31/03/2012
Carolina Kostner ai Mondiali di pattinaggio di Nizza, in Francia (Ansa).
Vien da chiedersi, come sarebbe stata Carolina Kostner se avesse portato la bandiera alla cerimonia d'apertura dei Giochi Olimpici a Vancouver 2010 anziché a Torino 2006. Vien da da chiedersi se avrebbe raggiunto prima la sicurezza di oggi, se quel regalo magnifico ma prematuro della bandiera fosse arrivato a tempo debito, senza costringerla a crescere con alle costole l'attesa sproporzionata di un pubblico inesperto: "Carolina porta la bandiera, Carolina è fortissima, Carolina vince".
Era vero, ma bisognava dare tempo alla farfalla di spiegare le ali. In quei giorni, pur madrina dei Giochi di casa, invece, Carolina era giovane: troppo esile e troppo inesperta per non arrivare alla prova della sua prima Olimpiade schiacciata dalla tensione. E infatti aveva le ali bagnate. La popolarità era alle stelle, ma le aspettative della gente erano sovradimensionate rispetto all'esperienza. E il pattinaggio come pochi sport sa essere spietato: cadi e ti giochi tutto.
Per un po' è stato come se quel peso psicologico di inseguire un'asticella di attese sempre troppo alta, avesse costretto Carolina ad andare in gara per dimostrare ogni volta qualcosa più del necessario: come se quel che veniva (i titoli europei, i piazzamenti mondiali e l'essere comunque la migliore italiana nella storia del pattinaggio) fosse sempre, nelle aspettative altrui, soltanto un antipasto. Non era giusto, ma era così e non dipendeva da lei.
Non dev'essere stato facile sopravvivere a tanta pressione. E' stata brava a non restarne schiacciata. E ci sono voluti tanti salti, tante gare perché la leggerezza degli angeli che disegnava splendidamente sul ghiaccio entrasse anche nel suo cuore e nella sua testa. C'è voluta una vita intera, che rende però ancora più bella, in tutti sensi anche per lo spessore della storia, la Carolina di ieri sera, capace di cogliere, non a caso, il titolo mondiale a 25 anni, nel pieno della maturità, quando anche mente e cuore sanno apprezzare a fondo quel che accade e assaporarne il gusto.
Oggi Carolina pattina come mai prima, con salti che atterrano lievi con tutto lo spazio necessario, senza che la sua statura, da sempre sinonimo di eleganza ma costosa in termini di esplosività, la costringa a strappare centimetri alla gravità. E' tutto fluido nella pattinata di Carolina ora. Il programma lungo che vale il titolo Mondiale (edizione straordinaria per l'azzurro con anche l'ottavo posto di Valentina Marchei) è un disegno condotto con una sola riga di matita, senza sbavature né interruzioni: un disegno perfetto, coronato da un sorriso vero, non più congelato ad uso delle giurie, ma felice di pattinare e di lasciarsi guardare.
L'aspettavamo dal 10 febbraio 2006 questa Carolina. Sapevamo che sarebbe arrivata. Anche quella bandiera lontana, diventata finalmente leggerissima, da ieri sera sventolerà con tutt'altra allegria.
Elisa Chiari