21/05/2012
Giocatori e dirigenti del napoli festeggiano la conquista della Coppa Italia contro la Juventus (Reuters).
Il calcio italiano si gode, si fa per dire, le penultime vicende agonistiche nazionali, cioè la vittoria del Napoli sulla Juventus in finale di Coppa Italia e il ritorno in serie A, con un turno di anticipo, del Torino dopo tre anni e del Pescara, dopo venti. In attesa del campionato europeo (8 giugno-1° luglio in Ucraina e Polonia) e in attesa delle sentenze di Scommettopoli. Si aspettano condanne che saranno dosate con cura, nei tempi e nei modi,
per non fare a pezzi il sistema, il palazzo, il giocattolo, insomma
quella cosa di cui non possiamo fare a meno e che patisce un
mega scandalo in cui è coinvolto da un’accusa anche l’allenatore più
amato dagli juventini, cioè dal partito di maggioranza del tifo
italiano, il fresco “scudettato” Antonio Conte, indagato relativamente
al tempo in cui allenava il Siena.
Tifosi del Napoli in festa. Ma il casco, rigorosamente obbligatorio, dov'è? (Ansa).
Penultime vicende perché le ultime riguarderanno i play off di serie B, dal 30 maggio al 6 giugno, per scegliere la terza squadra promossa in serie A, fra Sassuolo, Verona, Varese e Sampdoria. E si deve notare che, a meno di sconvolgimenti giudiziari che tolgano squadre e liberino posti in serie A, nella prossima stagione il derby cittadino non potrà avere il record delle cinque versioni, come si era ipotizzato: perché è vero che ritorna quello di Torino e si aggiunge a quelli di Milano e Roma, i play off al massimo potranno potarci il derby di Verona (promozione del Verona anti Chievo) o di Genova (promozione della Sampdoria anti Genoa). E pensando a come gli ultras del gruppo-vandali aspettano occasioni speciali di tensione per commettere crimini o cretinate, non riusciamo proprio a essere delusi da ciò.
Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis stringe la mano ad Alessandro Del Piero durante la cerimonia di premiazione della Tim Cup tra Juventus e Napoli allo stadio Olimpico di Roma (Ansa).
Prima il Napoli o prima il Torino (e il Pescara)? Prima il Napoli. Perché la Coppa Italia a Roma, con l’inno di Mameli e la presenza di alte autorità dello stato e la bella coreografia della premiazione, merita considerazione alta; perché il Napoli è stata la sola squadra nella stagione capace di battere, e con merito, la Juventus nei 90’ regolari (il Milan ce l’aveva fatta nei supplementari di Coppa, finendo comunque eliminato); perché il Napoli, quinto in campionato con forse troppi alti e bassi ma con spesso bel gioco, è stato bravo assai in Champions League, arrivando quasi ed eliminare quel Chelsea che poi ha vinto il trofeo; perché il Napoli ha un presidente, Aurelio De Laurentiis, capace di rilanciare alla grande il club, con idee chiare e poco palazzo e neanche troppi milioni da buttare, e però con un pubblico straordinario; perché sarebbe pazzesco che il nostro calcio continuasse a snobbare una manifestazione che all’estero vale quanto il campionato e che sinora è stata meno avvelenata del campionato da brutti intrugli.
Da dire anche che la partita di Roma dovrebbe essere stata l’ultima di Alessandro Del Piero in Italia o quantomeno tesserato per il calcio italiano. Usiamo il condizionale: la vicenda della fine”pratica” di un amore che tutti dicono comunque eterno come quello fra il club e il giocatore, il contrasto fra tutti che piangono il suo addio e lui che impeccabile ringrazia e non piange mai, fanno pensare all’esistenza di qualcosa di misterioso, bello o brutto ma per ora misterioso.
Tifosi del Torino Calcio festeggiano il ritorno della squadra in Serie A in piazza San Carlo (Ansa).
E ora il Torino, che disturba assai l’operazione di divisione degli utili da diritti televisivi, perché col suo passato e col suo vasto bacino d’utenza concorrenzia un bel po’ le grandi, che avrebbero preferito in A un Sassuolo, tanto per dire, che si prende appena una fettina della torta. Il Torino di Urbano Cairo, presidente accorto e non di disponibilità faraoniche, e di Giampiero Ventura, allenatore sapiente e intanto “caliente”, che ha ridato alla “granateria” il gusto del gioco e anche dell’orgoglio, dovrà restituire tanti giocatori avuti in prestito e dovrà probabilmente privarsi, per ragioni di bilancio, di Ogbonna, il difensore, africano di origini ma per il resto tutto italiano, che è uno dei maggiori talenti in circolazione e che Prandelli ha preselezionato per gli Europei. Prevedere sofferenze ulteriori per la tifoseria forse più appassionata ma sicuramente più massacrata dal destino, è cosa dolente ma logica: sempre credendo nelle risorse dell’entusiasmo contagioso (dai tifosi ai giocatori al presidente), il che ogni tantissimo non significa anche credere nelle fiabe. E comunque si deve dire che era più il Torino, col suo gran nome, a mancare alla serie A che non la serie A a mancare al Torino.
La gioia dei tifosi del Pescara per la promozione in Serie A (Ansa).
E siamo al Pescara di Zdenek Zeman, 65 anni, critico o meglio nemico “storico” della Juventus che pure rappresentò la sua prima Italia quando arrivò (1968, per diventare italiano nel 1975) dalla sua Cecoslovacchia chiamato dallo zio Cestmir Vycpalek, calciatore e poi allenatore bianconero. Del poker di giocatori decisivi per la promozione, cioè Immobile, Verratti, Insigne e Sansovino, i primi due potrebbero uno ritornare alla sua Juventus (è un prestito), uno essere acquistato dal club neocampione d’Italia o da un’altra “grande” (lo ha convocato Prandelli per l’azzurro), il terzo ritornare al Napoli o al Genoa (comproprietà del cartellino).
L'allenatore del Pescara Zeman con i suoi giocatori dopo la vittoria sulla Samdoria a Genova (Ansa).
E sarebbe il “ciao Pescara”, a meno di altre ”produzioni” miracolose di Zeman, sempre pensandolo nel club abruzzese e non invece prelevato da qualche grossa società, come è possibile, possibilissimo. Zeman massimo nemico del doping e massimo cultore dell’offensivismo: uno insomma per il quale dobbiamo tifare tutti.
Gian Paolo Ormezzano