30/03/2011
Un ragazzo con sindrome di Down che pratica taekwondo.
«Essere differenti è normale, anche nello sport»: è
il canovaccio di un vademecum realizzato dalla Federazione sportivi con
disabilità intellettiva relazionale (Fisdir) presentato in occasione della Giornata
mondiale delle persone con sindrome di Down. Anima e cuore all’iniziativa li ha
dedicati il presidente della Fisdir Marco Borzacchini, che considera il manuale
una sorta di «pietra miliare per i ragazzi con sindrome di Down». Che sono
1.420 in Italia, e con un briciolo di informazione potrebbero anche
raddoppiare.
«E' un progetto portato avanti insieme al CoorDown (ccordinamento nazionale delle associazioni delle persone con sindrome di Down)», spiega Borzacchini, «sono bastati pochi minuti per capirci su
intenzioni e obiettivi di uno strumento che servirà alle famiglie per
avvicinare i loro figli alla pratica sportiva. Un'attività ludica intesa come strumento per garantire crescita
e totale integrazione dei ragazzi all’interno di una società in cui lavorano,
studiano e fanno sport». Prosegue Borzacchini: «Abbiamo due iniziative in programma, entrambe con lo
scopo di avvicinare il più alto numero di ragazzi allo sport», spiegando ulteriormente che i progetti «cominciano quest’anno con i
ragazzi della categoria C21 (quelli con sindrome di Down) e proseguiranno
il prossimo anno con le scuole, visto che grazie ad alcuni programmi mirati
cercheremo di avvicinare gli studenti con leggera disabilità mentale all'attività
fisica».
Da parte del presidente anche un input: «Dobbiamo avvicinare i ragazzi
allo sport cercando di offrire una corretta informazione alle famiglie: è
proprio l’informazione che manca, perché quando i genitori cominciano ad accorgersi
delle problematiche dei figli, della disabilità, vanno alla disperata ricerca
di informazioni. E spesso, nella speranza di riuscire a far svolgere al bambino
un’esistenza il più normale possibile, ricevono informazioni
sbagliate o stereotipate, legate cioè al sentito dire più che alla realtà». Per
la cronaca, il vademecum è nato da un’idea di Luca Pancalli, presidente del
Comitato italiano paralimpico (Cip), pronto a spiegare che «l’uguaglianza e l’inclusione sociale partono
proprio dallo sport, fondamentale per i ragazzi della famiglia paralimpica».
«Siamo all’alba di una nuova era che
condurrà anche gli atleti con sindrome di Down ad essere reintegrati nei Giochi
Paralimpici a partire da Londra 2012», dichiara lo stesso Pancalli. A raccontare la sua esperienza di atleta con sindrome di Down è Paolo Alfredo
Manauzzi, 20enne campione del mondo di nuoto ad Albufeira, in Portogallo, nel 2008 e a
Taipei, in Taiwan, lo scorso ottobre: un titolo, quest'ultimo, conquistato con relativo
primato del mondo nei 100 metri farfalla. «Mi alleno quattro volte la settimana», spiega Manauzzi, «ma la soddisfazione è tanta, anche perché mi piace
essere fermato per le strade di Sermoneta, il mio paese in provincia di Latina, dalla gente che mi chiede se sono
davvero il campione del mondo». E rivela il segreto della sua capacità natatoria: «La mia forza è pane e nutella».
Massimiliano Morelli