Gastone De Mas, la clessidra dello sport

Misurò il tempo già all'Olimpiade invernale di Cortina del 1956. E' stato premiato al Coni, insieme alla Federazione italiana cronometristi che ha compiuto, proprio come lui, 90 anni.

15/11/2011
Gastone De Mas con il presidente della Federazione italiana cronometristi Gianfranco Ravà.
Gastone De Mas con il presidente della Federazione italiana cronometristi Gianfranco Ravà.

Novanta, come la paura. Ma anche come gli anni appena festeggiati dalla Federazione italiana cronometristi e dal suo iscritto più anziano, Gastone De Mas, gentleman d’un epoca che non esiste più. Misurò il tempo già all’Olimpiade invernale di Cortina, nel 1956. «Cronometrai partite di hockey su ghiaccio e la discesa libera e ricordo, pure se magari sarà scontato raccontarlo, tanto freddo. Però… devo aggiungere che sentimmo freddo perché le divise fornite all’epoca dal Coni erano leggerine!». De Mas è iscritto all’associazione nazionale atleti azzurri e olimpici d'Italia come tutti i “cronos” che hanno fatto le Olimpiadi, e racconta d’essere diventato un cronometrista «grazie a un amico che accompagnai ad alcune gare di sci».

E’ stato premiato al Coni, nel giorno in cui la sua federazione ha festeggiato il genetliaco. Perché chi constata i secondi, e perfino i millesimi, non può dimenticarsi di festeggiare gli anni. Anche se questa è una federazione anomala, che fa parte integrante dello sport pur senza avere campioni da prima pagina. «Il tempo? Se nessuno me lo chiede lo so, se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più», questa l’istantanea di Sant’Agostino, più che mai perfetta per descrivere l’unica cosa che non si riuscirà mai a fermare. Al Coni, nel Salone d’Onore, le testimonianze d’affetto giunte al presidente federale Gianfranco Ravà e al suo staff sono state molte, come tante sono state le pacche sulle spalle per chi spesso viene dimenticato quando si parla di eventi sportivi.

Finale dedicato al cronometrista che nessuno si aspetta, Luciano De Crescenzo. Prima di scrivere libri e diventare personaggio televisivo, fu “cronos” di tutto rispetto, protagonista fra le altre cose, a Roma ‘60, del cronometro della finale dei 200 metri, quella che diede il “la” all’oro olimpico di Livio Berruti. “Non esisteva», racconta, «il cronometraggio automatico, si basava tutto su di noi: appena arrivato il concorrente dovevi consegnare il cronometro, e quindi non potevi fare nemmeno, come invece facevamo a volte (nelle gare minori) quando non eri sicuro di te; orecchiavi, c’era uno che diceva "Questo ha fatto 11,2", allora tu magari dicevi "11 e 2!", pure se non era vero. No, all’Olimpiade non potevi farlo, dovevi subito consegnare il cronometro al capo».      

Massimiliano Morelli
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