01/06/2012
Prandelli con l'Italia (Ansa).
Caro Prandelli,
vorremmo dirLe che La capiamo, perché il Suo imbarazzo Le si legge negli
occhi.
E le fa onore, come Le fa onore quella prima conferenza stampa dopo la
perquisizione a Coverciano, in cui ha chiesto di partire dalle domande.
Nelle situazioni difficili, i più impongono monologhi senza
contraddittorio, "dichiarazioni spontanee".
Capiamo che non dev’essere facile andare a metterci la faccia mentre
il suo codice etico fa la fine di un’aspirina effervescente in un
bicchiere d’acqua. Capiamo che vorrebbe il mondo che abita e questo
Paese che rappresenta un po’ diversi, per poterci mettere sopra
serenamente la Sua faccia di persona perbene. Capiamo che ha dovuto parlare di «50
sfigatelli», perché di più non si può dire nella Sua posizione.
Certo, piacerebbe anche a noi che Lei dicesse e potesse dire quello
che veramente pensa, cioè approfondire la distanza tra quello che le
si sfalda intorno e la Sua storia: «Io non ho mai scommesso, mai
giocato, appartengo a un mondo diverso. Sono già fortunato nella vita,
se gioco e magari vinco diventerei più fortunato ancora e toglierei
fortuna ad altri. Mi piacerebbe la massima tolleranza e il massimo
rispetto delle idee. Ognuno di noi ha la propria coscienza e il proprio
modo di fare».
Ma siamo realisti: sappiamo che non può dire di più, non adesso a una
settimana dalla partenza per gli Europei. Capiamo anche che il Suo
lavoro è cercare di vincerli e dunque capiamo che non potrebbe neanche
se volesse mandare a casa i suoi uno a uno, neanche se lo scandalo li
sfiorasse tutti, cosa che per fortuna non accadrà. Sappiamo che,
probabilmente, se si imponesse di rispettare alla lettera il dettato del
suo codice etico e della sua voglia di educazione, - a scanso di rischi
e di sorprese - Lei dovrebbe partire per la Polonia con una Nazionale
di categoria “pulcini”, l’unica che si possa ancora prendere per mano ed
educare. Ma con i bambini di sei anni l’Europeo non si vince.
Anche noi, sa, preferiremmo mille volte scrivere di calcio,
sapesse il nostro imbarazzo nel doverlo fare con il Codice penale che
stanzia ormai stabilmente sulle nostre scrivanie. Finché le notizie
sono queste, però, non possiamo fare diversamente. Il fatto che Lei
dica: «Se serve siamo pronti a non andare agli Europei», non fa che
confermare la nostra stima. È un atto di coraggio quasi inedito nel
Paese in cui il gioco, qualunque gioco anche il più serio e corrotto,
deve sempre continuare, spesso senza il minimo imbarazzo.
Elisa Chiari