Ciao Edo, e grazie

Se ne va a 93 anni Edoardo Mangiarotti, un pezzo di storia della scherma, l'italiano più medagliato della storia dei Giochi Olimpici, tra fioretto e spada.

25/05/2012
Edoardo Mangiarotti (Olycom).
Edoardo Mangiarotti (Olycom).

In morte di Edoardo Mangiarotti schermitore la cosa più semplice e giusta e pazienza se troppo perentoria da scrivere è che non ci sarà più un altro come lui. Lo sport mondiale dei nostri tempi ”non tollera” un campione che dura ai vertici per ventiquattro anni, cinque Olimpiadi che sarebbero state sette senza la guerra, da Berlino 1936, quando aveva appena 17 anni, a Roma 1960. Lo sporta adesso vuole costantemente rinnovare le facce, impone un continuo divenire che è anche continue sciorinio di nuove proposte, arricchisce dunque impigrisce intanto che logora di brutto.

Tutto il mondo, mica soltanto lo sport italiano, riconosce l’inimitabilità di questo novantatreenne che ancora tre anni fa, alla grande festa per novanta in un albergo di Milano, intratteneva tutti, pimpantissimo spiegava anzi dispiegava tutta la propria storia, raccontava di come, per andare ai Giochi di Pechino 2008, aveva dovuto combattere – e aveva vinto - un ictus che lo aveva aggredito e che lo voleva condannare all’immobilità, alla perdita di memoria.

Nato nel 1919 a Renate, in Brianza, figlio di Giuseppe Mangiarotti maestro d’armi e azzurro ai Giochi olimpici di Londra 1908, era cresciuto nella scherma e per la scherma con i fratelli Dario e Mario, anch’essi destinati alla fama in pedana. Spada e fioretto, più spada, come vittorie, che fioretto: a Berlino 1936 aveva vinto il titolo a squadre appunto della spada, e con quell’arma aveva conquistato l’oro individuale e a squadre a Helsinki 1952, quello a squadre a Melbourne 1956 (lì anche l’oro a squadre nel fioretto) e a Roma 1960. Quattro volte d’argento nel fioretto, sempre restando ai Giochi, e una volta nella spada, dove due volte era anche arrivato al bronzo. In totale 13 medaglie olimpiche, contro le 26 ai campionati mondiali: 13 d’oro (9 nella spada, 4 nel fioretto), 8 d’argento (5 nel fioretto, 3 nella spada), 5 di bronzo (3 nel fioretto, 2 nella spada), Naturalmente aveva vinto molto anche ai Giochi del Mediterraneo e alle Universiadi.

Concordi tutti nel dirlo il più grande spadista di tutti i tempi, mentre nel fioretto gli venne da molti preferito il francese Christian d’Oriola, un mancino che lui mai riuscì a sconfiggere.  Era la scherma in cui la Francia si pappava quasi tutto nel fioretto, l’Italia nella spada, l’Ungheria nella sciabola. L’elettrificazione dell’arma era lontana, le giurie umane erano comandate da queste tre nazioni, gli schermitori urlanti e ruggenti avevano vita più facile di quelli timidi e ragionanti. Lui però vinceva col massimo della signorilità e il minimo della condiscendenza offerta ai suoi magnanimi lombi.

Vinceva anche il fratello maggiore Dario, un oro e due argenti mondiali, morto a 95 anni, qualcosa anche per Mario, il “piccolino” che ad un certo punto smise di essere un bravo schermitore per diventare un grande cardiologo, che ha 92 anni e che ha curato il fratellissimo sino alla fine. Lui Edoardo sempre nella scherma, anche commissario della federazione e giornalista per la “rosea”, e giurato, e delegato tecnico inernazionale, di quelli che dirigono tutto il torneo, e naturalmente capo con i fratelli di una scuola di scherma importantissima.

Alla scherma si è dato tutto, sino a sfidare a duello Aldo Nadi, che era fratello del leggendario Nedo e che faceva il maestro d’armi a Hollywood per i film di cappa e spada. Questione di rivalità antiche, il Nadi minore scelse la pistola, Edoardo la rifiutò, erano gli anni sessanta. Famiglia abbiente, non ha avuto nessun bisogno di fare il professionista, e ha operato a lungo nel settore immobiliare. 

Si è dato tutto alla scherma che ha dato tutto a lui. Una sua figlia, Carola, ha gareggiato in due Olimpiadi. Non ci sono nipoti che promettano. D’altronde la scherma di oggi è iperatletica, rude, persino violenta, tutta lampadine che si accendono e muscoli che sfrigolano, non è più la scherma di Edoardo Mangiarotti. Che era l’italiano olimpionico, cioè d’oro, più vecchio, e come tale presidente d’onore dell’Associazione Azzurri d’Italia, e che sino a pochi mesi fa portava in giro la sua vicenda splendida e chiara.                                                                                                

Gian Paolo Ormezzano
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