09/06/2012
Ci sono giorni in cui va in salita tutto, anche i sogni. La
finale del Roland Garros di Sara Errani è stato uno di quei giorni. S'è visto
dal momento in cui Maria Sharapova è sbucata dalle scale che portano dalla
pancia dello stadio al campo. Aveva tutto contro, Sara Errani: l'aria da diva
consumata della sua avversaria entrata in campo in total black, quasi a
pregustare la cerimonia; la fatica figlia di un percorso con tante partite al
terzo set contro avversarie sulle carta più forti; il cammino parallelo del
torneo di doppio, giocato in coppia e vinto con Simona Vinci ieri; i 14 centimetri di statura che la
separano da Sharapova, numero uno del mondo, e la classifica, naturalmente: di
tutte le sproporzioni la più banale.
E contro tutto questo: una sola soluzione, l'unica
possibilità di ribaltare tutto. Quello che nel tennis dell'uomo qualunque si
chiama tergicristallo: spostare l'avversario in lungo e in largo per il campo,
difficilissimo contro un'avversaria che picchia forte e preciso negli angoli
come Maria Sharapova, avvantaggiata da un servizio che parte sempre altissimo. E infatti si comincia con una salita a ogni game più
impervia: 2-0 in 5 minuti, 3-0 in 8, 4-0 in neanche un quarto d'ora.
Ma non è così che va a finire, Sara Errani non è una che
s'arrende neanche quando di là la bionda sembra volerla sbrigare con la
supponenza di Giulio Cesare in Gallia. Sara Errani sembra Asterix senza pozione magica, minuta e
sola contro una forza che, con tutta la sua grinta, non riesce a contrastare.
Però non si arrende mai, nemmeno se di là non si sbaglia mai, nemmeno se a
guardare c'è, come c'è, la storia del tennis: Aranxa Sanchez, Martina
Navratilova, Monica Seles, leggende.
Ci sono giorni in cui si parte in salita e
non bastano nemmeno le magie come la volé bassa di rovescio al quarto gioco del
secondo set, come la riga presa per strappare il servizio e restare in partita
sul 4-2 del secondo, non basta il break sfiorato sul 5-2 ai vantaggi quando
sembra perduto tutto. Non basta il 79% di prime palle di servizio. Non bastano
e basta.
Solo per vincere però. Bastano eccome per dire che Sara Errani c'è nel
tennis che conta, dopo il quarto di finale dell'Australian open, dopo la
vittoria nel doppio di ieri, dopo il lungo percorso che l'ha portata fin qui, a
una finale persa, di questo Roland Garros che l'ha vista entrare numero 24 del
mondo e uscirne numero 10, segno che la strada in salita, comunque, non le ha
fatto paura. Di là c'era Maria Sharapova che ha dimostrato che si può vincere,
farsi male, perdere e risalire. Chapeau.
Elisa Chiari