02/09/2012
Alonso fa sognare i tifosi della Ferrari (foto Ansa).
La Formula 1 regala alla nostra tifoseria cioè ai ferrariani una sorta di rodaggio, dopo uno stop di 34 giorni, dal Gran Premio di Ungheria vinto da Hamilton, con la disputa del Gran Premio del Belgio a Spa, dove è prevista la pioggia in omaggio all’acqua della stazione termale (nel mondo dei motori è probabile che molti, quando leggono Spa, pensino a Società per Azioni e non alle iniziali del motto latino “salus per aquam”, la salute attraverso l’acqua, che ha ispirato la denominazione di quella come di altre “benefiche(”località).
Perché rodaggio? Perché comunque vadano le cose a Spa (la trecentesima volta in Formula 1 di Schumacher), le nostre teste e soprattutto i nostri cuori sono già avanti di sette giorni, sono a Monza per il Gran Premio d’Italia. A Spa Alonso, che ha fatto pretattica annunciandosi su una Ferrari un po’ lenta ma che spera nella pioggia livellatrice di certi valori ed esaltatrice dei valori speciali che “sott’acqua” lui possiede. La pioggia è stata assente nelle prove ufficiali che lo hanno visto sesto, dunque al via in terza fila di uno schieramento alla cui pole position torna dopo 60 gare Button inglese, e dove il secondo è a sorpresissima Kobayashi giapponese con la Sauber che monta motori Ferrari.
Alonso a Spa potrà non vincere, potrà perdere bene, potrà persino perdere male, comunque rimanendo leader della classifica mondiale che guida con 40 punti sull’australiano Webber della Red Bull (ne ha 42 sul tedesco Vettel mondiale in carica ma deludente sulla Red Bull, 47 sull’inglese Hamilton su McLaren, 48 sul finlandese Raikkonen, ex ferrarista tornato alle gare e subito pericoloso con la Lotus). Potrà pure avere, Alonso, la fortuna della pioggia o la sfortuna di un pit stop balordo o l’aiuto di una provvida security car o la fregatura di una security car nemica o la tensione di un’auto sua non perfettamente a punto perché ancora legata alla sperimentazione di alcuni interventi, ma comunque Monza sarà il faro, la calamita, il filtro, il lievito, per quella che si annuncia come una festa comandata del Cavallino e della sua gente.
Il mese vuoto di agosto è stato usato per la
collocazione/amplificazione/diffusione di un personaggio relativamente
nuovo, quello del pilota ferrarista spagnolo amato o almeno stimato da
tutti, riconosciuto come valido da tutti senza se e senza, omaggiato
come il migliore frequentatore possibile di una splendida regolarità su
livelli alti. Da tutte le parti sono arrivati consensi al suo modo
insieme ragionieristico di convincere e simpatico di vincere o
quantomeno di scalare la classifica e rimanerci su. Lui è stato assai
preciso nello smistare pensieri saggi e non tracotanti, nel concedersi
un relax da ferie più che da vacanze, se non proletario quanto meno non
offensivo verso il popolo degli esodati dal benessere o anche soltanto
da una vita serena. Nessuna immagine di dolce vita, nessun atteggiamento
eccentrico (anche Schumacher non ne aveva, ma non riusciva a non
annoiare, per via del suo rigido perbenismo e del suo populismo tanto
raro quanto crasso, da birreria dell’Oktoberfest).
Alonso non ha sbagliato nulla. Gli avversari non lo invidiano, lo
ammirano, soprattutto lo rispettano. Lo combattono ma non lo patiscono
neanche quando vince. Massa suo compagno di scuderia gli è devoto, gli
porta rispetto, lo riconosce più grande, anche lui non lo invidia.
Alonso sta bene in trattoria come al galà di Montecarlo. E’passato
indenne attraverso il gossip quando recentemente ha chiuso una storia
sentimentale grossissima e subito ne ha aperta un’altra.
Una nostra impressione peraltro legata aduna particolarmente forte
conoscenza personale di Enzo Ferrari: Alonso sarebbe piaciuto al Grande
Vecchio anche se si fosse permesso di non vincere, e magari di far del
male ad uno dei preziosi motori di Maranello. Roba che neanche Gilles
Villeneuve.
Leghiamo Ferdinando Alonso a Valentino Rossi che non vince più, che nel
2013 cambia scuderia, va alla Yamaha ma intanto deve mandare avanti sino
a fine stagione un rapporto bislacco con la Ducati. Anche Valentino
riesce a comportarsi bene, e se è difficile farlo quando si vince,
figuriamoci quando si perde. Non ha ancora sbracato, pur se è certo che
ci sono stati momenti anche duri, forse anche violenti nel suo rapporto
con una motocicletta che non andava e con i di lei sacerdoti
motoristici. Rischia di patire nella Yamaha 2013 piloti più giovani e
più motivati di lui, di non reperire più la voglia di vincere che per
esistere deve essere pazza ed abnorme, in un trentenne con la sua gloria
ed il suo patrimonio, di sentire sussurrare che era meglio che il
Dottore si ritirasse al momento giusto. Rischia l’occaso, lui che ha
vissuto tanti anni come una perenne alba.
Gli dobbiamo tanta allegria fiera, ricordiamocene. E’ persin lecito
sognarlo ferrarista: con Alonso, per uno scambio umano, e pazienza (!)
se anche tecnico, di alto livello.
Gian Paolo Ormezzano