13/04/2011
Il logo della campagna "Vorrei la pelle nera".
L'episodio era dei peggiori: Aiola Wabara, cestista italiana di Sesto San Giovanni, insultata a Como dai tifosi per la sua pelle nera. Nessuno aveva sentito, nessuno l'aveva difesa. Succedeva quattro giorni fa sugli spalti del campionato di pallacanestro femminile. Ed è bello poter dire che la Federbasket non ci ha messo molto a mobilitarsi e a provare a rimediare all'indifferenza generale. E' già tutto pronto, la campagna si chiama Vorrei la pelle nera. Il suo manifesto, che potete leggere in allegato, chiede a giocatori e tifosi di tingersi per sabato e domenica la faccia di nero, per sentirsi fratelli di Abiola.
C'è di più, Dino Meneghin, presidente della Fip (Federazione italiana pallacanestro), non si accontenta chiede una linea più dura, in termini di repressione e di regolamenti: «Le società individuino i razzisti e li caccino, li prendano per la collottola e li portino fuori - ha detto in diretta con Sky Sport -. Così questi mentecatti capiscono come comportarsi. Non vogliamo che queste cose si ripetano. Purtroppo manca nel regolamento una norma che permetta agli arbitri di fermare le partite in caso di cori xenofobi».
Nell'applaudire la tempestività della reazione della pallacanestro, sorge inevitabile una domanda: a quando una mobilitazione analoga dal mondo del calcio, dove i cori razzisti sono pane quotidiano, dalle giovanili alla Serie A? Non sarebbe il caso di aprire, dopo anni non dopo una settimana, le orecchie anche lì? Il Coni giustamente applaude la Fip, non potrebbe tirare un poco le orecchie anche alla Figc, anch'essa sua affiliata, perché si inventi qualcosa di altrettanto simbolico e potente? La risonanza mediatica del calcio sarebbe una fantastica vetrina.
L'augurio, ora, è di vedere sabato e domenica sugli spalti della pallacanestro e in campo tantissime facce colorate, per dimostrare d'aver capito, perché altri prendano esempio. Anzi, osiamo un po': senza aspettare che si attivi la Federazione chiediamo noi ai calciatori e ai tifosi del pallone nazionale di tingersi come il basket per solidarietà.
Elisa Chiari