Se il Tour de France parla inglese

La "Grande Boucle" comincia il 30 giugno a Liegi, Belgio. Ma ci sono poche speranze di vedere in maglia gialla a Parigi francesi o italiani. Sulla carta i favoriti sono gli "anglofoni".

29/06/2012
(foto Reuters)
(foto Reuters)

Il Tour de France comincia il 30 giugno in Belgio, a Liegi, che è persino più francese che belga; non presenta al via nessun corridore francese o belga in grado di autorizzare speranze di vittoria finale, non dà abbuoni di traguardo, si conclude a Parigi il 22 luglio dopo ventun tappe se si calcola anche la crono-frazione iniziale di 6,4 km; in tutto sono 3497 km con due giorni di riposo, il 10 e il 17. Noi non lo vinciamo dal 1998 di Pantani, i francesi dal 1985 di Hinault, i belgi dal 1976 di Van Impe. Parla inglese, come ormai quasi tutto il ciclismo dove una seconda lingua casomai è l’italiano, ma quello degli anglofoni Evans e Cavendish, imparato sulle nostre strade, vivendo fra di noi.

Evans, anzi Cadel Evans, il solo cognome non viene mai pronunciato, ha vinto lo scorso anno sul lussemburghese Andy Schleck ora stoppato da un incidente, è australiano, ha 35 anni ed in sella è persino sgraziato. È stato anche campione del mondo. Mark Cavendish, 27 anni, è inglese dell’isola di Man, dove i gatti nascono senza coda, è un grandissimo velocista, vince tappe su tappe, al Giro d’Italia di quest’anno ha persino finito la corsa; potrebbe finire anche il Tour, che ha un percorso facilotto. I principali avversari dei due sono facili da individuare. Per la graduatoria finale, cioè la maglia gialla a Parigi, Bradley Wiggins, inglese nato in Belgio, 32 anni, fresco vincitore del duro Giro del Delfinato, uno che come Cavendish viene dalla pista ma che si è fatto, pedalando, corpo e testa da scalatore, o almeno da passista. E Vincenzo Nibali, italiano di Sicilia, squadra Liquigas, 27 anni, già suo nel 2010 un Giro di Spagna pieno di salite, quest’anno niente Giro d’Italia per prepararsi al Tour ed è stato un peccato, poteva prendere la maglia rosa e invece correva sulle strade della California, per fare un favore al ricco co-sponsor statunitense. Comunque Nibali, atleta serio abituato a dare il meglio di sé, non deve essere affardellato come salvatore predestinato, “obbligato” della patria che pedala.

(foto Reuters)
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Per gli sprint di giornata qualcosina ancora per Alessandro Petacchi, 38 anni, e per qualche scandinavo o belga di passaggio (i francesi casomai hanno Pierre Rolland, 26 anni, che però promette molto come passista). Gli spagnoli , senza il celebre Alberto Contador fermo per doping, hanno Alejandro Valverde, 32 anni, pochino. E poco si aspetta da Frankl Schleck, il fratello anziano (32 anni) di Andy, limitato a cronometro. Di più casomai dal canadese (anglofono) Ryder Hesjedal, 32 anni, conquistatore a sorpresa del Giro d’Italia 2012 proprio con l’ultima tappa a cronometro.

Già, il Tour 2012 presenta ben 100 chilometri contro il tempo, con due frazioni ”grosse”, e dunque senza speranze per i passisti non doc. Casomai la sorpresa potrebbe chiamarsi Peter Sagan, uomo nuovissimo, appena 22 anni, slovacco: corre nella Liquigas di Nibali e anche di Ivan Basso che a 35 anni, con due Giri vinti e due Tour sul podio, farà il gregario, con tutta la sua esperienza di strade di Francia, allo stesso Nibali. E a proposito di squadre italiane, l’altra nostra è la Lampre di Michele Scarponi, 33 anni, regolarista sul passo, bravo in salita, protagonista sicuro di qualche tappone, ma non pronosticabile per il giallo finale (suo comunque il Giro 2011, per squalifica di Contador).

Le montagne sono ridotte rispetto allo scorso anno e alla tendenza generale, storica. Le Alpi prima dei Pirenei, però senza l’Alpe d’Huez della leggenda. I Pirenei con nella stessa giornata Aubisque, Tourmalet, Aspin e Peyresourde, i “classici”: ma quando il tappone è troppo “one” ormai nessuno tenta l’impresa per paura di pagare l’audacia blasfema. Inoltre, questo Tour patisce una “montagna” che lo condiziona, e si chiama Olimpiade. La prova su strada dei Giochi di Londra 2012, che saranno inaugurati il 27 luglio, è ambitissima come vetrina, specialmente con questo nuovo ciclismo anglofono, e tanti, scalatori o passisti o velocisti, potrebbero non volersi consumare troppo sulle strade francesi, per sparare il massimo già il 28 luglio sulle strade del Surrey, appena sei giorni dopo la festa finale a Parigi.

Gian Paolo Ormezzano
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