18/03/2011
Il presidente dell'Inter Moratti con Samuel Eto'o.
Dicono che all’Inter sia andata bene: nei quarti di finale (5-6 e 12-13 aprile) della Champions League le toccherà lo Shalke 04, squadra tedesca attualmente di bassa classifica (il tecnico Magath ha di recente perso il posto), dove lo spagnolo Raul, ex stellissima del Real Madrid, segna molti gol ma non sembra, da solo, poter bastare per la cosiddetta impresa.
Lo Shalke è la squadra della città di Gelsenkirchen: all’Inter, che giocherà l’andata in casa, a suo tempo toccò di dover “decriptare” un’altra squadra tedesca di una città con il nome da tabellone di ottico: Moenchengladbach, sede di un Borussia (l’altro è di Dortmund) e posto di una lattina di birra che colpì il nerazzurro Boninsegna e a tavolino evitò alla squadra italiana un’umiliante eliminazione...
José Mourinho, ora allenatore del Real Madrid.
Inglesi e spagnole contro
Si diche che l’allenatore Leonardo in nerazzurro batte addirittura, quanto a fortuna,
il suo predecessore Mourinho. Non siamo d’accordo: ormai a questo
livello di valori e soprattutto di usura stagionale è piccolo il gap fra
squadre dai lombi magnanimi e squadre di modesto proletariato.
Naturalmente il Chelsea di Londra, che ha avuto in sorte il Manchester
United e/o il Manchester United che ha avuto in sorte il Chelsea, per
una sfida “spaventosa” all’interno del calcio inglese, stanno sulla
carta peggio assai dell’Inter, che passando il turno incontrerà una
delle due in semifinale (26-27 aprile). Da ricordare, per chi ama i
ricorsi, che nello scorso torneo l’Inter arrivò alla finale vinta sui
tedeschi del Bayern Monaco sconfiggendo il Chelsea nei quarti e il
“facile” Cska di Mosca in semifinale (quest’anno finale a Londra,
Wembley, il 28 maggio).
Casomai la fortuna dell’Inter e di Leonardo è da considerare e da invidiare guardando
l’altra metà del tabellone di marcia della competizione, dove il
Barcellona incontrerà lo Shaktar di Donetzk, squadra ucraina che ha
umiliato la Roma e che gioca un calcio abbastanza elementare,
verticalizzatissimo, che potrebbe addirittura dar luogo, nel confronto
con il calcio orizzontale, parente stretto del calcetto, dei catalani, a
qualcosa di buffo e dunque di pericoloso per i teoricamente più forti.
Intanto il Real Madrid di (toh) Mourinho dovrà battere il Tottenham,
squadra londinese di seconda fascia in campionato, capace comunque di
far fuori il Milan. Poi, se dovessero qualificarsi, le due spagnole si
scontreranno fra di loro, una sfida per l’Europa dopo tante sfide
interne per gli allori spagnoli, una partita che verrebbe definita “el
superclasico”, visto che “el clasico” vale per il calcio iberico.
L'arbitro francese Vautrot.
Lo scandalo europeo della Roma
Non sappiamo a questo punto dire se maggior fortuna sarebbe per l’Inter non
avere il Barcellona che ultimamente ha vinto sin troppo, quasi
annoiandosi, e che però l’anno scorso la stessa Inter ha piegato, o il
Real Madrid tornato dopo sei umilianti stagioni europee a disputare i
quarti di Champions League. Per il giornalismo sportivo italiano meglio,
si capisce, Mourinho che Guardiola, nel senso di allenatori da sfidare,
titillare, irritare, sfruttare.
Fortuna dell’Inter
sì, ma sottoposta a esiti speciali e condizionamenti pesanti per
rivelarsi facilmente in tutto il suo splendore. E fortuna da trattare
con i guanti. Le dichiarazione/confessione di Riccardo Viola, figlio di
Dino presidente di una Roma da scudetto e da finale di Coppa dei
Campioni, possono handicappare il calcio italiano e di riflesso l’Inter
che lo rappresenta. Un reato commesso e prescritto, che risale al 1984, è
stato raccontato nei dettagli: 100 milioni di lire dal club
giallorosso all’arbitro francese Vautrot per ottenere i suoi favori
decisivi nell’impresa di far fuori nella Champions League di allora gli
scozzesi del Dundee (per i giallorossi 0 a 2 lassù ma poi 3 a 0 in casa)
possono oggi significare sospetto, avversione, sdegno nei riguardi del
nostro calcio e delle sue brutte abitudini.
Anche l’arbitro più capace e
onesto e intanto sorvegliato del mondo potrebbe risentire dell’impegno
diciamo etico a non favorire comunque gli italiani, neppure fischiando
con la massima buona fede sciorinabile. La rivelazione ha vanificato,
per quello che poteva essere un nostro vantaggio, gli effetti della
polemica – cominciata col pissi-pisi bao-bao e finita presto - fra
Barcellona e Real Madrid su un antidoping morbido con il calcio o meglio
i celebri calciatori della capitale di Spagna.
Gian Paolo Ormezzano