Champions, l'uomo del destino

Ci si annoia fino all'82° poi succede di tutto. E nessuno più rimpiange Barcellona Real Madrid. Va a finire ai rigori e il Bayern paga, come spesso accade, le troppe occasioni sprecate.

19/05/2012
Robben in azione (Ansa)
Robben in azione (Ansa)

Quando le stelle hanno deciso che la finale di Champions League sarebbe stata Bayern Monaco-Chelsea e non Barcellona-Real Madrid abbiamo pensato a una finale "lato B", inteso come faccia meno nobile del disco di vinile, nell'accezione originale dell'espressione, quando ancora nessuno la adoperava come sinonimo poco aulico di fortuna.


Perché, anche se chi ha vent'anni oggi non può ricordarlo,  il lato B del disco di vinile era indice di posizione di rincalzo: la canzone bella sul fronte, quella scadente sul retro.  E, in effetti, Bayern-Chelsea per 82 minuti ha confermato quel che il pronostico prometteva: una finale lato B, bruttarella, noiosa, con più Bayern che Chelsea in campo, un dovere con quello stadio tutto bianco e rosso, ma niente di più. Poi è successo quello che a volte succede alle canzoni che dal retro scavalcano il pronostico e il lato A famoso.

Per gli ultimi otto minuti regolamentari, la finale "B" ha cambiato passo e suonato un'altra canzone, finalmente capace di ritmo: prima il gol di Muller che premia la faccia fresca del Bayern e della nazionale tedesca. Neanche il tempo di far esplodere lo stadio, tutto da una parte grazie al destino che ha fatto pescare al Bayern il biglietto per la finale in casa contro ogni ragionevole previsione, che Drogba, fisico da carrarmato e velocità da leopardo, si riprende il pareggio, rendendo a Di Matteo, allenatore giovane e stimato, oltreché italiano, la rivincita contro chi gli diceva che aveva rimesso in piedi una difesa colabrodo ma non un attacco all'altezza.

Tutto da rifare. Ma dura di nuovo niente. Drogba dopo aver fatto una magia la controbilancia con una fesseria in area e si fa fischiare un rigore che c'è. Sul dischetto ci sono i piedi di Robben, e tutte le tessere dei pronostici più prevedibili tornano a posto: Bayern contro Chelsea uguale Drogba contro Robben. Il destino, nel bene e nel male, passa sui piedi degli uomini migliori. Ma se Drogba ha sbagliato Robben ricambia la cortesia e si fa parare. 
Tutto da rifare di nuovo. Sembra quasi Barcellona-Real Madrid, il gioco non ha esattamente la stessa qualità sopraffina, però ci si può accontentare, ci si diverte. 

Si va ai rigori e Robben, che ne ha già sbagliato uno, si morde una mano accucciato in campo. Lo sguardo liquido forse rivede le occasioni sprecate, la sua e le altre due del Bayern tutto due negli ultimi cinque minuti. E chissà se pensa che la fortuna sta girando male o se quello gli si legge sulla faccia da vecchio marinaio è soltanto stanchezza. Comunque sia, sarebbe meglio dimenticare, resettare il cervello, ricominciare. 

Ma c'è una legge non scritta del pallone che dice che chi spreca troppo alla fine paga ed è così va a finire. L'ultimo rigore è di Drgoba, che in questa notte magica nella tana del lupo, ha fatto quasi tutto da solo. 



Elisa Chiari
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