Coni, un presidente di lusso

Supersportivo, re dei salotti romani, sempre in tribuna all'Olimpico, presidente di una concessionaria di auto di grossa cilindrata. Vita e opere di Giovanni Malagò.

20/02/2013
Giovanni Malagò, nuovo presidente del Coni (Ansa).
Giovanni Malagò, nuovo presidente del Coni (Ansa).

Giovanni Malagò partiva battuto, il presidente uscente Gianni Petrucci sponsorizzava Raffaello Pagnozzi, da 40 anni al Coni e da 20 segretario generale. Sovverte il pronostico in maniera netta, per 40 voti (uno in più della maggioranza necessaria) a 35. Il 15° presidente del comitato olimpico nazionale italiano corre ad abbracciare le gemelle Vittoria e Ludovica, avute 25 anni fa da Lucrezia Lante della Rovere e rientrate di proposito dagli Stati Uniti.

Petrucci era al vertice dal ’99, solo Giulio Onesti era stato più longevo, restando in sella dal 1944 al ’78. E’ tornato al basket, da cui era partito come segretario, nel ’77: “Ammetto la sconfitta – dice -, anche se non ero candidato. C'é una prima volta anche per me. Sino al 2014 resto comunque presidente solo della Coni Servizi, con Pagnozzi amministratore delegato”.
Malagò vanta decine di incarichi, ma è al primo di stampo istituzionale: "Farò di tutto per onorare la carica più importante di questo Paese".
Presentò la candidatura il 23 luglio 2012, alla vigilia delle Olimpiadi, fu una sorpresa, sembrava alimentato dall’ambizione di chi è denaroso, ma in 7 mesi ha convinto in particolare le federazioni minori, certe che proprio la sua immagine potesse calamitare nuovi sponsor.

Nel 2009 Franco Chimenti, ancora presidente della federgolf, era stato sconfitto da Petrucci per 55 voti a 24, di lì è ripartito muovendo i fili per la candidatura d’opposizione: “Sono stato il regista – conferma -. Come segretario Pagnozzi era imbattibile, si voleva però un uomo nuovo e dinamico: abbiamo lavorato su 50 elettori incerti, senza toccare i fedelissimi, blindati. Dicevano che vivessi in uno stato di esaltazione, invece vedevo giusto”.
A 73 anni, Chimenti è gratificato della poltrona di vicario, l’altro vice è Giorgio Scarso: "E' una bella lezione di democrazia e fair play – garantisce il massimo dirigente della scherma -. Lo sport ne esce bene, senza rotture”.

Segretario diventa Roberto Fabbricini, ex atletica leggera e baseball, dal ’72 al 2008 responsabile della preparazione olimpica: la scorsa settimana il vicepresidente uscente Luca Pancalli aveva declinato l’offerta pubblica di Malagò, restando fedele al passato.
Debutta la figura del vice segretario, con l’ex canottiere Carlo Mornati, argento a Sydney 2000, mentre tre donne in giunta rappresentano l’inedita quota rosa. Alessandra Sensini, 5 medaglie nella vela, non si è ancora ufficialmente ritirata: "In Italia c'é voglia di cambiamento in tutti i settori – spiega la toscana di 43 anni -, ci aspettiamo che il Coni coinvolga tutti e il territorio. C'é voluto coraggio, lo abbiamo trovato".

Fiona May ha lasciato il salto in lungo nel 2005, entra come rappresentante degli atleti, in quota Pagnozzi. I tecnici sono rappresentati da Valentina Turisini, triestina di 44 anni: “Noi donne non siamo mai abbastanza", osserva la ct del tiro a segno, anche dei maschi.
Entrano anche Buonfiglio (canoa), l’oppositore Barelli (nuoto) e pure il calcio: il presidente della Figc Giancarlo Abete si è preso 33 voti, nonostante Malagò chiedesse di estromettere il pallone dalla giunta Coni. Il presidente dell’Aic Damiano Tommasi è invece in consiglio nazionale: “Il calcio è però in subordine allo sport”, sottolinea.
Una dozzina di elettori dichiarava di appoggiare Pagnozzi ma poi nell’urna ha messo la croce sull’altro nome, molti di loro avevano fatto passerella alla cena pre-voto, regalando l’ultima illusione alla cordata uscente.
"E' stata un'imboscata - dice Angelo Binaghi, riconfermato al tennis e fra i 13 vogliosi di continuità –. Ha vinto una maggioranza rimasta nascosta dietro un muretto, prima di sparare sul candidato presidente”.
Malagò ha conquistato i nuovi eletti degli ultimi mesi, dunque Abbagnale (canottaggio) e Gavazzi (rugby), ma pure cronometristi e tennistavolo. Si è fatto appoggiare anche da Mario Pescante, presidente del Coni dal ’93 al ’98 e ora in giunta, a 74 anni, assieme agli altri membri del Cio, Franco Carraro e Ottavio Cinquanta. Notevole il contributo di Gianni Letta: “Con lui ho un rapporto personale – precisa Malagò -, senza implicazioni politiche. Dal nuovo governo mi aspetto sensibilità e attenzione, possiamo dare una mano e non solo chiederla".

