Contador, tiranno e gran signore

Il Giro d'Italia si avvicina al bilancio, ma ci vorranno mesi per sapere se lo spagnolo avrà vinto davvero.

27/05/2011
Paolo Tiralongo.
Paolo Tiralongo.

 Il Giro d’Italia è arrivato, via Mottarone, a Macugnaga, trovando la prima giornata di vera pioggia nel lungo suo andare, cominciato il 7: ancora salita, ancora lo spagnolo Contador controllore in una corsa che più spagnola non si può. A quota 1360 successo di Paolo Tiralongo, siciliano, dieci anni di professionismo senza una vittoria. 

Contador nel finale ha staccato di pochi ma significativi metri tutto il resto del ciclismo del Giro, si è affiancato al suo ex compagno di squadra in fuga ormai disperata e lo ha esortato a tener duro, così da conquistare per pochi metri il successo. Tiranno e gran signore, mica facile. Solo il ciclismo si permette queste acrobazie tecnico-sentimentali, il ciclismo anche dolce e però mai dolciastro.

Ora un sabato con altre due montagne piemontesi, quella aspra e quasi selvaggia del Colle delle Finestre, con discesa tremenda, quella addolcita e turistica del Sestriere (traguardo finale sopra i 2000, comunque). Sembra che gli anti Tav dalla Val di Susa abbiano deciso di lasciar passare la corsa, usandola casomai come cassa di risonanza per la loro lotta al treno superveloce. Domenica cronotappa conclusiva a Milano, pochi chilometri, una kermesse, il Giro al ballottaggio dell’affetto con la città sua storica, che l’anno scorso lo fischiò sentendosi da esso trascurata.  Si è detto di edizione durissima della corsa rosa 2011, con nell’insieme troppe salite (e otto arrivi in salita).

Ma sommare i dislivelli è un giochetto assurdo. Un bimbo di pochi mesi nella culla “pedala” ininterrottamente per ore, muovendo le sue gambettine, e se si sommano tutti i suoi movimenti va a finire che scala uno Zoncolan al giorno. Conta come sono pedalate le salite, non quante sono e neppure quali pendenze presentano. E in questo Giro vengono pedalate come vuole Contador, che però non si sa bene se si risparmia in vista del Tour o della vita tutta.  

Sul 29enne campione spagnolo tutti o tanti a dire che, da come vince e controlla le corse, pare un grande, quasi alla Coppi o alla Merckx, uno che potrebbe anche diventare il primo al mondo capace di aggiudicarsi nella stessa stagione Giro e Tour e Vuelta, in Italia e Francia e Spagna. Però il 2 luglio parte il Tour e non si sa se lui sarà al via, timoroso dell’accoglienza della Francia che lo ha pur sempre condannato per doping.  Sì, perché l’anno scorso Contador ha dominato per la terza volta la “grande boucle” (grande ricciolo, lo sapevate?), ma la sua vittoria non è stata mai ufficializzata: un prelievo antidoping ha denunciato la presenza di clenbuterolo, sostanza vietatissima.

Lui ha parlato di incolpevole assunzione di carne avariata. Per la legge francese lui è un reo, due anni di squalifica, la federazione spagnola ha reagito e lo ha difeso inscenando una inchiesta che prima gli ha dimezzato la sospensione poi lo ha assolto del tutto, rendendolo libero di gareggiare. La federazione internazionale e l’agenzia olimpica contro il doping (Wada) a questo punto hanno fatto appello chiedendo la chiarezza di una sentenza ultima al Tas, il tribunale sportivo massimo, che sta a Losanna. Decisione però slittata a fine luglio e magari anche a inizio di settembre, stante la complessità delle analisi, che coinvolgerebbero anche altre sostanze. Contador può andare al Tour, per ora è un pedalatore assolto: andare a vincere il Tour 2011 senza sapere se gli toglieranno o no il Tour 2010.

Paradossale, a dir poco. Fra i più interessati all’esito della contorta vicenda il nostro Ivan Basso, che ha scelto quest’anno di correre soltanto il Tour pensando ad avversari non terribilmente forti, dunque non a un Contador in gara. Il quale Contador intanto ha conquistato ulteriormente ma anche misteriosamente (se si pensa che è pur sempre un atleta “sotto sospetto”) folle di tifosi e/o estimatori in questo Giro, dove ha spartito il pianto per la morte in corsa di un giovane belga e la notizia della morte accidentale “extrabici” di un anziano corridore spagnolo suo grande amico, dove ha resistito ai fischi ignoranti di chi voleva attribuirgli la cancellazione dal tracciato di una discesa pericolosa, dove è riuscito a mettere in fila i nostri Michele Scarponi e Vincenzo Nibali, quelli del probabilissimo podio con lui, senza umiliarli, anzi lasciando che si esprimessero al meglio, al massimo, raccogliendo giusti evviva (mica è una colpa sbattere contro un Contador…).
 
Manca poco al compimento del suo secondo capolavoro in rosa (ancorché con imbarazzanti sfumature diciamo legali di grigio), manca molto, troppo ad un suo chiarimento legale in giallo: il tutto riflette comunque la grande confusione nel mondo di chi pure sacrosantamente combatte o cerca di combattere il doping. Da far pensare che altri celebri importanti sport, i quali badano bene a non darsi controlli profondi, seri, sistematici, non abbiano poi tutti i torti…

Gian Paolo Ormezzano
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