17/01/2013
Paolo di Canio sulla panchina dello Swindom (Reuters).
In campo o fuori, fa spesso parlare di sé. Lui preferirebbe se ne parlasse per quel che fa la sua squadra. Ma tant’è. Va bene comunque, anche perché di lui si parla e si scrive sempre più spesso per episodi edificanti. L’ultima notizia ha fatto il giro del mondo: Paolo Di Canio disposto a pagare di tasca sua, pure di non perdere un paio di giocatori che rischiano di cambiare aria. Allena lo Swindon Town, in League One (la terza serie inglese), che viaggia a velocità sostenuta, in piena zona play-off. E se il club è costretto a risparmiare, lui non vuol rinunciare a sognare in grande, anche se c’è da rimetterci un po’ di soldi.
- Mister Di Canio, ci spiega quest’ultima storia?
"E’ molto semplice: sono arrivato qui con un progetto triennale, che ha un po’ rallentato per motivi di carattere economico, mentre sul campo stiamo facendo autentici miracoli. Ma io voglio vincere, mi interessa la gloria, molto meno i soldi. Quindi, mi sono offerto di pagare di tasca mia per trattenere alcuni giocatori. Lo sport è questo: si lotta per raggiungere traguardi, non per riempirsi le tasche di quattrini."
- Di questi tempi, saranno in pochi a pensarla come lei?
"Probabile, ma non è un mio problema. Io la penso così, magari se la pensassimo tutto allo stesso modo il calcio sarebbe uno sport migliore."
- In Italia lei fa più spesso notizia per episodi del genere che per i successi della sua squadra: le dà fastidio?
"Un po’ mi dispiace, ma non è c erto colpa mia. Pensi che nell’anno solare 2012 il mio Swindon è terzo dietro i due Manchester nella classifica di rendimento del calcio inglese. Mi spiace che non se ne parli in Italia, ma certi risultati mi danno più soddisfazione di fiumi di parole sui giornali."
- Tra l’altro, quella di pagare di tasca sua i giocatori non è l’unica sua brillante idea di questo periodo.
"No, ho anche donato i miei diritti d’immagine a Villa Stuart, la famosa clinica dove si curano tantissimi calciatori. In cambio, quando un mio calciatore è costretto a recarsi lì a causa di infortuni paghiamo solo l’intervento chirurgico, il resto è gratis".
- I suoi sogni per il futuro?
"Per quello immediato, la promozione con lo Swindon. Poi, allenare in Premier League".
- Cos’è l’Inghilterra per lei, un grande amore?
"Mi ha dato veramente tanto, sotto tutti i punti di vista. Ci sto a meraviglia, per la gente, per la vita che si fa, per il calcio che si gioca. Il pallone è la mia vita, non riesco a starne senza. Da calciatore, mi piaceva giocare al calcio dappertutto, ma in Inghilterra è stata davvero un’altra cosa. Ed è lo stesso anche da allenatore."
- Di momenti duri ne avrà avuti anche lì?
"Ci sono stati episodi quasi insignificanti, che sono stati assurdamente ingigantiti. Il vero problema sono i tabloid. Scelgono un bersaglio e non lo abbandonano più: da calciatore sono stato spesso un loro bersaglio. Ma io mi so difendere."
- E’ molto apprezzato da quelle parti: la sua autobiografia fu una sorta di best-seller...
"E’ roba di una decina di anni fa, ma ha venduto tanto, molto al di là delle previsioni. E per me è stato motivo di grande soddisfazione. Allora giocavo nel West Ham, ma fu chiaro come fossi un po’ nel cuore di tutti i tifosi inglesi."
- Ora ha una rubrica sul sito della Bbc?
"Anche quello, motivo di orgoglio."
- In Italia non è lo stesso?
"Devo dire che da un po’ di anni in Italia si parla bene di Di Canio, perché è così schietto, diretto, sincero. Ma è pur vero che queste mie prerogative non è che siano state sempre apprezzate."
- Anni fa vinse anche il Fifa Fair Play Award: bella soddisfazione, anche quella?
"Mi fermai invece di tirare in porta, mentre il portiere avversario era a terra, infortunato."
- Non si vede spesso...
"Più si va avanti, meno gesti del genere si vedono in campo."
- Cosa pensa del caso Boateng?
"Preferisco non parlarne, per non correre il rischio di essere frainteso."
- Innamorato del calcio inglese, cosa pensa di quello italiano?
"Che in termini di scandali non si fa mai mancare nulla: ciclicamente accade qualcosa di negativo."
- Non sembra abbia gran voglia di tornare?
"Sto bene qui."
Ivo Romano