03/03/2013
Antonio Cassano (Ansa).
Di
cassanate, come di balotellate, è piena la storia del calcio, quindi
era solo questione di tempo per arrivare alla prima uscita a vuoto di
Fantantonio all’Inter,
la sua squadra del cuore, il sogno di sempre. L'idillio si è
spezzato ieri, in maniera clamorosa. Si sfiora la rissa, nello
spogliatoio, dopo l'allenamento: un diverbio molto pesante, tanto che
Cassano viene quasi alle mani con Andrea Stramaccioni e solo
l'accorrere dei presenti evita che la diatriba degeneri.
Ora
tocca al presidente Massimo Moratti ricomporre e salvare la stagione,
inseguendo l'Europa League e la qualificazione in Champions.
Il
litigio nasce alla
fine dell'allenamento di ieri mattina, le prime scintille scoccano
verso il ritorno nello stanzone. La voce di entrambi si alza,
fioccano le provocazioni: neanche Strama ha un carattere facile,
basta vedere come si atteggia quando vince o come replica alle
critiche quando la sconfitta non è esagerata, nelle proporzioni.
I
due si avvicinano fisicamente: urla, accenni di spintoni,
intervengono soprattutto il senatore Dejan Stankovic (serbo tosto, al
rientro da infortunio) e il team manager Ivan Ramiro Cordoba.
Cassano
è così. All'inizio
le sue avventure sono tutte rose e fiori, l'ultima squadra è
sempre la migliore, se lo coccolano tutti. Accadeva a Bari, con
Eugenio Fascetti, alla prima Roma di Capello, andò peggio con Del
Neri e Bruno Conti. Benino nei mesi iniziali al Real Madrid, di nuovo
con don Fabio, oggi ct della Russia. Alla Sampdoria tre anni
eccellenti, con Mazzarri e Delneri, ma anche con il tecnico esonerato
a gennaio dal Genoa era finito fuori squadra. Nel 2010 passò dal
preliminare di Champions alla sospensione per offese al presidente
Riccardo Garrone, scomparso a gennaio.
Al
Milan sembrava felice, ebbe il problema al cuore, si riprese in sei
mesi, disputò gli Europei da protagonista, ma intanto si era
scocciato delle promesse di Adriano Galliani di allungare il
contratto
e al momento dell'addio se la prese anche con l'allenatore
Massimiliano Allegri.
«All’Inter
sì che mi capiscono, sono felice». Sì, con quel tecnico di 37
anni, proiettato dal mondo giovanile (Crotone, Roma, Inter) alla
panchina più difficile d'Europa. Dagli anni '90, sono stati
congedati dalla Milano nerazzurra Osvaldo Bagnoli e Ottavio Bianchi,
Roy Hodgson e Gigi Simoni, Mircea Lucescu e Marcello Lippi, Marco
Tardelli e Alberto Zaccheroni, Roberto Mancini e Rafael Benitez,
Giampiero Gasperini e Claudio Ranieri. Solo
Mourinho e Leonardo hanno
piantato in asso il presidente e non viceversa, figurarsi se
l'allenatore più giovane e meno conosciuto nella storia meneghina
non poteva avere problemi. In campo e fuori. Tantopiù con quell'aria
da supponente. «Vedrete
cosa combinerà Cassano, all’Inter», dicevano dal Milan e
relativi tifosi.
Andrea Stramaccioni, allenatore dell'Inter (Ansa).
Il
suo problema è lo squilibrio umorale, dopo un po’
si scoccia. La doppia paternità sembrava averlo rasserenato, la
moglie Carolina Marcialis gli dava tranquillità, ma poi le bizzarrie
caratteriali riaffiorano. Le sue
ironie in spogliatoio non sempre entusiasmano. L’attenuante è
generica, cioè il cattivo momento dell’Inter e l’infortunio di
Milito hanno rotto equilibri apparentemente sensazionali, dopo l’1-2
di Torino, in autunno.
Per
Catania Antonio non è convocato, Strama sostiene che non è una
punizione, semplice turnover in vista dall’Europa League, il
confronto con il Tottenham è molto complicato e con quegli Hotspurs
(speroni) ci si può davvero fare male.
Antonio
ha 30
anni, credeva di meritare il prolungamento sino al 2015, per la
verità un anno e mezzo fa aveva manifestato la volontà di smettere
presto. Strano che al Milan volesse garanzie di essere proprio al
centro del progetto. All’Inter lo era, tantopiù adesso. Neanche
giocare sempre gli basta?
In
fondo Cassano ha sempre fatto tribolare tutti, anche in Nazionale.
Nel 2001, in under 21, Claudio Gentile lo lasciò in panchina contro
la Romania: aveva 19 anni e il giorno seguente lasciò il ritiro.
Lippi gli aveva dato una chance, nel 2004, ci ripensò in fretta e
rinunciò al suo talento per entrambi i mondiali guidati.
Ma
poi, in carriera, Cassano Antonio con
chi si è sempre trovato bene? Non con gli arbitri: per il gesto
delle corna a Rosetti, nel 2003, in Milan-Roma; nel 2008 si levò la
maglia per protesta con Pierpaoli, in Sampdoria-Torino; l’anno
scorso contro Tagliavento, ma gli episodi sono innumerevoli. Forse
solo con il suo biografo unico, il giornalista romano Pierluigi
Pardo, di Mediaset, non ha mai avuto scherzi. Nè con il procuratore,
l’avvocato Beppe Bozzo. Ma lì il discorso è diverso. Il bilancio
finale lo faremo al termine della carriera, minimo 2015. O meglio
verso il 2025 potremmo soppesare balotellate e cassanate.
Vanni Zagnoli