Nell’ultimo discorso prima del voto aveva parlato 3’30” in meno di Pagnozzi, ora si sente come l'Uruguay del 1950. “Al Maracanà sconfisse il Brasile nella finale di coppa Rimet – ricorda -. Davanti a 80 mila persone segnarono Ghiggia e Schiaffino, cambiando la storia. Lo sport che verrà deve fare da traino per il nostro disastrato Paese".
Ha fatto “one to one e customer care”. “Prendendo voti inimmaginabili. Mi dicevano di non avere chance, questo mi feriva. Nella corsa sono stato chirurgico ma sempre conscio della mia forza elettorale. Da qualche settimana ero consapevole di farcela".
Entra in giunta anche Massimo Achini, presidente del Csi, Malagò promette di valorizzare il movimento di base e lo sport nelle scuole e in oratorio: “Anche lì possiamo creare sviluppo”.
Punta alla fusione di comitato olimpico e paralimpico, lavorerà per la legge sugli stadi e cambierà anche la giustizia sportiva: "Il terzo grado è diventato uno scontificio”.

Sogna di ritentare la candidatura olimpica, dopo il ritiro di Roma per il 2020: "Vediamo cosa succede a Buenos Aires, in settembre. Nella capitale argentina verranno assegnati i Giochi in programma dopo Rio de Janeiro 2016, capiremo se ci sono le condizioni geopolitiche”.
Fra i non eletti spiccano fedelissimi di Petrucci e Pagnozzi. Oltre a Binaghi, Roda (sci) e Di Rocco (ciclismo), che sottolinea: “Malagò viene da un circolo privato, speriamo trasmetta alle istituzioni la creatività presentata nel
progetto”. Tra gli atleti escluso il bellunese Oscar De Pellegrin, portabandiera paralimpico a Londra.
Malagò ha 54 anni, è laureato in economia e commercio e a Roma gestisce la concessionaria Samocar, di auto di lusso, Ferrari e Maserati in particolare, con fatturato in diminuizione, dopo anni d’oro.
Con la Roma Rcb è stato campione italiano di calcio a 5, nell’86 partecipò persino ai mondiali in Brasile. Ha praticato anche tennis, sci, nuoto, atletica, basket e canottaggio. Dal ‘97 è presidente del circolo canottieri Aniene e con una campagna acquisti degna del calcio ha tesserato nella capitale le campionesse Sensini, Federica Pellegrini ("Lo sport è in ottime mani, lui ha coraggio") e Josefa Idem: "Si avvertiva la voglia di cambiare – dice l’ex canoista -, è un buon auspicio. Sarà un quadriennio diverso rispetto a quanto abbiamo sopportato negli ultimi anni”.
Nel ’98 e ’99 Malagò è stato presidente del comitato organizzatore degli Internazionali di tennis, nel 2000 e 2001 fu al vertice della Virtus Roma di basket, poi si è dedicato ai mondiali di nuoto di Roma 2009, chiusi con un passivo di almeno 10 milioni.
E’ animatore dei salotti romani e il suo nome è spesso legato al gossip. Da tifoso romanista, all’Olimpico ha il posto fisso in tribuna.
Felicitazioni gli sono arrivate persino dalla comunità ebraica di Roma. “Ci auguriamo – scrive Eugenio Calò, assessore allo sport della Cer -, che continui la battaglia iniziata da Petrucci contro ogni violenza fisica o verbale, negli stadi come nei campi di gioco".

Vanni Zagnoli
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