosso e presidente ricco e furbo.
O ci si ferma e ci si sofferma a Roma: più la Roma del favoloso vecchio Zeman reduce dal miracolo a Pescara e di Totti umile (si spera) al servizio pieno della squadra e soprattutto di Destro e Balzaretti, che la Lazio che cambia poco in campo, moltissimo in panchina con l’oggetto misterioso Petkovic.
Il resto è confusione, mischia, speranze varie. La Fiorentina sembra leggermente più su, nel pronostico, delle altre, il Bologna pare quello meglio rafforzato. Il Genoa e la Sampdoria che torna in A sono squadre diversissime come uomini da quelle di prima, ma ci sembrano eguali come stazza (decorosa) complessiva. Sul livello solito si annunciano Palermo, Cagliari, Parma e Catania.
Chiamate a fare un calcio aperto e chiaro Atalanta, Chievo e soprattutto Siena, società troppo invischiate in Scommessopoli. Salito dalla B, il Pescara si è cambiato tutto e rischi, simpaticamente ma rischia.
Resta il Torino, tre anni di B e un ritorno storico per il club dei destini incrociati e assortiti, con prevalenza del tragico. Si è mosso sul mercato soprattutto con prestiti giocatori di valore medio però ben legati all’allenatore Ventura che ama far giocare il buon calcio, ha un portiere esperto, se riesce a fare subito qualche risultato forte poi può dare molto alla sua tifoseria vessata da troppi eventi duri e persino al calcio italiano tutto. Lo scriviamo pensando che il calcio sia ancora uno sport, e che molte sue cose non vengano decise da scommettitori che riescono a ferirlo, ed a ferirci, magari operando in posti lontani.
Gian Paolo Ormezzano