15/05/2011
Lo spagnolo Alberto Contador.
Alberto Contador Velasco, spagnolo madrileno di 29 anni, ha preso autorevolissimamente la maglia rosa del Giro d’Italia vincendo da campione vero la tappa dell’Etna, anzi dell’Etna 2, visto che sulle strade di lava del vulcano la corsa è passata due volte in due ascese da due versanti, la seconda volta per accedere al traguardo finale (è stata la prima salita vera, discriminante, dopo la delusione di Montevergine).
Contador è un grande che ha già vinto il Giro nel 2008, ha vinto il Tour de France nel 2007, 2009 e 2010. Due volte, nel 2008 al Giro e nel 2010 al Tour, ha conquistato fatto sue alla fine la maglia rosa e la maglia gialla senza vincere una tappa: e dunque quella sull’Etna è stata per lui uan sorta di “inaugurazione”. Però non è un regolarista sparagnino, è piuttosto uno che magari getta via un successo di giornata pur di dare spettacolo: e dare spettacolo non significa sempre vincere.
Per gli esperti, gli amatori i raffinati basta lo scatto bello al momento speciale, e pazienza se le circostanze della giornata mettono davanti all’autore/artista altri corridori ormai irraggiungibili. (ma fuori classifica).
Lo hanno chiamato Pantani, per come pedala in salita, devastante. Giusto. Una strana querelle di doping ha cercato di buttarlo giù, come Pantani, dal suo personale monumento. Alla fine del 2010 i controllori del Tour lo hanno accusato di assunzione di una sostanza proibita, il clenbuterolo.
Lui ha detto che casomai quella cosaccia, peraltro presente in quantità infima, gli poteva essere stata trasmessa da carne avariata. La sua federazione lo ha assolto, dopo indagini serie. Lui avverte che, se va al Tour, trovano magari il modo di distruggerlo con controlli, non con le pedalate. Così probabilmente lui rinuncerà al tentativo di diventare il primo corridore al mondo a vincere i Giri d’Italia, di Francia e di Spagna nello stesso anno, lui che sta già nel club di quelli (Anquetil, Gimondi, Merckx e Hinault) che hanno vinto tutte e tre le prove, ma in stagioni diverse.
E ’un grande, nella Sicilia del nostro attesissimo Nibali ha attaccato Nibali e lo ha staccato, ha attaccato Scarponi, il terzo moschettiere annunciato (il quarto non è per ora conosciuto, se pure c’è un quarto e riesce a manifestarsi prima della fine della corsa, il 29) e lo ha staccato.
Tutti i nostri ciclisti del Giro non possono dire che lui non li aveva avvertiti: il giorno prima, nella tappa piatta al 999 per 1000 da Sapri a Tropea, Contador aveva usato una rampetta nel finale, per correre dietro al nostro Gatto che andava a vincere, per prendersi con il secondo posto, 5” di vantaggio sul gruppone e 12” di abbuono.
Dopo la sua prima settimana - il giorno di riposo a Termoli pe riprendere con la frazione adriatica sino a Teramo - il Giro secondo noi ha più il problema di non farsi invadere da accuse o sospetti di doping che non di arrivare alle montagne del Nord e dare, con Contador e qualcun altro, quel grande spettacolo profondamente umano che le buone genti intuiscono e assecondano e celebrano, sull’Etna come sulle Dolomiti e sulle Alpi e un po’su tutte le strade.
Dalla Francia uno scoop giornalistico ha diffuso una lista segreta (!) della federazione internazionale, con una sorta di graduatoria di sospettabilità da doping eseguita sui 198 pedalatori del Tour de France 2010. Dalla sospettabilità 0 (Cancellara, svizzero, per stare ai grossi nomi, lui che pure è stato fantascientificamente sospettato di avere una bici a motore, grazie ad una pila nascosta in qualche modo nel telaio), alla sospettabilità 10 dell’ucraino Popovic, presente al Giro 2011, e dello spagnolo Barredo. Menchov, il russo che vinse il Giro del 2009 e che ha preso il via del Giro 2011, ha 9.
Armstrong, sette Tour vinti di fila e nessuna prova di doping ufficialmente presentata contro di lui, ha preso per la “grande boucle” dello scorso anno 4, un buon voto. Basso, che non ha fatto quest’anno il Giro puntando al Tour, ha un bel 3, come Cunego, anche lui mirante al giallo di Francia.
E’ una lista assurda, in essa il doping c’è o non c’è, però la lista fa parlare. E dice a Contador che il suo 5, voto medio, potrebbe creargli qualche disturbo sulle strade francesi, dove l’assoluzione spagnola non è piaciuta.
L’impressione nostra è che federazioni (internazionale e nazionali) e organizzatori e comitati olimpici e anche organismi statali giochino col doping per farsi belle e forti una contro l’altra e condizionare, discriminare, “possedere” i corridori, i remissivi umili ciclisti, ben diversi dai tracotanti e quasi intoccabili miliardari di altre discipline.Insomma per affermare il loro potere. Ricordiamo il caso di Valverde, lo spagnolo sospettatissimo nell’operazione Puerto, quella che ha inguaiato il nostro Basso col suo sangue conservato da un medico stregone suo connazionale, sospeso in Italia e non in altre nazioni fra cui la sua. E a proposito di Basso, la lista francese che gli dà un 3 prende giustamente atto del suo pentimento e ravvedimento.
Forse però è tempo, tornando al Giro, che un po’tutti facciano riposare i cervelli, intanto che i ciclisti cercano di fare riposare i muscoli. Vedendo e rivedendo lo show “vulcanico” di Contador noi siamo riusciti a provare emozioni vere, da grande sport, e giuriamo che sono molto più belle di quelle che possono vivere i sedicenti Sherlock Holmes del doping, troppo spesso combattuto sparando nel mucchio o conducendo azioni troppo stranamente mirate.
Gian Paolo Ormezzano