10/03/2012
Antonietta Di Martino (Ansa)
Antonietta Di Martino, come sempre. Comunque vada quando c'è una gara che conta lei c'è. Sembra non patire nemmeno la patente di salvatrice della patria che da un po' ormai l'accompagna, in un'atletica azzurra spesso aggrappata ai suoi salti come all'ancora di salvezza della faccia.
C'è un'altra giornata davanti prima di dire che anche stavolta è stato così, ma il carattere di Antonietta resta per l'atletica italiana una buona, rassicurante notizia, una certezza che c'è a prescindere. Anche se non è più una ragazzina, anche se il tasso tecnico di questa gara al coperto di Istanbul, non è stato eccelso: è bastato l'1,98 per vincere, l'1,95 per l'argento, una misura misera che ha giustiziato però anche la campionessa del mondo Anna Chicherova, l'unica forse che abbia dimostrato lo scorso anno d'avere nelle gambe in potenza un primato mondiale fermo a 2,09 dal 1987.
Non stavolta però. Non che mancassero le avversarie: c'erano tutte le migliori, tranne la croata Vlasic, ma nessuna ha brillato. L'oro è andato a Chaunte Lowe, rientrata ora dalla seconda maternità. Antonietta è di nuovo d'argento, lo era già stata, con una misura di ben altro spessore, al Mondiale del 2007 all'aperto. Da allora un titolo europeo al coperto e un bronzo mondiale all'aperto, sempre lì, con le prime, che spesso rispetto a lei contano sul vantaggio di venti cm di statura in più, che nel salto in alto aiutano.
Non ha esultato Antonietta vedendo cadere l'asticella che la lasciava comunque d'argento: buon segno, segno che comunque avrebbe chiesto a sé stessa di più. A cinque mesi dai Giochi ci sta che la forma vera sia lontana. Ma a Londra per il podio ci vorrà altro, l'Antonietta dei tempi migliori, per esempio, quella che ha da Pechino 2008 un conto aperto con l'unica serata storta degli ultimi anni e che sarebbe bello riscattare.
Elisa Chiari