28/08/2012
La bandiera olimpica a Rio de Janeiro, in Brasile, sede delle prossime Olimpiadi tra quattro anni (Ansa).
Spagna nel 1992, Usa
nel 1996, Australia nel
2000, Grecia nel 2004.
Poi Cina (2008) e Brasile
(2016), con l’intermezzo eccezionale
della Gran Bretagna
che, con gli ultimi Giochi, è
diventata la prima città a organizzare
tre Olimpiadi
(1908, 1948 e appunto 2012). La scansione delle sedi
olimpiche (anche invernali:
Russia nel 2014 e Corea del
Sud nel 2018) dà la misura di
quanto stia cambiando il
mondo. E il Brasile (Olimpiadi
nel 2016, Mondiali di calcio
nel 2014 e Giornata mondiale
della Gioventù nel
2013) si candida a diventare
per i prossimi anni il centro
di questo mondo nuovo.
La statua del Cristo Redentore domina dall'alto Rio de Janeiro, dove è già arrivata la bandiera olimpica per i prossimi Giochi del 2016 (Ansa).
Spesso serve il grande
evento per accorgersi di certi
fenomeni. Ma ci sono correnti silenziose che, invece, parlano
chiaro. Qui sul sito Giuseppe Caffulli
ha già raccontato che nel 2011
gli italiani che hanno chiesto
un permesso di soggiorno
per motivi di lavoro in
Brasile sono stati 72 mila,
con 280 mila portoghesi, 62
mila spagnoli, 92 mila giapponesi.
È il più concreto degli
omaggi a un Paese che, ancora
oberato da contraddizioni
e sacche di povertà estrema,
ha realizzato un miracolo
non solo economico ma sociale.
Il 27 ottobre del 2002,
quando Lula divenne presidente,
il real, la valuta brasiliana,
crollò rispetto al dollaro,
la Borsa sprofondò, il rating
internazionale del Paese
divenne una barzelletta.
Ma nei dieci anni successivi
sono stati creati 15 milioni
di posti di lavoro e 28 milioni
di persone (il 15% della
popolazione) sono state sottratte
alla povertà. L’anno
scorso il Brasile è cresciuto
del 7,5 per cento. I Giochi
vanno nel posto giusto.
Fulvio Scaglione